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Copernicus: “Le attività riprendono ma l’inquinamento non aumenta”

In Italia e Sudest Europa episodi in aumento a maggio ma per polvere del Sahara

Pubblicato:11-06-2020 10:31
Ultimo aggiornamento:17-12-2020 18:28

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ROMA – Con i Paesi europei che alleggeriscono le restrizioni e i blocchi delle attività a fronte del calo dei tassi di infezione da Covid-19, il Copernicus atmosphere monitoring service (CAMS) Ue “non sta ancora rilevando un chiaro segnale di aumento nei livelli di inquinanti e di ritorno a condizioni ‘business as usual'”, ciò “a differenza della Cina, ad esempio, dove sia le attività che le emissioni sono già ampiamente tornate ai livelli pre-COVID”. “Tra gennaio e aprile, abbiamo assistito a una riduzione degli inquinanti quali l’NO2, il biossido di azoto, e in misura minore anche per PM2.5 e PM10, in molte aree europee”, riduzione che “ha coinciso con l’introduzione di rigide misure di blocco nei Paesi a causa del Covid-19“, spiega Mark Parrington, Senior Scientist del CAMS.

“Ora, ci aspettiamo di vedere di nuovo un certo aumento, visto che le misure di lockdown vengono allentate- prosegue Parrington- ma ciò non è ancora evidente nei nostri dati. Ci sono grandi variazioni nelle concentrazioni superficiali degli inquinanti, a causa di fattori come il meteo, e rimane difficile rilevare i cambiamenti nelle concentrazioni di inquinanti”. Intanto, però, “le fonti naturali di inquinanti non hanno risentito del lockdown- spiega il Senior Scientist del CAMS- e in Italia e nel sudest dell’Europa hanno rilevato episodi di aumento dell’inquinamento atmosferico a maggio a causa delle nuvole di polvere del Sahara”.


“Ci sono differenze nel modo in cui il lockdown e il suo allentamento si manifestano tra le diverse parti del mondo. In Europa, ad esempio, l’allentamento delle misure di blocco al momento sembra essere cauto e progressivo, il che significa che continua la riduzione del pendolarismo e dei trasporti connessi alle imprese, per fare solo un esempio”, aggiunge Vincent-Henri Peuch, direttore del Copernicus Atmosphere Monitoring Service (CAMS) attuato dallo European Centre for Medium-Range Weather Forecasts (ECMWF) per conto della Commissione europea. “Questo è molto importante perché alcuni dei benefici per la salute legati al miglioramento dell’inquinamento atmosferico, che abbiamo sperimentato durante il periodo di blocco, potrebbero essere mantenuti permanentemente- sottolinea Peuch- Alcuni obiettivi di riduzione delle emissioni inquinanti, che in precedenza potevano apparire troppo ambiziosi o addirittura controproducenti, possono ora essere assunti con fiducia e supportati da prove. Con sforzi congiunti, come quelli proposti nell’iniziativa europea Green Deal- conclude- possiamo arrivare a un cambiamento”.

IL MICROSITO

Per fornire maggiori informazioni sulla qualità dell’aria a supporto della gestione della crisi COVID-19, CAMS ha messo online un microsito con diversi servizi di informazione. Accanto a mappe, serie storiche e animazioni relative al biossido di azoto (NO2) e al particolato fine (PM2,5) per 50 tra le principali città europee, il servizio di rilevazione climatica della qualità dell’aria di Copernicus ha ora aggiunto anche quelle relative a PM10 e ozono, per fornire un quadro più completo. Le mappe regionali vengono aggiornate quotidianamente e sono state aggiunte le medie 2017-2019 nelle serie temporali per migliorare la comparabilità. Al fine di valutare l’impatto atteso delle modifiche alle emissioni stimate, indotte dalle misure di blocco sulla qualità dell’aria europea, è stato aggiunto anche uno strumento di visualizzazione dello scenario di emissione. 

“Il microsito è uno strumento utile per tracciare la qualità dell’aria e mostra che l’Europa meridionale, in particolare l’Italia e il sud-est dell’Europa, hanno sperimentato alcuni significativi aumenti temporanei dell’inquinamento atmosferico locale all’inizio del mese di maggio- segnalano dal Copernicus Atmosphere Monitoring Service (CAMS)- Tuttavia, questi aumenti non sono legati all’allentamento delle misure COVID-19, ma si sono verificati a causa della polvere soffiata attraverso il Mediterraneo dal Sahara”. Particelle di polvere come queste “contribuiscono a una riduzione della qualità dell’aria e si presentano abbastanza chiaramente nei grafici delle serie temporali PM2.5 e PM10 per diverse città”. Aumenti quindi che non sono correlati alle misure prese per fronteggiare il COVID-19 e che dimostrano come gli eventi meteorologici possano influenzare la qualità dell’aria.

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