PALERMO – Droga e cellulari nel carcere siracusano di Augusta. A scoprire la banda che trafficava in sostanze stupefacenti tra le mura dell’istituto di pena è stata la Dda di Catania, che ha chiesto e ottenuto l’arresto di undici persone. In azione la guardia di finanza e la polizia penitenziaria in diverse province della Sicilia, in Calabria e in Friuli Venezia Giulia. L’inchiesta ha preso il nome in codice ‘Alcatraz’.
Due gli stratagemmi della banda per aggirare i controlli e fare entrare droga e cellulari in carcere: i permessi premio per i detenuti e i colloqui di questi con i familiari. In caso di permessi premio, i detenuti coinvolti nel traffico nascondevano la droga in modo tale da superare i controlli di rito. Con il secondo sistema , invece, erano i visitatori a nascondere le sostanze (soprattutto hashish) e i cellulari all’interno di involucri con patatine, pannolini per bambini o succhi di frutta. Questi venivano poi cestinati in specifici contenitori dell’immondizia all’interno del carcere. A questo punto Ignazio Ferrante, considerato dagli inquirenti una delle menti del traffico, approfittando della sua mansione di addetto alle pulizie, recuperava la droga consegnandola ai complici.
La droga finiva ad alimentare lo spaccio interno del carcere di Augusta: un giro di sostanze a tutti gli effetti, con tanto di tariffario completo e aggiornato che variava a seconda della qualità della droga e del grado di conoscenza dell’acquirente. Di norma il prezzo di un panetto di hashish si aggirava sui 1.500-2.000 euro. Il pagamento della droga avveniva con accreditamenti su diverse carte Postepay nella disponibilità delle complici a piede libero. Tre donne che, secondo la Dda di Catania, erano le addette alla gestione della cassa e alla tenuta della contabilità.
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