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La Corte Europea: “Uber può essere obbligato ad avere licenze”

Secondo l'avvocato generale le caratteristiche di Uber portano ad escludere che Uber possa essere considerata come un semplice intermediario tra conducenti e passeggeri

Pubblicato:11-05-2017 11:58
Ultimo aggiornamento:17-12-2020 11:12

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ROMA – Secondo le conclusioni dell’avvocato generale Maciej Szpunar in una causa tra Asociacion Profesional Elite Taxi e Uber Systems Spain innanzi alla Corte di Giustizia Ue, la piattaforma elettronica Uber, pur rappresentando un’idea innovativa, rientra nel settore dei trasporti, con la conseguenza che può essere obbligata a possedere le licenze e le autorizzazioni richieste dal diritto nazionale.

Uber non beneficia infatti del principio della libera prestazione dei servizi garantito dal diritto dell’Unione ai servizi della società dell’informazione.

Le conclusioni dell’avvocato generale non vincolano la Corte di giustizia.


Il compito dell’avvocato generale consiste nel proporre alla Corte, in piena indipendenza, una soluzione giuridica nella causa per la quale è stato designato.

I giudici della Corte cominciano adesso a deliberare in questa causa. La sentenza sarà pronunciata in una data successiva.

LE TAPPE

Per quanto riguarda il procedimento in questione, nel 2014, l’Asociacion Profesional Elite Taxi, un’organizzazione professionale che raggruppa i tassisti della città di Barcellona (Spagna), ha presentato ricorso dinanzi al Juzgado de lo Mercantil n. 3 de Barcelona (tribunale commerciale n. 3 di Barcellona) chiedendo, segnatamente, di sanzionare la società spagnola Uber Systems Spain, parte di un gruppo societario che gestisce la piattaforma, per concorrenza sleale nei confronti dei conducenti della Elite Taxi.

In particolare, quest’ultima ritiene che Uber Spain non abbia diritto di fornire il servizio UberPop nella città di Barcellona.

Infatti, né la Uber Spain, né i proprietari o i conducenti dei veicoli interessati, dispongono delle licenze e delle autorizzazioni previste dal regolamento in materia di servizi di taxi adottato dalla suddetta città. Visto che la definizione della controversia presuppone l’interpretazione di varie disposizioni di diritto dell’Unione, il Juzgado Mercantil n. 3 de Barcelona ha deciso di sottoporre alla Corte di giustizia una serie di questioni vertenti sulla qualificazione dell’attività di Uber sotto il profilo del diritto dell’Unione nonché sulle conseguenze che occorre trarne.

Nelle sue conclusioni, l’avvocato generale Maciej Szpunar osserva anzitutto che occorre stabilire, essenzialmente, se le prestazioni offerte dalla piattaforma Uber beneficino del principio della libera prestazione dei servizi quali “servizi della società dell’informazione” o se esse ricadano invece nel settore dei trasporti disciplinato dall’ordinamento degli Stati membri. Secondo l’avvocato generale le caratteristiche di Uber portano ad escludere che Uber possa essere considerata come un semplice intermediario tra conducenti e passeggeri.

Tenuto conto del fatto che la prestazione di trasporto costituisce, dal punto di vista economico, l’elemento principale, mentre il servizio di messa in contatto dei passeggeri con i conducenti mediante l’applicazione per smartphone è un elemento secondario, l’avvocato generale propone alla Corte di rispondere che il servizio offerto dalla piattaforma Uber deve essere qualificato come “servizio nel settore dei trasporti” e che è pertanto soggetta alle condizioni per l’ammissione dei vettori non residenti ai trasporti nazionali negli Stati membri, nel caso di specie, il possesso delle licenze e delle autorizzazioni previste dal regolamento della città di Barcellona.

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