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ROMA – La tortura, severamente vietata dal diritto internazionale, è una pratica che ogni anno interessa sempre più persone a livello globale. I più esposti sono certamente i detenuti, i membri di minoranze etniche e religiose, oppure oppositori politici, difensori dei diritti umani, attivisti, esponenti della comunità Lgbtq+. Poi, ci sono migranti e rifugiati, un tema che tocca quindi da vicino anche l’Italia, tra i principali meta per le partenze, tanto via mare che via terra. Per rendere capillare ed efficiente l’assistenza a coloro che hanno cicatrici nel fisico e nello spirito, ci pensa ora ReSST, la Rete italiana per il supporto alle persone sopravvissute a tortura (Resst), promossa da Caritas, Centro immigrazione asilo e cooperazione internazionale (Ciac), Kasbah, Medici contro la tortura (Mct), Medici per i diritti umani (Medu), Medici senza frontiere, Naga e SaMiFo AslRoma 1. A fornire dettagli, riflessioni e storie di rscatto sono la coordinatrice medica di Medici senza frontiere, Chiara Montaldo, e il direttore del Ciac di Parma, Michele Rossi.
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