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FOTO e VIDEO| Famiglia, convegno ‘blindato’ con Coghe a Bologna. Polizia chiude proteste in un ‘recinto’

L'evento si è tenuto nella sede dell'Assemblea legislativa. Fuori, dentro una sorta di 'recinto', il presidio di associazioni femministe e Lgbt. E Non una di meno ha protestato in piazza Nettuno

Pubblicato:11-04-2019 17:44
Ultimo aggiornamento:17-12-2020 14:21
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https://youtu.be/4HT2UNNk7Yo

BOLOGNA – “Per parlare di famiglia serve la Polizia“. Così comincia il convegno contro la legge anti-discriminazione dell’Emilia-Romagna organizzato dal centrodestra, mentre fuori, nel piazzale della Regione Emilia-Romagna a Bologna, va in scena la protesta delle associazioni femministe e Lgbt.

Oltre 150 persone sono sedute nella sala Guido Fanti dell’Assemblea legislativa, “alla faccia di chi sta fuori a sbraitare”, come sottolinea il consigliere regionale leghista Daniele Marchetti. “Siete stati coraggiosi a venire qui”, esordisce il moderatore Matteo Di Benedetto di Generazione Famiglie Bologna.


Abbiamo dovuto chiamare la Polizia e mettere la scorta ai relatori. Siamo qui anche a riaffermare il concetto che si può avere una opinione diversa”, sottolinea Di Benedetto. Stesso concetto dal numero due del congresso di Verona Jacopo Coghe. “Mi dispiace- ha detto commentando il presidio- che dobbiamo venire qui a ribadire che i bambini hanno diritto ad avere una mamma ed un papà con la scorta. E’ uno spreco di forze dell’ordine e di soldi pubblici“. Ma secondo il forzista Andrea Galli, tra i primi ad intervenire “quelli che protestano qui fuori arrabbiati hanno ragione loro, perché sono stati traditi dai loro referenti politici”.


LE CONTESTAZIONI IN PIAZZA ‘DIETRO IL RECINTO’

Da una parte la piazza, dall’altra il (contestato) convegno. Di fronte all’Assemblea legislativa dell’Emilia-Romagna a Bologna è scattata la protesta, promossa dal comitato Bologna pride e alla conferenza regionale delle Donne del Pd, in risposta al convegno “Sì alle leggi per la famiglia, no alla legge sulla omotransnegatività” promosso dal centrodestra, che nel mirino metteva anche la legge ‘locale’ contro le discriminazioni di genere.

Lo spazio per la protesta è stato delimitato da una recinzione, con la supervisione di un numero ingente di camionette e agenti di Polizia. In totale si è radunato un centinaio di contestatori. Con il supporto dei rappresentanti dei gruppi di maggioranza all’interno del Consiglio regionale, tra cui Stefano Caliandro (Pd), Silvia Prodi (Misto), Igor Taruffi (Si), gli attivisti lgbt hanno contestato tanto i relatori quanto la spaccatura all’interno dello stesso Pd, la cui area cattolica ha presentato un emendamento che chiama in causa la gestazione per altri.

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In testa al gruppo, lo storico attivista per i diritti civili Franco Grillini: “Voglio dire ai signori di estrema destra qui di fronte che ci stanno ascoltando che non è obbligatorio essere la destra peggiore d’Europa”, ricordando come le tappe principali per il riconoscimento delle unioni civili e contro le discriminazioni siano passate da politici conservatori come Sarkozy e Cameron. La protesta è continuata in modo pacifico, seppur concitato, attenuata solo dalla pioggia proprio mentre il convegno stava iniziando.

Lucia Bongarzone, portavoce regionale delle Donne del Pd, tra gli organizzatori della protesta, ha dichiarato: “Siamo qui per ricordare che noi siamo libere di scegliere, non abbiamo un ruolo prestabilito, non vogliamo una società maschilista, con il maschio alfa che comanda”, riferendosi alla presenza a prevalenza maschile tra gli organizzatori del convegno e dei consiglieri “responsabili” di aver bloccato la legge.

(Foto e videoservizio di Davide Landi)




SIT IN DI NON UNA DI MENO IN PIAZZA NETTUNO

Protesta doppia oggi a Bologna: oltre al sit-in in Regione contro il convegno del centrodestra sulla famiglia, in contemporanea e sotto la pioggia le attiviste di Non una di meno Bologna si sono ‘prese’ piazza Nettuno per alzare la voce contro il recente attacco da parte di alcuni militanti di Forza nuova alla Libreria delle donne e contro alcuni provvedimenti dell’amministrazione comunale e regionale.

“Dopo manifestazione di Verona siamo qui prima di tutto in solidarietà verso la Libreria delle donne, che ha subito un attacco omofobo, segno di uno sdoganamento dell’ultradestra anche a Bologna”, spiega Renato di Non una di meno Bologna, spiegando le motivazioni del presidio. “Quello che ci preoccupa non sono quattro volantini deliranti, bensì i forti legami che, come abbiamo visto a Verona, intercorrono tra il Governo, i partiti di estrema destra e i gruppi ultracattolici presenti al Congresso Mondiale delle Famiglie”, dicono le rappresentanti di Non una di meno Bologna ricordando il convegno “Sì alle leggi per la famiglia. No alla legge sulla omotransnegatività” che si stava svolgendo in Assemblea legislativa della Regione e al quale hanno partecipato alcuni rappresentanti del Congresso delle famiglie.

“Non si tratta di un’iniziativa ‘democraticamente’ innocua, anzi, il disegno politico che la sottende è repressivo, razzista e aggressivo”, continuano le femministe di Non una di meno. Per le attiviste, “non basta appendere bandiere rainbow alle finestre del Comune” ma l’amministrazione non dovrebbe concedere nessuno spazio “alla violenza dei neofondamentalismi e dei fascismi”.

 


di Sara Forni

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