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Tumore ovarico, a breve terapia contro la ‘mutazione Jolie’

Sarà infatti presto disponibile in Italia olaparib, la terapia che agisce contro la mutazione del gene Brca

Pubblicato:11-04-2016 15:45
Ultimo aggiornamento:16-12-2020 22:33

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Angelina Jolie (2)_3ROMA – Buone notizie nella lotta al tumore ovarico. Sarà infatti presto disponibile in Italia olaparib, la terapia che agisce contro la mutazione del gene Brca, ribattezzata ‘mutazione Jolie’ perché lo scorso anno ha portato l’attrice americana Angelina Jolie alla decisione di farsi asportare le ovaie per prevenire la formazione del tumore.

Sviluppata da AstraZeneca, olaparib è la prima target therapy approvata per il trattamento di mantenimento delle pazienti con tumore ovarico in stadio avanzato positivo alla mutazione BRCA. “La nuova terapia- fanno sapere gli esperti- ha dimostrato di aumentare significativamente la sopravvivenza media delle pazienti fino a oltre 11 mesi, riducendo inoltre il rischio di progressione di malattia o di decesso oltre l’80%”. La mutazione Brca, proseguono, può fare aumentare la probabilità di sviluppare un tumore “fino al 46%, rispetto all’1,8% della popolazione generale. Si stima che la mutazione Brca sia presente nel 15-25% delle pazienti con tumore ovarico. Ogni anno circa 250mila donne si ammalano di tumore ovarico nel mondo, quasi 5 mila solo in Italia. Si tratta di un ‘killer silenzioso’, che provoca più di 140mila morti ogni anno, e che nel nostro Paese rientra tra le prime 5 cause di morte oncologica tra le donne fino ai 70 anni”.

Il tumore ovarico è intanto considerato un ‘killer silenzioso’, perché i suoi sintomi vengono spesso ignorati e scambiati per disturbi minori. “Ancora oggi- spiegano gli esperti- il 75% dei casi viene diagnosticato in stadio avanzato, con un conseguente peggioramento della prognosi. Una diagnosi precoce porterebbe invece a un aumento delle possibilità di sopravvivenza. Quando il tumore è diagnosticato in uno stadio iniziale ed è ancora confinato alle ovaie, il 90% delle pazienti ha infatti probabilità di sopravvivere per più di cinque anni. Se la diagnosi viene fatta in stadio avanzato, le possibilità diminuiscono drasticamente, riducendosi fino al 27%”.


Commenta Sandro Pignata, direttore del reparto uro-ginecologico dell’Istituto dei Tumori Pascale di Napoli: “Olaparib rappresenta un’opzione terapeutica innovativa, che ha dimostrato di migliorare la storia naturale della malattia nelle pazienti con un tumore ovarico positivo alla mutazione Brca. Il suo arrivo deve essere accolto con entusiasmo, perché dimostra come la ricerca sia attiva e stia facendo passi da gigante anche nel campo del tumore ovarico, dove i farmaci biologici continuano a essere rari. La nuova terapia, inoltre, ha un impatto importante sui percorsi diagnostico terapeutici del tumore ovarico: i test molecolari assumono un ruolo più centrale, sia ai fini terapeutici, sia in ottica preventiva. I test permettono, infatti, di individuare la presenza di una mutazione nelle pazienti, offrendo loro un trattamento mirato, ma consentono anche di identificare i familiari a rischio- conclude- all’interno di un percorso preventivo”.

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