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De Micheli: “Donne, basta ritrosia: nel Pd aprire un conflitto produttivo”

"Ora è tempo di aprire un conflitto produttivo e producente per far emergere le leadership femminili, per sedersi agli stessi tavoli a cui finora si sono seduti i leader del Partito democratico"

Pubblicato:11-03-2021 19:11
Ultimo aggiornamento:11-03-2021 19:13
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ROMA – “Non solo una presenza rivendicativa in termini di ruoli, ma anche conflittuale in termini qualiquantitativi, sia negli incarichi di partito, sia in quelli che il Pd avrà nelle Istituzioni. Ci ritraiamo perché diamo per scontato che poiché siamo brave qualcosa accada e questa ritrosia a parlare del potere delle donne ha avuto un rischio limitatore nella storia della politica della sinistra italiana. È tempo di aprire un conflitto produttivo e producente per far emergere le leadership femminili, per sedersi agli stessi tavoli a cui finora si sono seduti i leader del Partito democratico”. È l’invito netto che la deputata del Pd, già ex ministra dei Trasporti e Infrastrutture, Paola De Micheli, ha lanciato intervistata dalla ‘Dire’, ragionando sull’assemblea del partito di domenica prossima e sulle poche donne espresse dal PD nell’ultimo Governo. Una questione anche solo numerica, secondo De Micheli: “Siamo passati dal Governo Conte che aveva 23 membri complessivi del PD- ha ricordato- a uno in cui abbiamo 9 rappresentanti in tutto: 6 sottosegretari e tre ministri. Nel governo Conte eravamo la seconda forza politica, ora siamo la quarta. Con i Sottosegretari- ha aggiunto- si è cercato di recuperare la parità di genere, ma è evidente che nel PD si è aperto il tema di riconoscimento delle competenze delle donne”. Da qui bisogna ripartire secondo la deputata, non solo dalla “valutazione delle competenze in campo”, ma anche dal “consenso, perché la politica è consenso”. E ha citato “l’esperimento delle primarie per i parlamentari del 2013”, quando “i numeri più importanti li portarono a casa le donne, o ancora- ha detto- quando sono arrivate le doppie preferenze nelle leggi regionali. In Emilia Romagna, nel 2020, hanno avuto più voti le donne che gli uomini”.

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