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Toti: “Se arrivassero i vaccini promessi, non saremmo in grado di somministrarli”

Il presidente della Liguria ripercorre gli errori commessi "sulla base di indicazioni sbagliate dell’agenzia del farmaco e del ministero della Salute" e sbotta sulle categorie prioritarie: "Si sarebbe dovuti andare solamente per età"

Pubblicato:11-03-2021 11:35
Ultimo aggiornamento:11-03-2021 11:39

giovanni toti
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GENOVA – “Anche se arrivassero tutti i vaccini promessi, non saremmo in grado di somministrarli perché abbiamo sbagliato la programmazione, sulla base di indicazioni sbagliate dell’agenzia del farmaco e del ministero della Salute, e perché utilizziamo un medico per raccogliere i consensi informati che richiedono 8-10 minuti a paziente”. Così il presidente della Regione Liguria, Giovanni Toti, a “Omnibus” su La7. “Ci sono un po’ di falsi bersagli nella campagna vaccinale- prosegue il governatore- l’Europa ha sbagliato moltissimo, ma quanto abbiamo sbagliato noi dando tre diverse tipologie di utilizzo di AstraZeneca nelle ultime tre settimane? Questo ha comportato disfare e rifare i piani vaccinali nelle regioni per tre volte. Quante volte abbiamo detto che non abbiamo infermieri per fare le vaccinazioni? Non pensare di allargare le professioni sanitarie che possono farlo è un altro errore”.

Per Toti, “l’Esercito può essere utile se vogliamo battere il Covid a cannonate e fucilate, ma se vogliamo aumentare la capacità vaccinale abbiamo bisogno di persone che sappiano miscelare i vaccini e fare un’iniezione: non credo che i volontari della Protezione civile siano in grado di farlo, a meno che non li formiamo e facciamo una legge quadro che consenta al personale di protezione civile, pubbliche assistenze e croce rossa di vaccinare e semplifichi il sistema. Perché i medici che diciamo essere prestati dalla Protezione civile alle Regioni, in realtà arrivano dagli stessi sistemi sanitari regionali: il saldo fa zero. E i medici militari sono solo poche decine”.

“L’UNICO CRITERIO SIA L’ETÀ E LA FRAGILITÀ, TUTTO IL RESTO È LOBBYING”

Devono essere vaccinate, secondo un criterio scientifico, le persone che ne hanno più bisogno, cioè quelle che molto più probabilmente finirebbero negli ospedali nel caso in cui contraessero il covid” chiarisce Giovanni Toti a “Omnibus” su La7. “Dobbiamo essere scientifici e rigorosi: io non ho fatto accordi con nessuno. Stiamo vaccinando gli ultra ottantenni e i fragili, poi passeremo alle nuove categorie per età come immagino prevederà il nuovo piano nazionale- prosegue il governatore- è stato un errore individuare categorie prioritarie, si sarebbe dovuti andare solamente per età“. Se, poi, aggiunge Toti, “vogliamo dare una regola alle categorie dei lavoratori, credo che sia possibile solo dare la precedenza a quelle categorie che, in caso di zona rossa o lockdown, sono costretti ad andare a lavorare nelle filiere indispensabili. Tutto il resto è attività di lobbying legittima, ma che non aiuta il Paese”.


IN LIGURIA MORTALITÀ RIDOTTA A UN TERZO

“Da quando in Liguria abbiamo iniziato a vaccinare gli over 80 e i circa 13.000 ospiti delle Rsa, il tasso di mortalità si è ridotto a un terzo e il calo degli ospedalizzati è quello che ci consente di essere l’unica regione gialla del Nord” aggiunge il presidente della Regione Liguria.

“DA DRAGHI MI ASPETTAVO PIÙ DISCONTINUITÀ: LE MISURE GENERALI SONO UN’INGIUSTIZIA”

“Pensare di utilizzare lo stesso metro in situazioni molto diverse è la massima ingiustizia possibile. I cittadini, dopo un anno di lockdown e imprese chiuse a singhiozzo, non sono più disposti a tollerarlo- spiega Toti-. “Non sono annoverabile tra i minimizzatori del Covid, ma in un Paese in cui sono già vietati gli spostamenti tra le regioni e tra i comuni in zona arancione, non credo ci siano molte altre misure generali da prendere. Al contrario, dovremmo pensare a misure da prendere su scale molto più piccole per dare discontinuità rispetto ai Dpcm del precedente governo”.

Toti ammette che “dal governo Draghi ci aspettavamo un cambio di rotta, ma se abbiamo i Dpcm anticipati alla stampa prima che arrivino alla Conferenza delle Regioni, tutta questa discontinuità con Conte non la vedo. Do a Draghi il beneficio di essere arrivato solo da una decina di giorni. Anche il decreto ristori ha solo cambiato nome, ma continuano a esserci strumenti che avrei voluto veder sparire”.

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