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L’emancipazione femminile raccontata dalle copertine delle riviste

Articolo di Marie Sophie Von Bibra, Head of Growth Italy

Pubblicato:11-03-2021 09:00
Ultimo aggiornamento:11-03-2021 09:03
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EDICOLA 4
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ROMA – “C’è stato un cambiamento molto tangibile, iniziato lo scorso anno, che è stato particolarmente evidente scorrendo le copertine delle riviste che sono presenti su Readly – la app per la lettura in digitale dei periodici – così come buttando uno sguardo nelle edicole. Sulle copertine delle riviste, cioè, i toni sono diventati via via più forti, le immagini più impattanti, gli eroi – e le eroine – erano rappresentati in modo più realistico. Il 2021 sembra andare in questa nuova, giusta e necessaria direzione, a piccoli passi: Kamala Harris diventa la prima (e, secondo le sue stesse parole, ‘non ultima’) vicepresidente degli Stati Uniti donna, nera e asiatico-americana. Quando sale sul podio, raddrizza le spalle, alza il mento e inspira visibilmente. È un istante, probabilmente invisibile a molti, ma cruciale, che racchiude in sé l’inizio di qualcosa che ha richiesto coraggio, determinazione, consapevolezza che avrà importanza per altri come te: l’apertura di una porta che permetterà ad altre donne di seguirti. Non è necessario diventare vicepresidente degli Stati Uniti. Tutti abbiamo un’influenza su coloro che ci circondano; questo significa che abbiamo la responsabilità e l’opportunità di cercare e creare porte”. Lo scrive in un articolo ‘8 marzo: tracce di emancipazione femminile… in copertinaMarie Sophie Von Bibra, Head of Growth Italy, Readly.

Le copertine delle riviste sono porte importanti e potenti, perché hanno visibilità – passando davanti a un’edicola, online, sui social – e rappresentano un segno speciale di riconoscimento e realizzazione. È quindi importante- scrive ancora- che editori e giornalisti siano consapevoli delle porte che stanno creando, della responsabilità e dell’opportunità che ne derivano, della differenza che possono fare per le donne di domani, e già quelle di oggi, del resto. Alcune delle ‘porte’ che ci sembrano più importanti, in questo inizio di 2021: Kamala Harris sulla copertina di febbraio di Vogue US (molto dibattuta, ma già iconica); la modella Aweng Ade-Chuol che bacia la moglie sulla copertina di gennaio di Elle UK (dopo aver subito orribili abusi omofobi online per la sua sessualità); il numero di febbraio di Cosmopolitan UK che celebra il corpo con diversi canoni di bellezza; Akon Changkou in copertina del numero di marzo di Vogue Germania, icona di creatività e futuro; Il numero Stylist UK di gennaio con Glennon Doyle, l’autrice del best seller Untamed, fondatrice di un’organizzazione senza scopo di lucro guidata da sole donne che sostiene donne, famiglie e bambini bisognosi; ancora, l’incredibile Amanda Gorman sulla copertina di febbraio di Time Magazine. Tutte queste copertine hanno una forza ispiratrice – crediamo – anche per le ragazze e ragazzi di oggi, affinché credano in ciò che è possibile”.

“Eppure- Marie Sophie Von Bibra, Head of Growth Italy, Readly- accanto a questo sviluppo positivo c’è un altro aspetto negativo. Mentre stiamo progredendo, per certi versi, stiamo facendo passi indietro in altre. Pensiamo alla violenza contro le donne, per esempio, o alle donne sacrificate in alcuni ambiti del mondo del lavoro. E’ innegabile che la pandemia abbia avuto un impatto sulle donne in diverse aree. Il lavoro femminile non retribuito è aumentato in misura maggiore rispetto a quello maschile. A dicembre 2020 tutti i posti di lavoro persi negli Stati Uniti riguardavano le donne*. Abbiamo visto che questa crisi globale ha portato a un rafforzamento delle tradizionali ‘norme di genere’ a livello culturale e sociale e a un’inversione dei progressi compiuti verso la parità tra uomo e donna. Ecco perché, ci sembra così importante la copertina di inizio febbraio della rivista New York Magazine: mostra una coda tortuosa, che rappresenta i milioni di donne estromesse dal lavoro durante la pandemia. L’articolo racconta storie di donne costrette ad andarsene e di quelle che se ne vanno per ‘scelta’ – quando in realtà non è mai stata una loro scelta iniziare”.


“È la vecchia storia di come il sistema, la società e quelle norme di genere molto tradizionali fondamentalmente hanno scelto per loro, perché le donne “dovrebbero semplicemente fare la scelta giusta per le loro famiglie, i loro figli, i loro genitori”; molto raramente per sé stesse. Già in ottobre- continua l’autrice-diversi rapporti della tedesca Fondazione Allbright avevano dimostrato, che a seguito della pandemia la quota di donne dirigenti nei consigli di amministrazione di società quotate in borsa si era ridotta al livello del 2017. Questa inversione di tendenza è stata la conseguenza delle ristrutturazioni aziendali che hanno affrontato la crisi nel modo più comodo: puntare su manager uomini collaudati.La rivista tedesca ‘Courage’, ha dedicato molti articoli alla carriera femminile, alle finanze e ai temi della vita, mettendo in copertina donne ‘vere’ e che possono essere di ispirazione per altre, come la fondatrice di Amorelie Lea Sophie Cramer”.

“Anche l’odio, la violenza e la mancanza di rispetto nei confronti delle donne- prosegue Head of Growth Italy- sono minacce ancora molto reali e pericolose. La violenza domestica si è intensificata in modo significativo a causa dei lockdown, identificati dalle Nazioni Unite come ‘The Shadow Pandemic’, ovvero la pandemia ombra. Der Spiegel ha dedicato il suo articolo principale e la copertina di uno dei suoi numeri di febbraio al tema ‘Le donne come nemiche‘, evidenziando come gli abusi subìti online siano solo una piccola frazione delle violenze che si verificano nella realtà. Wired UK ha dedicato un numero ai ‘changemaker’ e alle menti brillanti con Seyi Akiwowo in copertina. È la straordinaria fondatrice di Glitch, l’organizzazione dedicata a combattere gli abusi online contro le donne. Per lei, la pandemia ha rappresentato una minaccia fin dal primo giorno, perché ‘un maggiore utilizzo di Internet significa un aumento del rischio di abusi online’ (da Wired UK)”. Conclude Marie Sophie Von Bibra: “Gli argomenti che dobbiamo affrontare per responsabilizzare veramente le donne richiedono che tutti noi lavoriamo insieme: lettori, consumatori, editori, giornalisti: essere coraggiosi, affrontare ciò che è scomodo, guardare oltre l’ovvio. Quello che abbiamo da guadagnare è un ambiente migliore. Nessun progresso è troppo piccolo per non valerne la pena. Che si tratti di un articolo, una copertina, un’intervista o solo una conversazione, quindi, molte “porte” possono essere create e aperte”.

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