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VIDEO | Truffavano l’Asp di Messina con false ricette, arrestati un medico e un farmacista

Le "ricette rosse" riguardavano prevalentemente farmaci costosi prescritti in caso di trapianto di organi e trattamento post chemioterapico

Pubblicato:11-03-2020 12:14
Ultimo aggiornamento:17-12-2020 17:07

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PALERMO – False prescrizioni mediche a pazienti deceduti o inesistenti su cui venivano apposte fustelle provenienti da farmaci scaduti o venduti a clienti privi di esenzione ticket: a questi, poi, veniva poi applicato un particolare sconto.

La truffa è stata scoperta dalla guardia di finanza di Messina che ha eseguito una ordinanza di custodia cautelare ai domiciliari per un farmacista, S.R., di 44 anni, e un medico di base, C.L., di 65 anni, entrambi convenzionati con l’Asp.

Disposta anche l’interdizione dall’esercizio della professione per un anno per altri cinque medici di base. Le fiamme gialle hanno eseguito anche un sequestro preventivo di beni del valore di 50mila euro nei confronti dei sette coinvolti nella truffa.


L’indagine, denominata ‘Apotheke’, è coordinata dalla Procura di Messina che ipotizza una mega truffa ai danni dell’Azienda sanitaria provinciale: gli indagati sono complessivamente 12 a cui vengono contestati, a vario titolo, reati che vanno dall’associazione per delinquere alla truffa aggravata, compresi il falso ideologico, l’esercizio abusivo della professione medica e la somministrazione di morfina senza prescrizione.

A dare il via all’inchiesta è stata una denuncia presentata proprio dall’Asp per segnalare presunte irregolarità nell’emissione di prescrizioni mediche (le cosiddette ‘ricette rosse’) nei confronti di diversi utenti fruitori di esenzioni ticket per motivi reddituali e concernenti l’acquisto di costosi farmaci: le ricette venivano poi portate a rimborso attraverso “una contabilità amministrativa apparentemente regolare”. I rimborsi venivano chiesti mensilmente e successivamente liquidati dall’Azienda sanitaria provinciale di Messina.

Le prescrizioni mediche ritenute “anomale” venivano utilizzate principalmente per acquisti effettuati quasi esclusivamente presso un’unica farmacia territoriale dell’Asp di Messina, che si trova nella zona sud della città dello Stretto.

L’inchiesta, che ha portato al sequestro di numerosi documenti presso vari uffici dell’Asp, ipotizza “indebite erogazioni pubbliche” per 140mila euro. Secondo gli investigatori esisteva “una collaudata associazione a delinquere finalizzata alla commissione di truffe” che sarebbe stata composta dal titolare della farmacia, dalla madre, da due dipendenti e da un medico di base dell’Asp. La “base logistica” sarebbe stata la farmacia individuata dagli inquirenti, che in breve “ha visto aumentare in maniera esponenziale – sostengono le fiamme gialle di Messina – i propri flussi di vendita che dagli 827mila euro del 2015 sono passati al milione e mezzo di euro del 2017”. Volumi d’affari che secondo gli investigatori sarebbero “in controtendenza con i minori flussi di vendita di tutte le altre farmacie territoriali presenti sul territorio messinese, tanto da porla tra le prime farmacie territoriali dell’Asp di Messina per fatturato”.

La guardia di finanza ha fatto i conti: l’Asp ha corrisposto alla farmacia compensi superiori al milione di euro all’anno dal 2016 al 2018. Le prescrizioni sulle ricette rosse riguardavano “prevalentemente” farmaci costosi, fino a un prezzo di 587 euro a prescrizione dal momento che si trattava di farmaci normalmente prescritti in caso di trapianto di organi e trattamento post chemioterapico. Sulle false prescrizioni mediche venivano apposti timbri e firme riconducibili ai sei medici di medicina generale convenzionati con l’Asp di Messina.

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