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I ‘grillini’ votano, tra Sì e No è guerra di ‘vaffa’

L'editoriale del direttore Nico Perrone per Dire Oggi

Pubblicato:11-02-2021 17:06
Ultimo aggiornamento:11-02-2021 19:16

MARIO DRAGHI
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ROMA – Sospirone di sollievo. Il popolo dei ‘grillini’ ha detto Sì al Governo Mario Draghi. E’ stato un confronto teso, e sullarete sono volati insulti e parole forti, soprattutto da parte di chi non vuole proprio sedersi accanto a Salvini e Berlusconi. Dopo otto ore di voto, sono arrivati i risultati: su Rousseau i Sì hanno vinto col 59,3% dei voti contro il 40,7% dei No. I sì sono stati 44.177; i no 30.360. Sorridono i big del Movimento, a partire da Luigi Di Maio,che si sono battuti per far partire il nuovo esecutivo. Masticano amaro Davide Casaleggio e Alessandro Di Battista, che volevano passare armi e bagagli all’opposizione. La svolta è arrivata da Beppe Grillo, garante supremo, che aveva spinto per ottenere il (nuovo?) ministero della Transizione ecologica, alla fine approvato da Draghi e fatto annunciare dalla presidente del Wwf. E nessuno si metta a ridere se il brand richiama il rischio di estinzione.

E non fa niente se il leader della Lega, Matteo Salvini, li ha presi in giro facendo notare che da 3 anni esiste già una cosa simile nel ministero dell’Ambiente. A questo punto bisognerà vedere se gli sconfitti accetteranno il risultato oppure spingeranno alla rottura con rischio di scissione: da una parte quelli che pensano sia un dovere rispondere all’appello del Capo dello Stato per salvare il Paese; dall’altra, quanti vogliono far tornare indietro le lancette, a quando il Movimento era puro ‘vaffa’.

Il premier incaricato adesso non perderà altro tempo ed è possibile che già stasera, al massimo domani, salirà al Colle per sciogliere la riserva e valutare con il Presidente della Repubblica la lista dei ministri. Entro sabato avremo il nuovo esecutivo, mentre la fiducia in Parlamento sarà votata entro mercoledì prossimo.
Per quanto riguarda il dibattito tra le forze politiche, se Forza Italia e Lega gridano vittoria lo stesso non può dirsi per gli altri. Giorgia Meloni, leader di Fratelli d’Italia, ha scelto l’opposizione e il ‘tradimento’ di Salvini se l’è legato al dito, e prima o poi…


Nel M5S, che stando alle ultime ‘voci’ dovrebbe ottenere, udite udite, ben 3 ministeri, infuria la battaglia perché ci sono molti pretendenti e nessuno vuol rimanere fuori. Anche nel Pd ci sono problemi visto che le aree politiche sono tre e i posti solo due. A complicare le cose, naturalmente se ne parla dietro le quinte, gli ultimi sondaggi su un possibile partito di Conte, che potrebbe arrivare al 15% togliendo milioni di voti soprattutto a Pd e M5S. Che fare? Forse sarebbe meglio ‘tenere al caldo’ nel Governo il ‘soldato Giuseppi’, in posizione neutra in attesa di giocarlo tra un anno, anno e mezzo, quando ci saranno le elezioni politiche o come leader del Movimento o candidato premier della coalizione di centrosinistra incentrata su Pd e M5S. In questo caso solo la casella ‘Esteri’, che in passato ha già visto transitare ex presidenti del Consiglio, potrebbe andar bene. A quel punto potrebbe scattare anche la ‘tagliola’ nei confronti del leader della Lega, Matteo Salvini, che finora risulta come il vero e unico vincitore. Per marcare la caratura europeista e anti sovranista, incentrata sull’accordo tra M5S e Pd, la prima forza parlamentare e il secondo partito nazionale stando ai sondaggi, accanto a Draghi potrebbero apparire due vicepremier politici e di garanzia, Luigi Di Maio e Andrea Orlando.

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