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‘Infestante agricoltura’, in Puglia storia di un progetto sociale

Pubblicato:11-02-2021 15:20
Ultimo aggiornamento:11-02-2021 15:22
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Roma, 11 feb. – Infestante agricoltura biologica è un progetto di agricoltura sociale nato nel novembre 2019 che trova esecuzione all’interno di 6 ettari di terra a Noci, paese della provincia di Bari. Secondo Confagricoltura, l’agricoltura sociale italiana cresce ogni anno del 25% e dà lavoro a più di 35 mila addetti, e a oggi si contano più di 4mila aziende. Questo tipo di attività agricola ha contribuito, si legge sul sito di Confagricoltura, a creare un nuovo modello di welfare sostenibile ed efficace che integra le pratiche della terra con progetti sociali a supporto dei soggetti più deboli, rivolgendosi in particolare a portatori di handicap, ex tossicodipendenti, detenuti, anziani e donne vittime di violenza.

LA NOSTRA AZIENDA NASCE A RIDOSSO DELL’EMERGENZA COVID

“Infestante agricoltura biologica nasce nel novembre 2019 quasi a ridosso dell’emergenza pandemica. Nonostante ciò, io e il mio socio Felice Maggipinto, ragazzo di 30 anni, nel 2020 abbiamo avuto l’ambizione di mettere in campo un progetto di agricoltura sociale, in grado di conciliare la passione per la terra con il coinvolgimento delle persone svantaggiate, consentendo loro di lavorare con noi e di realizzare delle campagne di integrazione”.
Così Francesco Giannini, 29enne di Noci, paese della provincia di Bari, fondatore di Infestante agricoltura biologica, parlando con l’agenzia Dire. “Il nostro intento- aggiunge il giovane imprenditore- è sempre stato quello di dare vita a una agricoltura sostenibile capace di dare anche risposte a livello sociale. Abbiamo così deciso di acquistare una masseria abbandonata, 6 ettari di terreno in cui poter produrre i prodotti della nostra terra, utilizzando le tecniche dell’agricoltura biologica”.

UN’AGRICOLTURA SOCIALE UTILE ALLA COLLETTIVITÀ

“La nostra azienda- prosegue Francesco- vuole essere utile alla collettività. Noi ancora dal punto di vista formale non siamo considerati come un’impresa di agricoltura sociale ma di fatto nella pratica lo siamo a tutti gli effetti. Abbiamo dovuto iniziare da zero. Io e Felice veniamo da percorsi universitari totalmente distanti dal settore agricolo. Ci siamo dovuti formare, ricevendo indicazioni utili da altri agricoltori sociali”.
“Sin dal primo lockdown- racconta- ci siamo messi a disposizione del territorio, dando risposte con i nostri mezzi alle situazioni di disagio. Abbiamo distribuito i nostri prodotti alle persone svantaggiate, grazie a una stretta collaborazione con le cooperative sociali e le associazioni locali. Tuttavia volevamo fare qualcosa che andasse oltre l’emergenza. Si è scelto, dunque, di collaborare con i volontari del ‘Centro antiviolenza Andromeda’, fornendo cassette di verdura alle donne vittime di violenza e realizzando nella nostra masseria una serie di iniziative volte al recupero sociale di queste persone”.


LA COLLABORAZIONE CON CASE FAMIGLIA

“Abbiamo attivato una collaborazione, proprio in piena emergenza Covid, con ‘Dimensione famiglia’, un centro attivo a Noci che gestisce due case famiglia che accolgono persone con gravi fragilità. Una volta a settimana i ragazzi vengono a trovarci nella nostra masseria. Circa 30 persone, divise in gruppi, ci aiutano a coltivare il nostro orto, si dedicano insieme a noi ad attività di falegnameria e raccolgono le verdure. Un modo per farli sentire utili e pienamente integrati socialmente”, conclude con entusiasmo l’imprenditore 29enne.

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