La figlia di Gisèle Pelicot: “Come fai a ricostruirti una vita quando tuo padre è il peggior predatore sessuale degli ultimi decenni?”

Caroline Pelicot: "Non so se sia meglio essere la figlia di Gisèle o peggio essere la figlia di Dominique. E' un doppio fardello"

Pubblicato:11-01-2025 09:30
Ultimo aggiornamento:11-01-2025 11:01

Pelicot
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ROMA – Fino a poco tempo fa Caroline “Darian” Pelicot pensava di avere una vita normale. Aveva poco più di 40 anni, una casa a Parigi, un lavoro come responsabile delle comunicazioni, un marito che lavorava per un programma tv della mattina e un figlio di sei anni. I genitori si erano ritirati nel pittoresco villaggio di Mazan, in Provenza, in una casa con persiane color pastello. Poi alle 20.25 (ricorda che guardò l’orologio del forno), di un lunedì sera di novembre 2020, andò tutto in frantumi. La mamma, Gisèle Pelicot, la chiama. Siediti, le dice. Dobbiamo parlare. 

E’ la figlia di un mostro: Dominique Pelicot, che per dieci anni ha drogato la moglie e poi l’ha filmata, priva di sensi, mentre viene violentata nel suo stesso letto da lui e da decine di estranei. Almeno 70 uomini, di età compresa tra 22 e 71 anni, e la polizia sta ancora cercando di identificarli tutti.

“È stato come essere colpita da un’onda”, racconta al Guardian. “È stato un cataclisma. Tutte le mie fondamenta sono crollate”.


Il processo è stato un “calvario”, dice. “Sono davvero orgogliosa di mia madre. Ha aperto la porta. Ha aperto la strada ad altre vittime di violenza sessuale. Ha detto loro che non sono più sole. Questa è forza. Quindi per me è un’eroina… E lo ha fatto in modo brillante. Entrava in questo tribunale ogni singolo giorno con centinaia di giornalisti, veniva esaminata da tutti, veniva umiliata da tutti questi avvocati difensori. Francamente, devi essere forte per farlo… È una donna indipendente e forte. E lo ha fatto con dignità”.

Darian è un pseudonimo, un composto dei nomi dei suoi due fratelli David e Florian. “Come fai a ricominciare quando sai che tuo padre è il peggior predatore sessuale degli ultimi 20 anni?“, ha chiesto al giudice durante il processo. 

Dominique Pelicot riservava forse le sue fantasie più contorte proprio alla figlia, rifiutandosi di spiegare cosa le aveva fatto e cambiando più volte versione dei fatti. Era arrivato a nascondere telecamere nella camera degli ospiti a Mazan per filmare di nascosto sua figlia nuda e realizzare fotomontaggi sia di lei che di Gisèle, confrontando i loro corpi con il titolo “La figlia della sgualdrina”, per poi condividerle online. Nel suo pc la polizia aveva trovato una cartella cancellata chiamata “mia figlia nuda”

Lei ha detto in tribunale di essere certa di essere stata drogata e probabilmente anche violentata e abusata dal padre. “Non è un’ipotesi; è la realtà, lo so”, ha detto ai giudici. 

“Ci penso sempre, sono stata dura e gliel’ho chiesto in modo violento. Forse se fossi stata in una dimensione più emotiva, avrebbe detto la verità. Comunque, per me è un fallimento. L’unica vittima che sa – e nemmeno tutta – la verità è mia madre. Ma anche a mia madre, non ha detto tutta la verità o la storia completa. Ancora oggi, non sappiamo quanti uomini sono venuti ad abusare di mia madre, e quando è iniziato”.

“Ho perso una parte di me, ho perso una parte della mia identità”. Porta con sé quello che chiama il “doppio fardello schiacciante” di essere figlia della vittima e del carnefice. “Non puoi immaginare la tristezza e la solitudine”, dice. “Ho una parte del suo DNA. Ed è difficile essere la figlia del più grande criminale sessuale degli ultimi 10, 20, persino 30 anni, e allo stesso tempo essere la figlia di un’icona come mia madre… Non so se sia meglio essere la figlia di Gisèle o peggio essere la figlia di Dominique Pelicot. Dovrò conviverci”.

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