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ROMA – “Gli avvenimenti degli ultimi giorni in Siria hanno prodotto un milione di nuovi sfollati interni, di cui la maggior parte donne e bambini. Si stima che uno su cinque sia già stato sfollato almeno una volta”. Ne parla con l’agenzia Dire Filippo Ungaro, portavoce in Italia dell’Agenzia delle Nazioni Unite per i rifugiati (Unhcr).
L’intervista si tiene dopo che una ribellione armata che ha domenica scorsa destituito il presidente Bashar Al-Assad, accusato con il suo predecessore, il padre Hafiz Al-Assad, di aver guidato col pugno di ferro il Paese per oltre cinque decenni. Una buona notizia per coloro che in Siria chiedono da anni libere elezioni e un sistema multipartitico, e infatti come ha riportato la stampa araba si sono registrate lunghe file di automobili verso la capitale Damasco e non solo: gli sfollati dai campi profughi e i siriani sparsi in Siria ma anche nei Paesi vicini stanno cercando di fare ritorno alle loro case.
Anche da Turchia e Libano si registrano, dai valichi di frontiera terrestri, movimenti di siriani che rientrano. “Quasi quattordici anni di guerra hanno determinato 13 milioni di sfollati, interni ed esterni al Paese, una delle peggiori crisi di sfollati al mondo” premette il portavoce, che continua: “Molte famiglie vogliono tornare alle loro città, anche solo per verificare che la casa”, dopo anni di bombardamenti, “sia ancora in piedi. Tornare è un diritto”. Ecco perché secondo Ungaro “è molto importante garantire che i ritorni siano prima di tutto volontari e che avvengano in sicurezza e dignità“.
La Siria infatti, avverte Ungaro, “presentava una situazione umanitaria molto difficile già prima di questa ultima escalation, con il 90% della popolazione che ha bisogno di tutto, a fronte di infrastrutture spesso inesistenti”. Anni di guerra e scontri hanno lasciato tante aree senza strade, corrente elettrica, acqua potabile, servizi di base come sanità e scuola. E la gestione del potere “resta fluida nelle diverse zone, dato che siamo in presenza di una coalizione composta da forze in campo diverse”.
Nonostante la voglia di tornare a casa, c’è chi in queste ore si domanda se esiste ancora una casa a cui tornare; inoltre, chi rientra dall’estero forse lo fa per sfuggire a xenofobia e politiche discriminatorie messe in atto dai Paesi che hanno accolto, come proprio Turchia o Libano. Ankara e Beirut, che accolgono la quota maggiore dei 6 milioni di rifugiati, sono state anche accusate in questi anni di respingimenti forzati.
“È importante attendere che si creino le condizioni favorevoli ai ritorni, e sappiamo che al momento non sono ovunque” dice Ungaro. “Come ha detto il nostro Alto rappresentante Filippo Grandi, ‘la Siria è al bivio tra la pace e la guerra, la stabilità e l’instabilità'”.
La creazione di un governo ad interim guidato da Hayat Tahrir Al-Sham, movimento islamista che ha rovesciato il regime col sostegno anche di altre forze e gruppi, ha ottenuto il riconoscimento di Paesi come Turchia, Germania, Francia e Spagna; ma il caos sul terreno ha costretto le organizzazioni umanitarie a sospendere, in tutto o in parte i propri programmi e non è chiaro se i civili siano adeguatamente assistiti.
“L’Unhcr- prosegue Ungaro- resta all’interno della Siria, come tutto il sistema delle agenzie Onu, con una vasta pluralità di interventi per la popolazione”, dal sostegno alimentare e per la salute alla fornitura, in vista dell’inverno, di coperte o tende per gli sfollati. “Alcuni valichi sono chiusi all’ingresso di aiuti mentre ci sono organizzazioni umanitarie che hanno denunciato saccheggi. Anche noi abbiamo dovuto sospendere alcune attività ma le stiamo gradualmente riavviando. Nei pressi di Aleppo ad esempio, sei dei nostri 30 centri comunitari sono già tornati in funzione. La priorità per noi è ripartire al 100% e valutare la situazione sul terrenno, per attivare risposte adeguate”.
“Prendiamo atto della decisione di Italia e altri Paesi di sospendere temporaneamente l’esame delle domande d’asilo provenienti da cittadini siriani. La cosa importante tuttavia è che le persone che sentono il bisogno di ottenere protezione internazionale possano richiederla e avere accesso al territorio straniero, anche perché le domande d’asilo devono essere valutate caso per caso”. Così all’agenzia Dire Filippo Ungaro, portavoce in Italia dell’Agenzia delle Nazioni Unite per i rifugiati (Unhcr).
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