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Un reato ogni 18 minuti per un totale di 902.356 illeciti ambientali. È quello che in Italia in tre decenni hanno compiuto le ecomafie con un attacco costante e incessante all’ambiente. Parliamo di una media – dal 1992 al 2023 – di 79,7 reati al giorno, 3,3 ogni ora, uno ogni 18 minuti. Un ritmo impressionante contrassegnato anche da 727.771 persone denunciate e 224.485 sequestri. A mettere in fila questi numeri è stata Legambiente, a trent’anni dalla prima presentazione del rapporto Ecomafia. Il 45,7% del totale nazionale dei reati accertato dalle forze dell’ordine si è concentrato nelle regioni in cui è radicata la presenza di criminalità organizzate. Triste primato generale per la Campania, mentre la Lombardia è la prima regione del Nord. Il fatturato illegale accumulato, secondo le stime, è stato di 259,8 miliardi di euro.
In Italia il consumo di suolo rimane ancora troppo elevato, anche se con una leggera diminuzione rispetto all’anno precedente e continua ad avanzare al ritmo di circa 20 ettari al giorno, ricoprendo nuovi 72,5 kmq (una superficie estesa come tutti gli edifici di Torino, Bologna e Firenze). Una crescita inferiore appunto rispetto al dato dello scorso anno, ma che risulta sempre al di sopra della media decennale di 68,7 kmq e solo in piccola parte compensata dal ripristino di aree naturali (poco più di 8 kmq, dovuti in gran parte al recupero di aree di cantiere). A descrivere l’andamento nazionale del fenomeno è stato il rapporto Snpa (Sistema Nazionale per la Protezione dell’Ambiente) ‘Consumo di suolo, dinamiche territoriali e servizi ecosistemici’. La Valle d’Aosta è la regione che consuma meno suolo, seguita dalla Liguria. Gli incrementi maggiori per l’ultimo anno si sono verificati in Veneto, Emilia-Romagna, Lombardia, Campania, Piemonte e Sicilia.
In occasione della Giornata mondiale del Suolo, il Wwf ha acceso i riflettori su uno degli habitat più devastati, ovvero, le sponde e le aree lungo i fiumi: negli ultimi 50 anni abbiamo infatti perso una superficie complessiva pari a circa 2.000 campi da calcio. E il consumo di suolo è una delle principali cause dei danni dovuti alle alluvioni. La distruzione degli ambienti, poi, si somma al danno dovuto agli sbarramenti artificiali presenti in tutto il sistema fluviale italiano, almeno 11.000 tra dighe, briglie e traverse di cui gran parte obsolete. Secondo il rapporto Ispra 2024 la situazione è preoccupante per quanto riguarda la pericolosità idraulica visto che il 12,9% delle aree edificate (69.743 ettari) ricade in aree a pericolosità idraulica media, con un massimo del 63% (33.261 ettari) in Emilia-Romagna, seguita a distanza dal Veneto con 7.087 ettari di aree edificate. L’invito del Wwf è a liberare i fiumi per una maggiore sicurezza di tutti.
Le energie rinnovabili hanno un impatto molto modesto sui terreni agricoli italiani e ancor più esiguo rispetto all’intero territorio e, se adeguatamente progettate con una pianificazione consapevole, potrebbero integrarsi in maniera vantaggiosa. Lo ha dimostrato, dati alla mano, uno studio presentato da Althesys. Attualmente l’impronta di fotovoltaico ed eolico a terra utilizza una area solo dello 0,15% della superficie agricola utilizzata a livello nazionale, o lo 0,11% della superficie agricola totale, che comprende anche quella non utilizzata. Nel 2023, per una potenza disponibile di 9 GW di fotovoltaico a terra, la quota sul totale si fermava al 30%, con un uso del suolo di 167 kmq. Al 2035 si prevede una capacità raddoppiata a 20 GW e un’incidenza sui suoli agricoli prevista in 283 km2 (+116 km2). Non c’è neppure la presunta ‘invasione’ dell’eolico, che dispone in Italia oggi di 12,3 GW di capacità a terra, e 0,03 GW a mare, con un uso di suolo di soli 18 kmq.
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