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Premi Cidu 2021 per i diritti umani ai difensori delle minoranze e Lgbt

Vincitori Pavlovic, Don Prisutto, Turano e Gasbarro

Pubblicato:10-12-2021 17:20
Ultimo aggiornamento:10-12-2021 17:21
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di Laura Monti

ROMA – Dijana Pavlovic, don Palmiro Prisutto, Pietro Turano e Federica Gasbarro: sono solo alcuni degli attivisti che stamattina sono stati insigniti del Premio Cidu per i Diritti umani, al Museo dell’Ara Pacis di Roma, per il loro impegno in difesa delle minoranze etniche, della salute, della comunità Lgbtqi+, contro ogni discriminazione. Nel corso della cerimonia- cui hanno preso parte molti rappresentanti delle istituzioni, fra cui la ministra per le Pari opportunità e la famiglia Elena Bonetti e l’onorevole Laura Boldrini- sono stati celebrati l’impegno e i risultati raggiunti ma tutti gli attivisti e le associazioni intervenuti hanno tenuto a ricordare che in tema di diritti umani sono ancora tanti i passi da compiere: “In Italia il 78 per cento delle persone ancora ha forti pregiudizi nei confronti della comunità Rom”, ha detto Pavlovic, che di quella comunità fa parte e ha voluto dedicare il suo premio proprio “agli attivisti rom che ogni giorno lottano contro pregiudizi. E lo dedico a Olga – ha proseguito l’attivista -, una bambina morta il 17 novembre in Grecia schiacciata da una porta scorrevole: è stata in agonia per più di un’ora senza che nessuno intervenisse. Lo dedico ai bambini nei campi in Libia e nelle isole greche, schiavizzati mentre aspettano la libertà“.

Pavlovic ha poi lanciato un appello allo Stato italiano “per il mio popolo: applicate l’articolo 6 della Costituzione e riconoscere quella Rom e Sinti come minoranza storico linguistica”. Anche per quanto riguarda la tutela della comunità Lgbtqi+, ha detto Pietro Turano, “non è tempo di premi e feste, è il momento di guardarci allo specchio e assumerci le nostre responsabilità”.


E se don Prisutto e Gasbarro hanno dato voce all’importanza della tutela dell’ambiente, direttamente legata alla salute degli esseri umani, la regista afghana Sahraa Karimi, ospite della cerimonia, ha lanciato un nuovo appello per il suo popolo: “Improvvisamente la comunità internazionale e tutti quelli che dicevano di volerci salvare se ne sono andati con un vergognoso accordo con i Talebani. La comunità internazionale ha chiuso gli occhi mentre i diritti umani in Afghanistan collassavano. Voi siete persone importanti, le vostre opinioni verranno ascoltate- ha detto rivolta alle istituzioni presenti in sala- usate il vostro potere e non fate tornare l’Afghanistan invisibile. Se chiudete gli occhi le conseguenze vi seguiranno perché voi siete responsabili. Voi siete venuti nel nostro Paese dicendo che ci avreste salvati, noi ci siamo fidati. Adesso ascoltateci. Non riconoscete i Talebani: parlate con noi, invece, i giovani”. E ancora: “Pensate forse che la civiltà sia esistita e esista solo in Europa? Anche noi abbiamo una storia ricca e bellissima, ascoltateci”.

I diritti umani non sono gli stessi in tutto il mondo e la pandemia ha messo drammaticamente in luce una realtà in cui è lo stesso diritto alla salute a non essere garantito ovunque, con una campagna vaccinale che sfiora le 100 milioni di somministrazioni in Italia e arranca in molti altri Paesi: “Non è solo una questione di dosi, di donazioni- ha detto il ministro della Salute Roberto Speranza, intervenuto a presentare la premiazione conferita al Servizio Sanitario nazionale- il tema è costruire modelli organizzativi e logistici che mettano nelle condizioni di usare a fondo queste dosi. L’Italia si è impegnata perché le donazioni crescano ma la vera sfida oggi è aiutare le strutture logistiche per la campagna di vaccinazione dei Paesi più fragili. Insieme al dono c’è bisogno di un sostegno logistico strutturale. Come è scritto nella nostra Costituzione, di fronte al diritto alla salute non conta nulla”. Ad essere premiati oggi anche Scie di passione, un’associazione di maestri di sci specializzati nell’allenamento di persone con disabilità, e la giornalista Luisa Betti Dakli, per il suo impegno contro le discriminazioni e la violenza sulle donne in tutto il mondo.

Non solo: oggi hanno ricevuto la targa anche gli attivisti e le associazioni premiati nel 2020, quando il riconoscimento, ideato dall’allora vice ministra degli Affari Esteri e della cooperazione internazionale Claudia Emanuela del Re, era stato solo virtuale a causa della pandemia. Fra loro, l’Osservatorio per la sicurezza contro gli atti discriminatori della Polizia e dell’Arma dei Carabinieri (Oscad); l’associazione Green Cross Italia, il fondatore dell’Arsenale della pace di Torino Ernesto Olivero; la fondatrice di Slaves no more Eugenia Bonetti; Nicolò Govoni per il suo impegno sul tema dell’immigrazione; Valentina Tafuni per la sua attività di sensibilizzazione in materia di disabilità e Nello Scavo, nella sezione Libertà di stampa e informazione. 

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