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Caso Regeni, l’ira della famiglia: “Richiamare l’ambasciatore e chiarire le responsabilità italiane”

L'avvocato della famiglia Regeni dopo la conclusione delle indagini: "Dichiarare l'Egitto paese non sicuro e bloccare la vendita di armi"

Pubblicato:10-12-2020 14:57
Ultimo aggiornamento:17-12-2020 20:43
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COMMISSIONE PARLAMENTARE D'INCHIESTA SULLA MORTE DI GIULIO REGENI, AUDIZIONE DEI SUOI GENITORI
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ROMA – “Visto che” la procura di Roma ha chiuso le indagini sull’omicidio di Giulio Regeni, “delineando le responsabilità di quattro alti ufficiali egiziani chiediamo di richiamare immediatamente l’ambasciatore, dichiarare l’Egitto paese non sicuro e bloccare la vendita di armi. È davvero arrivato il momento per il nostro governo di avere un sussulto di dignità”. Lo dice Alessandra Ballerini, avvocatessa della famiglia Regeni, durante una conferenza stampa alla Camera.

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MADRE: COMMISSIONE CHIARISCA RESPONSABILITÀ ITALIANE

“La procura di Roma ha fatto un gran lavoro, ora resta una parte su cui la commissione d’inchiesta ha competenza: chiediamo di fare chiarezza sulle responsabilità italiane, cioè tutte quelle zone grige, cosa successe dal 25 gennaio al 3 febbraio” 2016: “Come mai un cittadino italiano che era in un Paese amico non è stato salvato? Sono stati giorni tremendi per Giulio, ora bisogna che ci sia chiarezza”.
Lo chiede Paola Regeni, madre di Giulio, durante una conferenza stampa alla Camera.


FICO: DA EGITTO ANCORA INACCETTABILI DEPISTAGGI

“Oggi è una tappa fondamentale di un lungo percorso. Le istituzioni devono fare la loro parte fino in fondo, ed è quello che cercherò di fare”. Lo dice il presidente della Camera Roberto Fico, durante una conferenza stampa a Montecitorio, dove partecipano in collegamento anche i genitori di Giulio Regeni.

Per Fico “la procura di Roma, con un grande lavoro, ci mette davanti agli occhi un quadro agghiacciante. Dobbiamo andare avanti fino alla fine. Gli egiziani con la storia dei cinque ladri ci prendono in giro per l’ennesima volta. Quando sono stato in Egitto ho detto ad Al Sisi che non accetteremo depistaggi e la storia dei cinque ladri non ce la saremmo bevuta. Oggi l’Egitto tenta ancora con la storia della banda dei cinque. È inaccettabile”.

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