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Conquiste e fallimenti, per l’Ugl l’obiettivo è la condivisione

L'Ugl fa scuola e nella sua sede di Roma ha organizzato un incontro con alcuni giovani volontari per fare il punto sulla questione femminile

Pubblicato:10-12-2018 16:47
Ultimo aggiornamento:17-12-2020 13:53

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ROMA – Dalle conquiste femminili nella storia, iniziando dall’Antica Roma per passare dal Medioevo fino ai giorni nostri, con le battaglie per il suffragio universale e la parità dei diritti non solo sul lavoro, ma in ogni aspetto della vita quotidiana. L’Ugl fa scuola e nella sua sede di Roma ha organizzato un incontro con alcuni giovani volontari per fare il punto sulla questione femminile. 

“Il percorso di analisi che ho proposto non riguarda le conquiste che sono state raggiunte, ma soprattutto quelle che non si sono verificate, i fallimenti e lo sviluppo sociale che non c’è stato”, spiega Ornella Petillo, segretario confederale Ugl. Molteplici gli spunti di riflessione affrontati, uno in particolare. “Dobbiamo ricordare che il welfare sociale passa dal benessere delle donne. Perché sono il fulcro di un mantenimento sociale che passa soprattutto attraverso la famiglia, per creare il senso di comunità”. Per raggiungere questo obiettivo è fondamentale che le donne siano riconosciute: è questa la conquista più grande cui dobbiamo aspirare. E non significa escludere una parte della società, ovvero gli uomini, ma riconoscere un percorso fatto insieme, in sintonia, con il rispetto sul lavoro come nella vita privata e nella società”.


A proposito di lavoro. Condivisione al posto di conciliazione è la nuova sfida: “Le conquiste femminili passano necessariamente attraverso questo ribaltamento di prospettiva, a mio avviso fondamentale”, continua Petillo. “Non mi piace il termine conciliazione tra i tempi di lavoro e quelli dedicati alla casa e alla famiglia, perché già con questo termine si indica una separazione. Io invece parlerei più di condivisione e non definirei il concetto solo facendo riferimento alle donne, perché non è solo un loro problema, ma il lavoro femminile fa bene alla comunità intera, si traduce in cittadinanza attiva”. E qui è importante una sottolineatura: “Quando parliamo di condivisione non dobbiamo necessariamente rivolgerci al partner, perché poi la vita diventa una sfida, ma bisogna fare rete con l’intera comunità perché così si crea il vero benessere generale”.

Non c’è dubbio che la crisi del sindacato abbia influito sulle questioni di genere e sulla tutela delle donne. “La precarizzazione ci porta a essere meno rappresentativi sui luoghi di lavoro, è questo si traduce in meno potere per difendere le persone e in particolare le donne. E di discriminazioni ne registriamo ancora moltissime. Come possiamo lenire queste ferite? Non è facile, ma sicuramente dobbiamo ascoltare e stare insieme alla gente, costituire un’antenna sul territorio”. 

Cruciale e sempre attuale la questione della violenza sulle donne. Petillo lancia una provocazione: “La mia preoccupazione è che si corra il rischio di una sovraesposizione mediatica, come è successo per il tema delle pari opportunità verso cui l’attenzione è via via scemata. Sento discutere di questo tema delicato anche persone che non hanno competenza: ho paura che questa iperesposizione possa causare una stanchezza in chi ascolta e di conseguenza danni serissimi”.

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