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Iss e Cnr insieme in progetto Ue per nuove strategie nel riuso di acqua

Lo scopo? Poter riutilizzare le acque trattate, dopo aver ridotto al minimo, i rischi derivanti dai contaminanti chimici e biologici presenti

Pubblicato:10-12-2015 13:37
Ultimo aggiornamento:16-12-2020 21:41

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IROMA – Poter riutilizzare le acque trattate, dopo aver ridotto al minimo, con nuovi metodi di valutazione e gestione, i rischi derivanti dai contaminanti chimici e biologici presenti. Aumentando così la disponibilità di acqua potabile sicura. Per l’ambiente e per la salute umana. E’ questo, in sintesi, il cuore del progetto europeo “A novel Framework to Assess and Manage contaminants of Emerging concern in indirect potable reuse” (Frame), coordinato dall’Istituto federale tedesco di Idrologia (BfG) e al quale partecipano come partner italiani l’Istituto Superiore di Sanità e l’Istituto di Ricerca sulle Acque del Cnr. Nato sotto l’egida dell’iniziativa di ricerca europea Water Joint Programming Initiative (Jpi) “Water challenges for a changing world “, il progetto è stato finanziato per la durata di tre anni. Il Ministero tedesco per la Ricerca Bmbf, l’Agenzia francese per l’Acqua Onema, il Consiglio delle Ricerche norvegese Rcn e il Ministero italiano dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca (Miur) sosterranno finanziariamente i rispettivi ricercatori nazionali che partecipano alle attività del progetto. Scienziati, ingegneri e professionisti provenienti da sette istituti di quattro Paesi europei (Germania, Italia, Francia e Norvegia) sono al lavoro per sviluppare nuove strategie di riduzione al minimo dell’impatto di una vasta gamma di contaminanti chimici e biologici derivante dal riutilizzo di acque reflue trattate di origine domestica. Con l’obiettivo ultimo di aumentare le risorse di acqua potabile mediante ravvenamento di falde (facendo cioè filtrare artificialmente le acque di un fiume sul terreno sopra la falda) o incremento delle portate fluviali, una metodologia emergente in Europa definita anche come “riutilizzo potabile indiretto”. Così in un comunicato l’Iss.

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“Lo scopo principale del progetto- dichiarano Loredana Musmeci, direttore del Dipartimento Ambiente e Connessa Prevenzione Primaria dell’Iss, e Luca Lucentini, direttore del Reparto acque del medesimo Dipartimento- è quello di garantire una quantità sufficiente di acqua potabile sicura, attraverso l’utilizzo di acque reflue trattate di effluenti domestici. In Europa, infatti, e soprattutto nelle regioni mediterranee, a causa dei cambiamenti climatici, i fenomeni di scarsità di acqua sono sempre più frequenti nei bacini idrografici e le fonti di approvvigionamento di acqua potabile risultano sempre più ridotte. Vi è necessità, quindi, di incentivare un riutilizzo delle acque che tuteli sia la salute umana che l’ambiente. E l’impegno del nostro Istituto nel progetto va proprio in questa direzione, ovvero verso il miglioramento del livello di protezione della salute dell’uomo e dell’ambiente dai rischi di contaminanti emergenti, e la promozione del prelievo ed uso sostenibile delle acque destinate al consumo umano nell’ambito del ciclo idrico integrato”. Gli inquinanti emergenti (ad esempio residui di antibiotici, farmaci, cosmetici, prodotti chimici utilizzati per l’igiene personale) e gli agenti patogeni (ad esempio batteri resistenti agli antibiotici, virus) sono infatti solo parzialmente rimossi dagli impianti convenzionali di trattamento delle acque reflue, continua l’Iss.


In tale ambito, il progetto Frame affronta diversi aspetti legati alla valutazione della qualità delle acque di riuso: efficienza dei diversi processi di trattamento nella rimozione di contaminanti emergenti; determinazione e rimozione dei prodotti di trasformazione di sostanze emergenti formati da reazioni microbiologiche e chimiche; inattivazione dei virus e altri agenti patogeni; rimozione di batteri resistenti agli antibiotici; uso di saggi biologici in vitro ed in vivo e biomarkers per rilevare gli effetti causati da specifici agenti inquinanti e da miscele di sostanze inquinanti; stima della riduzione dei rischi ambientali e per la salute umana; analisi dei costi, benefici non monetari e potenziali svantaggi delle diverse strategie di trattamento. “Frame sta sperimentando diverse combinazioni di trattamenti tra cui ozonizzazione e processi di ossidazione avanzata accoppiati con un nuovo processo di filtrazione sequenziale biologicamente attiva. La modellazione del trasporto e destino dei contaminanti emergenti e dei loro prodotti di trasformazione attraverso le varie combinazioni di trattamenti permetterà di valutare l’efficacia globale delle strategie di mitigazione. Il concetto sviluppato da Frame, che verrà testato e validato in impianti reali di trattamento e ravvenamento in Germania (Braunschweig e Baviera) e in Spagna (Costa Brava), influenzerà lo sviluppo di normative europee e nazionali in materia di riutilizzo delle acque reflue”, conclude Mario Carere, ricercatore del Dipartimento Ambiente dell’Iss.

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