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Terrorismo, dal petrolio alle opere d’arte: ecco chi finanzia l’Isis. Ne parla il prof. Razzante

ROMA - Il professor Ranieri Razzante, direttore dell’Osservatorio sul

Pubblicato:10-12-2015 10:15
Ultimo aggiornamento:16-12-2020 21:41

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petrolioROMA – Il professor Ranieri Razzante, direttore dell’Osservatorio sul riciclaggio e finanziamento al terrorismo, è intervenuto ai microfoni della trasmissione ‘Il mondo è piccolo’, condotta da Fabio Stefanelli su Radio Cusano Campus, emittente dell’università Niccolò Cusano (www.unicusano.it).

“Noi distinguiamo tra il macro finanziamento e il micro finanziamento al terrorismo– ha spiegato Razzante- Ci sono diverse metodologie e diversi importi per il terrorismo strategico che serve a mantenere il potere nei teatri di guerra; e il terrorismo tattico, quello ad esempio delle stragi di Parigi, che serve a penetrare gli Stati, creando il terrore al di fuori degli Stati di guerra. In questo secondo caso si può parlare di micro finanziamento. Le forme del macro finanziamento invece sono quelle legate al traffico del petrolio, al traffico di stupefacenti, al traffico di opere d’arte, al traffico di esseri umani. Ci sono degli Stati che finanziano il terrorismo, anche con notevoli donazioni. Ci sono donatori dell’Arabia Saudita, del Qatar, del Kuwait, degli Emirati Arabi che fanno cospicue donazioni per finanziare queste organizzazioni, ad esempio con l’acquisto di armi. Sposiamo in pieno l’analisi pubblicata dal Washington Post che vede negli Emirati Arabi un Paese complice nel finanziamento e nel sostegno logistico al terrorismo. Si parla di milioni di dollari l’anno”.

“C’è una mancanza di una soluzione politica a livello europeo che sia condivisa- ha aggiunto- Questa dev’essere la soluzione per la crisi di cui stiamo parlando. La crisi originaria che porta al terrorismo è la crisi turca. Non si può pensare che la questione turca possa continuare ad essere una questione che riguarda solo la Russia. Non si può escludere che fra gli immigrati che sbarcano in Europa, si mescoli qualcuno che può tendere alla radicalizzazione nei Paesi destinatari degli sbarchi. E dietro questi sbarchi c’è una forte mole di finanziamento al terrorismo, che la Turchia sta probabilmente appoggiando”.


Nel business del petrolio– ha concluso Razzante- ci sono interessi diversi. Sono coinvolti i cosiddetti Stati ‘canaglia’ e quelli ‘non canaglia’. Noi temiamo molto che l’affare petrolio continui a rimanere un affare più che un simbolo del finanziamento del terrorismo. E’ indubbio che il petrolio finanzia il terrorismo, è ancora molto dubbio come questo petrolio vada in giro e come passino i soldi relativi alle forniture di petrolio, che certamente non passano con le valigette di contanti. Ci sono banche estere, banche locali, una finanza ombra che indubbiamente appoggiano questi passaggi di risorse su conti di comodo, società create ad hoc all’estero”.

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