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Partnership-pubblico privato, gli effetti positivi dello studio Rational

Ne parla Daniele Di Ianni, Customer Innovation Manager di Roche Italia, a margine del Cracking Cancer 2022, l'evento multidisciplinare sui temi dell'oncologia

Pubblicato:10-11-2022 19:30
Ultimo aggiornamento:10-11-2022 19:31
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ROMA –  “Al centro della sua strategia aziendale il gruppo Roche pone il valore dell’innovazione al servizio della sostenibilità. In questa prospettiva, l’oncologia di precisione incarna perfettamente filosofia di brand, perché da un lato fornisce al paziente maggiori possibilità di ricevere la terapia più efficace, limitando al minimo gli eventi avversi con conseguente beneficio clinico, mentre dall’altro garantisce un’ottimizzazione della gestione delle risorse sanitarie, favorendo la sostenibilità del Sistema Salute”. Lo ha dichiarato Daniele Di Ianni, Customer Innovation Manager di Roche Italia a margine del Cracking Cancer 2022, l’evento multidisciplinare sui temi dell’oncologia (ricerca, reti, comunicazione, organizzazione, progetti territoriali) che ha l’obiettivo di “lottare contro il cancro tutti insieme”.

LO STUDIO RATIONAL

Durante la manifestazione il prof. Carmine Pinto (presidente della Federation of Italian Cooperative Oncology Groups-FICOG) ha presentato lo studio Rational promosso da FICOG a cui hanno partecipato 10 aziende private con un coinvolgimento di 40 centri su tutto il territorio nazionale, espressione di un modello positivo di collaborazione. “Lo studio Rational– ha dichiarato Pinto- è un registro nazionale che permette di raccogliere da oltre 40 centri dati inerenti la profilazione genomica di pazienti con neoplasie solide, per poi descrivere e mappare le alterazioni actionable. La vera grande sfida è scalare questo modello nella pratica clinica e regolatoria, e poter utilizzare questa tipologia di dati nella programmazione delle attività del SSN”.

LA SFIDA DI ROCHE

Una sfida rivolta a tutti che Roche ha accolto per prima. Come un grande player – occorre ricordare che Roche è la prima azienda nell’ambito oncologico in Italia – accoglie questa provocazione? “Per rispondere ad una sfida così imponente è necessario combinare e mettere a sistema le eccellenze nella diagnosi e nella cura”, risponde Di Ianni. “Occorre cioè investire ed innovare non soltanto nel campo dei farmaci e delle soluzioni diagnostiche, ma anche e soprattutto in quello organizzativo. Come gruppo Roche siamo impegnati su questo fronte sia con la divisione Pharma che con quella Diagnostica. Internamente abbiamo inoltre costruito sinergie inedite, superato confini e creato nuovi modelli di costruzione del valore. Ma altrettanto stiamo facendo nell’eco-sistema salute, investendo e supportando iniziative che puntano a trasformare la pratica clinica”.


L’approccio complessivo seguito all’interno dello studio Rational privilegia evidentemente un valore di fondo: la possibilità concreta di una partnership virtuosa tra pubblico e privato, tra soggetti del SSN e partner aziendali, nel rispetto dei ruoli e delle funzioni, ma anche nella possibilità di valorizzare le rispettive competenze, conoscenze e reti collaborative.

È un approccio importante anche se non facile, visto le diffidenze che spesso (soprattutto in ambito italiano) vengono vissute. Quale è l’aspetto più urgente da affrontare in questa rinnovata e positiva prospettiva di partnership pubblico-privato?

“Dovendo superare i limiti di un ambito che non è stato pensato per questo livello di integrazione è necessario creare un sistema di regole che consenta alleanze inedite tra aziende che storicamente possono essere in concorrenza, tra le aziende e centri, e ovviamente con le agenzie regolatorie- risponde il manager Roche-. Per costruire questo nuovo ecosistema, l’uso secondario dei dati ai fini di ricerca è una delle sfide più importanti. I dati dei pazienti devono, nel pieno rispetto della normativa sulla tutela della privacy, essere messi in relazione, aggregati, analizzati e storicizzati per offrire davvero a tutti i pazienti ed al sistema sanitario le migliori opzioni di cura sia sul piano clinico che su quello della gestione delle risorse. Ma certamente – conclude Di Ianni – una considerazione si impone: ognuno deve fare la sua parte, solo così si riuscirà a raggiungere un effettivo obiettivo positivo, rispondendo ai bisogni dei pazienti attraverso un’evoluzione complessiva che potrebbe lasciare effetti positivi anche sugli altri ambiti della sanità”.

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