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Ucraina, l’esperto: “Dopo il ritiro russo da Kherson si può trattare”

Intervista al politologo russo Fedor Krasheninnikov: "Putin ha presentato quella che di fatto è una sconfitta come una concessione. Della guerra siamo tutti stanchi, non può durare all'infinito"

Pubblicato:10-11-2022 14:19
Ultimo aggiornamento:10-11-2022 17:03

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ROMA – Il ritiro da Kherson è l’occasione per rilanciare la trattativa per un cessate-il-fuoco in Ucraina: lo sottolinea Fedor Krasheninnikov, editorialista e politologo russo, dallo scorso anno in Lituania, in un’intervista con l’agenzia Dire. “Il governo di Mosca ha presentato quella che di fatto è una sconfitta come una concessione, per preparare il terreno a un negoziato” la tesi dell’esperto, giù autore per testate nazionali come Vedomosti o Ekho Moskvy, emittente critica nei confronti del Cremlino, costretta quest’anno a sospendere le sue trasmissioni radio.

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Krasheninnikov continua, sottolineando la necessità di verificare che agli annunci sul ritiro seguano i fatti e menzionando direttamente poi il presidente Vladimir Putin: “Conta sul fatto che i partner occidentali di Kiev dicano agli ucraini che i russi non ridaranno mai indietro tutto il territorio occupato, che hanno dato loro Kherson e che allora bisogna frenare e cominciare a trattare, perché della guerra siamo tutti stanchi, non può durare all’infinito e sta già pesando sull’economia dell’Europa e del mondo“.


Originario di Yekaterinburg, nella regione degli Urali, Krasheninnikov aveva organizzato negli anni scorsi nella sua città manifestazioni e proteste su temi sia ambientali che politici. Tra le sue pubblicazioni anche un romanzo distopico risalente al 2016, dal titolo ‘Dopo la Russia’.

“IN RUSSIA L’OPPOSIZIONE SONO I GIOVANI”

Giusto sanzionare i responsabili della guerra, ingiusto colpire i giovani russi che vogliono la pace, sia che cerchino asilo all’estero sia che rischino in patria, magari di finire al fronte: parole e pensieri di Fedor Krasheninnikov, editorialista e politologo esule in Lituania. Il suo, in un’intervista con l’agenzia Dire, è anzitutto un appello per i giovani. “Sono loro la vera opposizione al governo di Vladimir Putin – dice Krasheninnikov – La grande maggioranza di coloro che vivono nelle grandi città hanno una consapevolezza e una visione europea; sono aperti al mondo e purtroppo ora si ritrovano a dover scegliere cosa fare, se restare in Russia e rischiare magari di finire al fronte oppure invece andare via, peraltro solo nei Paesi che sono disposti ad accoglierli”.

Il politologo critica lo stop agli ingressi di cittadini russi imposto da alcuni Paesi dell’Ue. “Sono d’accordo sulle sanzioni adottate nei confronti dei responsabili della guerra, dei burocrati e degli ufficiali dell’esercito” sottolinea Krasheninnikov. “Credo che sia invece un grande errore punire tutti i cittadini in modo indiscriminato, impedendo loro di raggiungere l’Europa, come chiedono di fare alcuni Paesi del Baltico e dell’Europa centrale”. Secondo Krasheninnikov, “quello che si sta compiendo è un errore enorme“. I giovani russi che non vogliono la guerra vanno sostenuti, aggiunge il politologo, “perché saranno loro il futuro del Paese”.

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