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Famiglia, a Roma le donne scendono in piazza: “No alla controriforma del ddl Pillon”

Centri antiviolenza, associazioni per i diritti delle donne, sindacati, ong, movimenti, comitati cittadini in piazza per dire no al ddl Pillon

Pubblicato:10-11-2018 12:00
Ultimo aggiornamento:17-12-2020 13:46

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ROMA – ‘No alla controriforma di separazione e affido’. Centri antiviolenza, associazioni per i diritti delle donne, sindacati, ong, movimenti, comitati cittadini, tutti in piazza a Roma per dire no al disegno di legge Pillon e agli altri tre ddl in discussione al Senato e chiederne il ritiro.

La Capitale si unisce alle altre 50 piazze in tutta Italia con l’iniziativa a piazza della Madonna di Loreto organizzata dall’Unione donne italiane, dalla D.I.Re (Donne in rete contro la violenza) e da Non una di meno, con il coordinamento nazionale della Cgil, mobilitando diverse centinaia di persone.


In piazza, tra bandiere e striscioni di sindacati e associazioni, anche un banchetto per raccogliere firme contro il ddl Pillon che ha visto l’adesione tra gli altri del presidente della Regione Lazio e candidato segretario del Pd, Nicola Zingaretti, presente alla manifestazione. Con le associazioni anche diversi esponenti ed eletti del centrosinistra a tutti i livelli, dalle consigliere regionali Marta Leonori e Marta Bonafoni all’ex deputato dem Marco Miccoli.

Come ha spiegato dal palco montato per l’occasione di fronte al Vittoriano la responsabile nazionale dell’Udi, Giulia Potenza, “ci siamo mobilitate fin da giugno, quando abbiamo avuto notizia di questo disegno di legge che per noi è sbagliato in tutti i suoi punti e va ritirato senza emendamenti. È retrogrado nei confronti del diritto di famiglia, tenta di riformare la legge 54 sull’affidamento condiviso non tenendo in conto l’interesse del minore. È invece dannoso, perché mette il minore in una situazione di affidamento paritetico forzato senza tenere conto delle sue esigenze di fatto né di quelle dei genitori”.

Il ddl, ha sottolineato Potenza, “impone il mediatore familiare obbligatorio, non tiene in considerazione i casi di violenza domestica che sono all’ordine del giorno. Introduce la Pas, la sindrome di alienazione parentale, una teoria che non ha fondamento scientifico, che solo alcuni tribunali applicano ma è illegittima, sconfessata sia dalla Cassazione che da medici e psicologi. Se diventa parte di una legge diventa ‘obbligatoria’, ed è un pericolo vero e proprio in caso di separazione conflittuali o con violenza: sposta l’attenzione dal genitore abusante, che in genere è il padre, alla madre che viene considerata ‘alienante'”.

“Il ddl- aggiunge- contiene norme che possono sembrare neutrali, ma calandole nel contesto emerge un disegno strutturato per depotenziare la donna in quanto soggetto economicamente più debole anche nelle dinamiche di violenza”.

“Il mediatore obbligatorio, infine, è sbagliato perché non serve una terza figura in un contesto già delicato di per sé, poi è a pagamento- ha concluso Potenza- E’ una sorta di ricatto che disincentiva il coniuge più debole economicamente e psicologicamente, che in genere è la donna, a intraprendere una separazione”.

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