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Energia. “2000 posti a rischio”, la Sardegna insorge su Terna

Mancato riconoscimento regime di essenzialità di Portotorres, Portovesme e Ottana, colpirà circa 2.000 lavoratori". Così Giacomo Migheli della Filctem Cgil

Pubblicato:10-11-2015 16:54
Ultimo aggiornamento:16-12-2020 21:33

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CAGLIARI – “È difficile stabilire un numero esatto, ma il mancato riconoscimento del regime di essenzialità per le centrali di Portotorres, Portovesme e Ottana, colpirà circa 2.000 lavoratori“. Così alla “Dire” Giacomo Migheli, segretario regionale della Filctem Cgil, l’organizzazione sindacale che riunisce i lavoratori del settore minerario, chimico, tessile, energetico e manifatturiero, annunciando che domani alle 17 ci sarà un incontro con i sindacati nella sede di Confindustria per fare il punto della situazione.

Centrale termoelettrica di Fiume Santo

Centrale termoelettrica di Fiume Santo

“Stiamo parlando sicuramente di migliaia di persone, perché ai lavoratori diretti dobbiamo sommare tutto l’indotto che ruota introno alle tre centrali- spiega Migheli-. Tra le tre, quella di Ottana è la più piccola, parliamo di circa 200 persone tra diretti e indiretti- mentre la centrale Enel del Sulcis e quella di Fiumesanto determineranno delle ricadute dal punto di vista occupazionale misurabili con grandezze più ampie. Il punto è che oltre all’essenzialità per queste tre centrali- continua- stiamo aspettando anche il bando del Governo sulla interrompibilità che interessa diciotto aziende sarde, tra le quali la Portovesme Srl, e anche di altri settori della ceramica e dell’agroalimentare. Quindi il problema dell’energia riguarda la vita, non solo di queste tre centrali, ma anche di tutte quelle aziende che hanno un costo energetico molto ampio”.

Confindustria “ha chiesto un incontro con i sindacati perché anche loro sono molto preoccupati- conclude il segretario Filctem- perché, ripeto, oltre alle tre centrali, questa questione riguarda altre 18 imprese sarde, e in generale il tema della essenzialità e della interrompibilità riguarda tutte le imprese sarde, da nord a sud. Ascolteremo dunque quello che avrà da dirci il presidente Scanu e poi decideremo congiuntamente tra Cgil Cisl e Uil un’iniziativa a carattere regionale”. Sulla vicenda delle tre centrali energetiche intervengono nel frattempo anche i Rossomori, che hanno presentato un’interrogazione al presidente della Giunta Francesco Pigliaru, con richiesta di risposta in Aula: “Questa situazione determina la chiusura delle centrali elettriche sarde con un probabile immediato azzeramento dei livelli occupazionali, determinando inoltre un potenziale abbassamento dei livelli di sicurezza elettrica della Sardegna, esponendo il sistema elettrico sardo, in quanto “regione insulare”, a problematiche gestionali che possono esporre ad alte criticità rispetto alle esigenze locali- scrivono i consiglieri Emilio Usula e Paolo Zedda-. La dismissione produttiva nell’ area di Ottana determina l’ azzeramento di ogni sforzo per il rilancio della filiera chimica del Pet, che legano insieme Ottana e Sarroch, con risvolti occupazionali e di mancato sviluppo non sopportabili socialmente ed economicamente”.


di Andrea PianaGiornalista

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