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Il Papa a Prato sprona contro “il cancro dello sfruttamento e il veleno dell’illegalità”

Su piazza Duomo, gremita come nessun altro scorcio di Prato, il Pontefice sa di non poter stabilire un migliore collegamento sentimentale fra sé e la città

Pubblicato:10-11-2015 10:16
Ultimo aggiornamento:16-12-2020 21:33

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PRATO – “La sacralità di ogni essere umano richiede per ognuno rispetto, accoglienza e un lavoro degno“. Su piazza del Duomo, gremita come nessun altro scorcio di Prato, il Pontefice sa di non poter stabilire un migliore collegamento sentimentale fra sé e la città. E il pubblico, i pratesi, rispondono con un applauso e uno sventolio di bandierine gialle e bianche, le migliaia di insegne vaticane distribuite alle prime avvisaglie del mattino. È in questo frangente che il Pontefice diffonde il messaggio chiave della mattinata, una censura dello sfruttamento della manodopera partendo dalla memoria del rogo di via Toscana del dicembre 2013: “Mi permetto di ricordare i 5 uomini e le 2 donne morti due anni fa a causa di un incendio della zona industriale di Prato– afferma-. Dormivano all’interno dello stesso capannone, nel quale hanno ricevuto un piccolo dormitorio di cartone e di cartongesso per sfruttare l’altezza della struttura”. Un episodio che Papa Francesco definisce “la tragedia dello sfruttamento e delle condizioni inumane e questo non è lavoro degno. La vita di ogni comunità- aggiunge- esige che si combattano fino in fondo il cancro della corruzione, il cancro dello sfruttamento e il veleno dell’illegalità. Dentro di noi e insieme agli altri, non stanchiamoci mai di lottare per la verità”.

L’altro contenuto di attualità del discorso che scandisce Bergoglio dal Pulpito di Donatello della cattedrale del Duomo di Prato è un ringraziamento alla comunità per l’opera infaticabile di integrazione culturale e di accoglienza, caratterizzata oggi anche dal flusso di profughi che fuggono dalla guerra in Siria: “Vi ringrazio per gli sforzi costanti che la vostra comunità attua per integrare ciascuna persona, contrastando la cultura dell’indifferenza e dello scarto- evidenzia-. In tempi segnati da incertezze e paure, sono lodevoli le vostre iniziative a sostegno dei più deboli e delle famiglie, che vi impegnate anche ad adottare. Mentre vi adoperate nella ricerca delle migliori possibilità concrete di inclusione, non scoraggiatevi di fronte alle difficoltà. Non rassegnatevi davanti a quelle che sembrano difficili situazioni di convivenza; siate sempre animati dal desiderio di stabilire dei veri e propri patti di prossimità”. Due riferimenti non scontati da parte del capo della Chiesa a Prato. Ancor più significativo è il “grazie” col quale chiosa la veglia di preghiera che ha accompagnato il suo arrivo da parte dei giovani della Diocesi nella chiesa di San Francesco, a meno di duecento metri dalla cattedrale. L’intensità emotiva, del resto, è probabilmente il dato più denso del passaggio di Francesco. Più della fredda contabilità dei presenti, che può essere stimata in circa 10 mila persone fra l’afflusso nella piazza del Duomo e le ali di folla che accompagnano il corteo dal Lungobisenzio, a fare la differenza è stata la capacità inedita di vivere la vigilia da parte dei fedeli, in strada fin dalla notte.

di Carlandrea Adam PoliGiornalista


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