ROMA – Si osserva “una evidente tendenza regressiva del rispetto di quei principi di tutela delle popolazioni civili che sono un imperativo morale e fondamento del diritto internazionale umanitario“: a denunciarlo il presidente della Repubblica Sergio Mattarella, in un messaggio inviato al Congresso umanitario al via oggi a Roma, promosso dall’ong Intersos. Il testo è stato letto in apertura dei lavori, all’Ara Pacis. “Il moltiplicarsi di crisi umanitarie di inedita gravità e la espulsione delle organizzazioni umanitarie dai teatri di guerra”, sottolinea Mattarella, “indicano una evidente tendenza regressiva del rispetto di quei principi di tutela delle popolazioni civili che sono imperativo morale e fondamento del diritto internazionale umanitario”.
MATTARELLA: RICONOSCERE IL DIRITTO DEL SISTEMA UMANITARIO
“A fronte di crisi che si trasformano in emergenze permanenti, il sistema umanitario è chiamato non solo a rafforzare la propria capacità di risposta ma anche a pretendere con forza che venga riconosciuto il proprio diritto di presenza e interlocuzione nei conflitti“: così il presidente della Repubblica Sergio Mattarella, nel messaggio diffuso oggi e indirizzato al Congresso umanitario.
INTERSOS DENUNCIA: BASTA VIOLARE IL DIRITTO UMANITARIO
“Violare il diritto internazionale umanitario con un’impunità assoluta sta purtroppo diventando la normalità“: lo denuncia Konstantinos Moschochoritis, direttore generale di Intersos, in un’intervista con l’agenzia Dire. Al centro del colloquio l’evoluzione del quadro geopolitico nell’ultimo anno, in particolare rispetto alla cooperazione e all’assistenza delle comunità e dei Paesi più vulnerabili. “Il bilancio è preoccupante perché l’aiuto umanitario ha perso quasi il 40 per cento dei fondi necessari per supportare quasi 300 milioni di persone bisognose di assistenza umanitari” la premessa di Moschochoritis. Un riferimento, il suo, anche ai tagli decisi dagli Stati Uniti nei trasferimenti agli organismi multilaterali e nelle loro stesse iniziative, in passato gestite dall’agenzia Usaid. Il direttore generale di Intersos aggiunge: “D’altra parte, quest’anno è stato caratterizzato da gravi violazioni del diritto umanitario internazionale, vale a dire delle leggi che proteggono i civili che sono intrappolati in contesti di guerra: purtroppo diventa la normalità violare diritto internazionale umanitario con impunità assoluta”. L’occasione dell’intervista è il Congresso umanitario promosso da Intersos, un’organizzazione della società civile, all’Ara Pacis.

GROENEWALD (VOICE): BENE LA TREGUA, MA ORA SUBITO AIUTI A GAZA
Una buona notizia, che deve tradursi però subito in un maggior accesso agli aiuti umanitari per le vittime del conflitto nella Striscia di Gaza e in prospettiva in una stagione di pace per l’intero Medio Oriente: così Maria Groenewald, direttrice dell’alleanza di ong europee Voice, sull’intesa per un cessate il fuoco concordata da Israele e Hamas. Dell’esito dei negoziati in Egitto si è parlato con l’agenzia Dire a margine del Congresso umanitario, promosso a Roma dall’ong Intersos. “E’ una buona notizia, senz’altro” sottolinea subito Groenewald. “Con le nostre organizzazioni abbiamo chiesto a lungo un cessate il fuoco: ora, certo, serve la pace per la regione nel lungo periodo“. La direttrice di Voice aggiunge: “Abbiamo davvero la chance di avere più accesso per gli operatori delle ong per dare supporto alla popolazione e ai civili che soffrono”.

STOKES (MSF): ISRAELE SENZA LIMITI A GAZA, CON LE MANI LIBERE
Nessuna “green line”, dunque nessun limite o confine operativo preciso, come avere di fatto “mani libere”: è questo il termine utilizzato oggi da Christopher Stokes, consulente e negoziatore di Medici senza frontiere (Msf), in merito alla condotta dell’esercito israeliano nella Striscia di Gaza. La testimonianza dell’esperto è stata portata al Congresso umanitario, organizzato dall’ong Intersos all’Ara Pacis, a Roma. “In alcune conversazioni che mi è capitato di avere mi è stato riferito off the record che non c’era alcuna ‘linea verde’” ha detto Stokes. “C’era già stato l’incontro di febbraio a Washington tra il primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu e il presidente americano Donald Trump”. Secondo l’esperto, l’assenza di una “green line” – anche rispetto alla carestia indotta a Gaza – è stata un segno distintivo dei rapporti tra il governo di Tel Aviv e la nuova amministrazione statunitense. Allo stesso tempo, però, Stokes ritiene che sarebbe “un errore” credere che, dal passaggio dalla presidenza di Joe Biden a quella di Trump, “sia cambiato tutto”.

OUOBA (BURKINA FASO): RICONOSCERE IL RUOLO DELLE ONG LOCALI
Rivedere il rapporto tra il globale e il locale anche nell’assistenza umanitaria, su un piano finanziario e di metodo di lavoro: è questo l’appello di Yembuani Yves Ouoba, direttore esecutivo di Tin Tua, un’organizzazione della società civile del Burkina Faso. L’occasione della sua riflessione è il Congresso umanitario, promosso dall’ong Intersos all’Ara Pacis. Secondo Ouoba, coordinatore di progetti centrati sul diritto all’istruzione e alla formazione, va ripensata la relazione tra i donatori internazionali e le reti locali. “C’è stato un impegno a portare fino al 25 per cento la quota di fondi a disposizione delle ong nazionali, ma a oggi siamo a meno del 3 per cento” denuncia il direttore. “È comunque importante anche il modo, a partire dal riconoscimento del valore aggiunto rappresentato dalle realtà locali, che devono essere in grado di dare risposte e pianificare le proprie attività sul territorio”.
Uno dei nodi, non solo in Burkina Faso, è appunto la capacità di intervenire in modo strategico. “Oggi i fondi per l’assistenza umanitaria sono stanziati con orizzonti temporali che vanno dai tre ai sei o ai nove mesi” sottolinea Ouoba. “Serve invece una prospettiva che superi l’anno, per rafforzare le organizzazioni e i partner locali: solo così si potrà realizzare quello che definisco un cambiamento negli equilibri di potere”. Secondo il direttore, il problema è anche di mentalità. “Purtroppo c’è questa idea che quando qualcuno fa un dono non si possa fare nient’altro che ringraziare” dice Ouoba. “Si dovrebbe invece capire che l’aiuto è qualcosa che serve sempre in due sensi, e che c’è sempre una doppia direzione”. Tin Tua è un’organizzazione non governativa di diritto burkinabé, con oltre 30 anni di attività. E’ stata fondata nel 1989 e si è impegnata in particolare al fianco delle comunità delle regioni centrali e orientali del Paese. Molte delle sue attività hanno riguardato la formazione, in particolare dei contadini.







