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I manifesti Pro Vita sono “illeciti”, il Comune di Bologna li vuole staccare

Il Comune di Bologna ha chiesto un parere legale per poi arrivare alla rimozione dei manifesti Pro Vita: contengono "stereotipi inaccettabili" e sono "lesivi della dignità"

Pubblicato:10-10-2022 18:15
Ultimo aggiornamento:10-10-2022 18:15

manifesti pro vita
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BOLOGNA – I manifesti “Pro Vita” sono da paragonarsi alla stregua di “illeciti amministrativi” e per questo sono stati segnalati al Codice di autodisciplina pubblicitaria. Non solo. È stato chiesto anche un parere legale per poterli rimuovere. Ad avviare la battaglia è il Comune di Bologna, che prende le distanze così dai manifesti diffusi sul territorio nazionale dal Movimento Pro Vita. Cartelloni che secondo l’amministrazione comunale sotto le Due torri sono “lesivi della dignità, delle libertà politiche e della libera espressione di genere“, oltre a proporre “stereotipi inaccettabili” e a diffondere “idee discriminatorie”.

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“STEREOTIPI INACCETTABILI”

A sostenerlo è la vicesindaca Emily Clancy, ricordando che si tratta di manifesti “rivolti contro una fantomatica teoria ‘gender. Come altri apparsi negli scorsi mesi in tema di aborto, non sono rappresentativi del sentire dell’amministrazione e appaiono su bacheche comunali poiché seguono un iter autorizzativo che non prevede un controllo preventivo”, ci tiene a precisa Clancy. Secondo il Comune di Bologna, però, sono appunto “lesivi della dignità, delle libertà politiche e della libera espressione di genere, propongono stereotipi inaccettabili e diffondono idee discriminatorie”. Per questo, spiega la vicesindaca, Palazzo D’Accursio ha chiesto “un parere legale per procedere all’eventuale rimozione, in caso di interpretazione positiva”.


COSA DICE LA LEGGE

Clancy fa riferimento in particolare alla legge 156 del 2021, di conversione del cosiddetto decreto Infrastrutture. L’articolo uno, comma quattro bis recita: “È vietata sulle strade e sui veicoli qualsiasi forma di pubblicità il cui contenuto proponga messaggi sessisti o violenti o stereotipi di genere offensivi o messaggi lesivi del rispetto delle libertà individuali, dei diritti civili e politici, del credo religioso o dell’appartenenza etnica oppure discriminatori con riferimento all’orientamento sessuale, all’identità di genere o alle abilità fisiche e psichiche”.

“VOGLIAMO MODIFICARE IL REGOLAMENTO COMUNALE PER IMPEDIRE CHE RICAPITI”

Alla luce di questo testo di legge, sostiene Clancy, “pur se manchevole di decreti attuativi, riteniamo che il divieto indicato dalla normativa vigente sia una norma proibitiva, che introduce un divieto legale riferito a una attività che viene ritenuta illecita, più precisamente un illecito amministrativo sanzionato ai sensi del successivo comma 11 con una somma da 430 a 1.731 euro”. Allo stesso tempo, prosegue la vicesindaca di Bologna, “ci stiamo ponendo il tema di come inserire correttivi agli attuali regolamenti comunali in materia di pubbliche affissioni, affinché non si debbano ripetere episodi di questo tipo. I nostri regolamenti prevedono già l’adesione al Codice di autodisciplina pubblicitaria messo a punto dall’Istituto dell’autodisciplina pubblicitaria-Iap, al quale abbiamo già provveduto a segnalare le affissioni”, spiega Clancy.

(L’immagine del manifesto è tratta dal sito del movimento Pro Vita nella pagina in cui lanciano la campagna contro la diffusione della cultura gender nelle scuole)

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