NEWS:

In sella a due Ducati in giro per il mondo. Ma 60 anni fa. Ecco ‘Road map’

Leopolto Tartarini e Giorgio Monetti partirono con due motociclette, una camera 16mm e una mappa tascabile.

Pubblicato:10-10-2018 13:35
Ultimo aggiornamento:17-12-2020 13:39
Autore:

FacebookLinkedInXEmailWhatsApp

https://vimeo.com/65475833

BOLOGNA – “Superati brillantemente catena Ande a metri 4.000. Stop. Comportamento moto miracoloso. Noi benissimo. Poldino Giorgio”. Era il 15 aprile del 1958 e questo telegramma, poche parole per far sapere a casa che stavano bene, fu spedito a Bologna da Bogotà. Leopoldo Tartarini e Giorgio Monetti si trovavano in Colombia, nella parte centrale di un viaggio che per 11 mesi li portò a percorrere più di 100.000 chilometri attorno al mondo, attraversando 35 paesi, cinque continenti e quattro rivoluzioni. Un’impresa colossale per l’epoca, affrontata in sella a due Ducati 175, raccontata in un docufilm nel 2013, “Una mappa per due”, che per la prima volta ha messo ordine nell’abbondante materiale girato da Tartarini (scomparso tre anni fa) e Monetti in 16 millimetri durante il loro giro del mondo e che ora, a sessanta anni esatti, è confluito in un nuovo volume illustrato, Road Map, da quel ‘folle’ viaggio.

Per la prima volta le due moto in esposizione

Il libro (edito da Lullabit), che oltre al film realizzato dalla casa di produzione Popcult raccoglie documenti inediti, telegrammi, fotografie e lettere, è stato presentato nei giorni scorsi in Ducati. E la vera notizia è che le moto con cui Poldino e Giorgio fecero il giro del mondo saranno ora esposte, per la prima volta, nel museo delle ‘Rosse’, a Borgo Panigale, fino al prossimo 7 gennaio. Di fatto tornano a casa, al termine di un percorso che forse è stato più accidentato di quello compiuto dai due giovanotti bolognesi più di mezzo secolo fa. Partiti il 20 settembre del 1957 da Bologna, arrivarono in via Cavalieri Ducati, accompagnati in trionfo da centinaia di moto, il 5 settembre dell’anno dopo.


Guerre e rivolte attraverso i loro occhi

Giuseppe Montano, direttore generale della Ducati Meccanica, inviò molti telegrammi di incoraggiamento ai due ragazzi . “Tenete duro”, li esortava nei momenti più duri della lunga avventura attorno al globo. Quando tornarono, con le moto dalle brillanti carene rosse coperte di scritte, fango e ammaccature, li accolse così: “Abbiamo sostato con voi all’addiaccio nelle foreste e nei deserti. Sappiamo delle vostre risa e delle vostre lacrime… abbiamo sentito con voi il crepitare notturno delle mitragliatrici di Siria e di Indonesia. Le urla di rivolta in Venezuela, abbiamo tremato e pregato per voi e per il vostro passaggio in questo mondo inquieto, dove gli uomini si combattono perchè non si conoscono, dove il vostro nastro, altissima missione di civiltà, è passato intatto, con l’aiuto di Dio, attraverso l’insensata barbarie che i popoli erigono ancora tra di loro ad aumentare la loro solitudine e la loro paura”.

Sulle Ande? Moto portate a braccia in salita e discese a motore spento

Del resto, in quegli undici mesi capitò un po’ di tutto. “In Siria abbiamo passato dei brutti momenti, perchè c’è la guerra e ci sono i partigiani su tutte le montagne che saltavano fuori con i mitra e ce li spianavano addosso. Ci hanno detto di seguirli più di una volta. Ci hanno interrogati”, raccontava Poldino alla mamma in un nastro magnetico inviato a casa da Bagdad. “Appena sentono che uno è italiano, lasciano passare dappertutto. Anche nel deserto ci hanno fermato varie volte, prima ancora di dire dove andiamo e cosa facciamo, diciamo che siamo italiani e molte volte ci hanno detto ‘ok’ e ci hanno lasciato andare”, rassicurava Monetti nella stessa registrazione. In Indonesia, a Giakarta, dopo la strage di olandesi e cinesi, vennero arrestati come sospette spie e poi liberati dal gruppo di Sukarno salito al potere, in Venezuela furono bloccati per giorni alla frontiera a causa della rivolta che portò Joselino Betancourt alla guida del Paese. In salita sulle Ande e sull’Aconcagua si spingevano a vicenda o si alternavano a portare le moto a braccia, facendo le discese in folle o a motore spento

“Siamo partiti con una cartina del mondo”

Giorgio Monetti

E pensare, ha raccontato Monetti alla presentazione di Road Map, che la preparazione al giro del mondo è consistita in alcune uscite in moto sui colli bolognesi. “Giravamo su per le colline e per i campi. Non ci siamo resi di conto di quello che poteva essere. Allora era già un’impresa arrivare in Turchia. Non c’erano mappe. È  una cosa da matti. Siamo partiti con una cartina del mondo, un dito copriva 3.000 chilometri”, spiega.

Monetti era uno studente, appassionato di motori e viaggiatore. Grande amico, per quanto diversi per estrazione e formazione, di Leopoldo, che invece era già un affermato campione motociclistico. Dopo un incidente, però, fu costretto a rinunciare alle gare, ma propose a Ducati, alla quale era legato da un contratto da pilota, un’impresa alternativa. “Dovevo smettere di correre, ma non potevano impedirmi di fare il giro del mondo”, racconta nel film.

Tartarini e l’avventura di Italjet

Poco dopo il giro del mondo, le strade di Ducati e Tartarini si separarono. Il pilota fonda nel 1959 un’altra storica azienda bolognese delle due ruote, Italjet, e da allora le due realtà  hanno convissuto da concorrenti. Sta di fatto che le Ducati 175 che fecero l’impresa tornano ora per la prima volta a Borgo Panigale. Gli archivi della casa motociclistica ancora oggi conservano ampia documentazione del viaggio di Tartarini e Monetti, materiale che è servito ad arricchire il racconto del loro viaggio.

Documenti, foto e i vecchi filmati restaurati

Il docufilm e il volume sono stati realizzati grazie al sostegno del pubblico attraverso una campagna di crowdfunding e alla sponsorizzazione di alcune imprese: Viaggi Salvadori, l’agenzia che 60 fa organizzò la logistica del viaggio, Air Dolomiti, Raleri (che ha celebrato l’uscita del cofanetto con una maschera da moto vintage donata ai crowdfunder) e, naturalmente Italjet. Anche la fondazione Ducati ha contribuito al restauro delle pellicole originali curato da Home Movies. Il progetto Road map include  un libro di 176 pagine con 100 foto, documenti inediti, telegrammi e lettere che i piloti si scambiavano con le famiglie e con Montano, un dvd con il restauro integrale dei filmati 16 millimetri realizzati da Tartarini e Monetti, il film “Una mappa per due” di Roberto Montanari e Danilo Caracciolo, un cd con le musiche originali del film. 




Leggi anche:

Le notizie del sito Dire sono utilizzabili e riproducibili, a condizione di citare espressamente la fonte Agenzia DIRE e l’indirizzo www.dire.it