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Presentato a Roma il rapporto dell’Ong per la campagna ‘Indifesa’

ROMA - "Quello che ricordo della mia infanzia e' la casa della mia famigli adottiva, un gruppo di

Pubblicato:10-10-2017 16:17
Ultimo aggiornamento:17-12-2020 11:46

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ROMA – “Quello che ricordo della mia infanzia e’ la casa della mia famigli adottiva, un gruppo di persone che vivevano insieme. Mi avevano trovato in strada e gli avevo fatto pena. Ero una orfana. Se volere bene significa dare un pezzo di pane, allora posso dire che mi hanno voluto bene. Non mi picchiavano spesso e lavoravo per loro. Ma non posso scordare cosa mi hanno fatto. Avevo 13 anni quando mi chiusero in una stanza, arrivo’ un uomo grande e mi dissero che dovevo sposarlo.

Vorrei dimenticare quel giorno e quell’estraneo diventato il mio padrone. Aveva 50 anni e mi ha rubato l’infanzia. Io un marito non lo volevo ma per loro il matrimonio era un buon affare. Non avevo una dote, la mia unica dote era la mia infanzia”. Sabir, 15 anni, e’ una delle tante spose bambine raccontate nel dossier della campagna ‘Indifesa’, promossa dall’associazione Terre des Hommes, membro della coalizione internazionale Girls Not Brides, impegnata nel contrasto della pratica dei matrimoni precoci e nell’assistenza delle spose bambine.
Ogni anno almeno 15 milioni di bambine e adolescenti sono costrette a sposarsi con uomini molto piu’ grandi di loro. Ogni due secondi una bambina o ragazza con meno di 18 anni diventa una baby sposa, con gravi conseguenze per la sua salute e il suo sviluppo. Secondo un recente studio della World Bank, la scomparsa dei matrimoni precoci si potrebbe tradurre in un risparmio pari a 566 miliardi di dollari (nel 2030) dovuto alla riduzione delle spese per il welfare dei singoli Stati.

 


Da baby spose a baby mamme il passo e’ breve: nel 2016 sono state registrate 21 milioni di gravidanze tra le ragazze di eta’ compresa tra i 15 e i 19 anni che vivono nei Paesi in via di sviluppo e nel 49% dei casi si tratta di gravidanze non cercate. E ancora, ogni anno, circa 70 mila ragazze muoiono a causa del parto e delle complicanze legate alla gravidanza. Tra le violazioni dei diritti delle bambine ci sono anche quelle legate a conflitti e trafficking: sono circa 100.000 le bambine soldato, mentre delle 2,4 milioni di persone vittime di tratta le bambine rappresentano ben il 20%.

Durante la presentazione del rapporto ‘Indifesa’, avvenuta questa mattina a Roma, e’ intervenuta Elisabetta Mancini, direttore Ufficio Affari Generali – Direzione Centrale Anticrimine della Polizia di Stato: “Non dobbiamo pensare che questo fenomeno non ci riguardi. Ultimamente siamo riusciti a salvare una ragazzina di origine serba venduta per 15.000 a un francese. Periodicamente quest’uomo veniva in Italia per controllare il suo peso e la sua verginita’. Viveva chiusa in casa per evitare che parlasse con i suoi coetanei. E’ riuscita pero’ a chattare con un ragazzino che ha lanciato l’allarme. Il matrimonio precoce e’ un problema culturale. La nostra divisa vuole essere uno scudo di protezione per queste bambine ma non vogliamo intervenire quando l’irreparabile e’ gia’ successo.

Giriamo l’Italia con la campagna “Questo non e’ amore” per far emergere il sommerso. Spesso non denunciano perche’ hanno paura.
Anche i centri antiviolenza ci aiutano a far sentire queste ragazze meno sole”.

(www.redattoresociale.it)

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