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A Venezia 78 musica, politica e paternità nel documentario su Fabrizio De André

Presentato fuori concorso il documentario 'DeAndré#DeAndré. Storia di un impiegato'

Pubblicato:10-09-2021 19:26
Ultimo aggiornamento:10-09-2021 19:27

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VENEZIA – Il concept album ‘Storia di un impiegato’ di Fabrizio De André prende vita sul grande schermo, grazie a un documentario diretto da Roberta Lena, che precedentemente aveva anche curato la regia dell’omonimo spettacolo teatrale di Cristiano De André, portato in tour per due anni. Il film, al cinema solo il 25, 26, 27 ottobre con Nexo Digital, è un percorso musicale e visivo attraverso quei concerti dal vivo, repertori di lotte sociali, memorie storiche, familiari e filmati inediti.

“L’arte è sicuramente atemporale, emoziona al di là del tempo, come la Gioconda di Da Vinci. Credo che le canzoni di mio padre creeranno le stesse emozioni anche tra cento, mille anni. Lui vedeva già il futuro, con le sue parole poetiche riusciva a dare una visione molto alta del mondo. Ho voluto riprendere ‘Storia di un impiegato’, che aveva scritto nel 1973 ispirandosi al maggio francese, perché ho trovato delle analogie con il presente”, ha dichiarato Cristiano De André oggi al Lido durante la presentazione del documentario ‘DeAndré#DeAndré. Storia di un impiegato’ fuori concorso alla Mostra del Cinema di Venezia. “Si sta perdendo l’umanità, la compassione verso il prossimo, soprattutto verso i più deboli, i senza voce, i diversi, quelli di cui parlava mio padre. Nella politica e in una certa informazione c’è chi alimenta questo odio per interessi personali. Ci portano a scambiare democrazia per dittatura e viceversa. Bisogna stare attenti altrimenti si diventa vittime del complottismo e della manipolazione”, ha dichiarato ancora il cantautore intervistato dall’agenzia Dire.

Il film, oltre a portare il messaggio politico di Fabrizio De André e la sua musica, racconta anche il rapporto di un padre con suo figlio.Era un’idealista. Era convinto di poter cambiare il mondo in meglio ed era molto concentrato su questo. Ci lavorava notte e giorno, perciò non aveva molto tempo per gli altri, per me e le persone che aveva intorno. Doveva scrivere per tutti quanti, per il mondo, e quindi conflitti ci sono stati, anche indifferenza, ma in realtà poi ho scoperto che non lo era. Porto le opere di mio padre perché credo che un sogno collettivo e pulito possa influenzare il futuro come il passato”.


“Fabrizio De André è stato un dono- ha dichiarato alla Dire l’ex compagna e produttrice del documentario Dori Ghezzi-. Non tutti hanno una dialettica e un pensiero così profondo, ma soprattutto Fabrizio riusciva a indirizzare gli altri senza condizionarli. Dava semplicemente la sua opinione. Non è mai stato un moralista, ha sempre detto apertamente ciò che pensava anche contro i giudici, senza mai offendere però. E questa è stata la sua forza, è amato soprattutto da chi in qualche modo è stato ripreso”.

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