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Siria, ritrovati oltre 4mila corpi nelle fosse comuni dell’Isis: “Aiutateci a identificarli”

Cresce il sospetto che tra le centinaia di corpi ritrovati ci siano le migliaia di civili arrestati e/o scomparsi negli anni in cui lo Stato islamico controllava quelle aree

Pubblicato:10-09-2020 13:21
Ultimo aggiornamento:17-12-2020 19:51

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ROMA – Una rete di attivisti siriani fa sapere che nei territori un tempo controllati dal gruppo Stato islamico (Isis), nel nord-est della Siria, sono state rinvenute 28 fosse comuni, da cui sono stati portati alla luce già 4.000 corpi.

Le fosse sono state individuate nei cimiteri, ma anche in parchi pubblici e alcune persino nei cortili delle scuole e degli ospedali. Le province coinvolte sono in particolare quelle di Raqqa, Hasakah e Deir Ezzor. Il gruppo di ricercatori ha diffuso anche una mappa in cui è indicata l’esatta posizione delle fosse comuni, disponibile al link https://truthafterisis.org/en/the-search-for-truth/.

A divulgare il report è stato il gruppo Syria Justice and Accountability Centre (Sjac), che lavora per far luce sulle persone disperse durante l’occupazione dell’Isis. Gli islamisti, hanno riferito i famigliari contattati dal Sjac, arrestavano quotidianamente le persone, spesso accusate di essere “infedeli” e di tradire l’ideologia propugnata dal gruppo.


Il Centro fa inoltre sapere che sono stati individuati 57 centri di detenzione dell’Isis, all’interno di tre dei quali sono state rinvenute alcune delle fosse. Tra gli attivisti cresce dunque il sospetto che le centinaia di corpi ritrovati ci siano le migliaia di civili arrestati e/o scomparsi negli anni in cui lo Stato islamico controllava queste aree e che le persone siano state uccise durante la prigionia.

Delle 4.000 salme esumate, però, gli attivisti non riescono a eseguire l’identificazione per mancanza di risorse e personale preparato. Per questo il Sjac, insieme all’associazione The Syria Campaign, ha lanciato oggi la campagna Searching for Truth after Isis (Cercare la verità dopo l’Isis) per esortare la comunità internazionale a intervenire.

“Migliaia di persone sono state sequestrate durante l’occupazione dell’Isis e di loro si è persa ogni traccia” denunciano i responsabili della campagna, convinti che sia indispensabile “identificare i corpi per dare risposte ai familiari delle vittime”.

Yaser Khamis, a capo di uno dei team di Sjac che lavorano sul terreno, ha dichiarato: “La cosa fondamentale adesso è identificare queste persone. Dopo tre anni di lavoro, ancora riceviamo così tante richieste da parte delle famiglie che hanno visto sparire un loro caro. E’ nostro dovere identificare i corpi in modo da poter dare risposte”.

Il direttore del Sjac, Mohammad Al-Abdallah, ha aggiunto: “Un team di volontari locali sta lavorando giorno e notte per cercare indizi e conservare le prove. Viene richiesta anche un’indagine efficace sui combattenti dell’Isis detenuti“, per risalire alle uccisioni.

Sjac sta raccogliendo anche informazioni da parte delle famiglie per cercare di riconoscere i resti umani, tra cui dettagli sui vestiti o altro. “Purtroppo però molte famiglie sono state sfollate e siamo riusciti a contattarne poche” ha fatto sapere il Centro. “Le famiglie all’estero devono essere informate del lavoro che qui stiamo svolgendo in modo che possano denunciare i loro cari scomparsi”.

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