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Il turismo in Italia migliora ma non abbastanza

ROMA - In Italia, il turismo interno fatica a riprendersi dalla crisi economica; sempre più l’economia del settore è legata

Pubblicato:10-09-2018 15:05
Ultimo aggiornamento:17-12-2020 13:32
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ROMA – In Italia, il turismo interno fatica a riprendersi dalla crisi economica; sempre più l’economia del settore è legata alla crescita degli ospiti stranieri. Ospiti stranieri che ci contendiamo con i principali concorrenti europei, Francia e Spagna (rispettivamente 1a e 2a al mondo per arrivi internazionali), con Stati Uniti e Cina (rispettivamente 3a e 4a al mondo per arrivi internazionali) e con tanti paesi turisticamente emergenti che complessivamente segnano crescite significative. Per quanto riguarda gli arrivi internazionali, nel 2017, rispetto al 2016, l’Italia ha segnato +9,1%, la Spagna +8,6%, la Francia +5,1%; il nostro Paese ha superato l’incremento mondiale (+6,7%) ed europeo (+8,4%), ma è rimasto sotto quello dell’Europa mediterranea (+12,5%). La classifica di rovescia se consideriamo la crescita degli introiti finanziari prodotti dal turismo: Spagna +12,33%, Francia +11,28%, Italia +9,91%.

A livello mondiale, l’Italia si conferma, nel 2017, al quinto posto (dopo Francia, Spagna, USA e Cina) per gli arrivi internazionali e al sesto posto per gli introiti finanziari (dopo USA, Spagna, Francia, Tailandia e Regno Unito) L’andamento positivo del 2017 non basta a risolvere i problemi di fondo, che l’Italia del turismo si porta dietro, via via sempre più acuti, da quando, nel 1970, era la prima meta turistica al mondo con il 7,66% degli arrivi internazionali mondiali. Nel 1990 e nel 2000 la nostra quota di arrivi internazionali era scesa intorno al 6%; e dal 2005 tra il 4,6% e il 4,2%, con il 2017 al 4,4% D’altra parte, come visto in precedenza, i nostri arrivi internazionali producono introiti finanziari sensibilmente inferiori a quelli di molti dei principali paesi concorrenti: nel 2017, ogni arrivo vale in Italia 760 dollari USA, in Spagna 830, in Germania 1.063, nel Regno Unito 1.360, in Tailandia 1.620, negli Stati Uniti 2.700; peggio di noi la Francia con 700 dollari In termini di arrivi internazionali, dal 1990 al 2017 (tabella 6) abbiamo perduto il 28,06% della quota di mercato mondiale, meno della Francia (45,7%), più della Spagna (20,95%); sul mercato europeo la flessione è stata del 14,9%, superiore a quella della Spagna (6,45%) ma molto più contenuta di quella della Francia (35,51%).

“Dagli Anni ’70, quando l’Italia era prima al mondo, ad oggi – dichiara Mario Pusceddu, presidente di ISVRA – la domanda e l’offerta di turismo sono profondamente cambiate, ma i fondamentali turistici del nostro Paese (cultura, natura, enogastronomia) sono tali da non giustificare la posizione subalterna del nostro Paese rispetto a Francia e Spagna. Il Governo dimostri nei fatti, senza i vuoti trionfalismi del passato, di essere capace di invertire la tendenza negativa consolidatasi negli ultimi 25 anni”.



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