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Il vescovo di Rimini: “No vax tra i ricchi, mentre i poveri non hanno dosi”

Monsignor Francesco Lambiasi si domanda come ci si possa definire cristiani quando "durante un periodo di emergenza sanitaria le differenze tra Paesi ricchi e Paesi poveri si acuiscono ulteriormente"

Pubblicato:10-08-2021 15:43
Ultimo aggiornamento:10-08-2021 15:43

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RIMINI – Mentre nei Paesi occidentali si litiga sul diritto di non vaccinarsi, nel resto del mondo si nega tale diritto. È la riflessione alla quale invita i fedeli il vescovo di Rimini Francesco Lambiasi in occasione delle festività di questi giorni: San Lorenzo a Riccione, Santa Chiara domani alla Chiesa di San Bernardino a Rimini, con la sorelle Clarisse, la solennità dell’Assunta a Saiano.

Come ci si può dire fratelli se anche in un periodo di emergenza sanitaria globale, come quello che stiamo attraversando a causa della pandemia, le differenze tra Paesi ricchi e Paesi poveri si acuiscono ulteriormente, generando un divario tra le persone sempre più discriminante e drammatico?”, si interroga monsignore, ricordando che i Paesi industrializzati “già da tempo” si sono accaparrati l’80% delle dosi disponibili di vaccino contro il Covid-19. Certo, prosegue il vescovo, “va riconosciuta la legittimità della preoccupazione dei governi occidentali di garantire la salute dei loro cittadini”, tuttavia, come dichiarato dal direttore generale della Oms, Pedros Adhanon Ghebreyesus, “non possiamo accettare che Paesi che hanno già utilizzato la maggior parte dei vaccini vogliano utilizzarli ancora di più, mentre le popolazioni più vulnerabili del mondo continuano a rimanere senza protezione”.

Dati alla mano, “nei Paesi ricchi” risulta già vaccinato il 51% della popolazione, a fronte dell’1,36% dei Paesi poveri. In tutta l’Africa, prosegue Lambiasi, solo il Marocco dispone di vaccini per più del 20% della popolazione, mentre nello Zimbabwe, “dove è attivo l’ospedale della nostra Marilena Pesaresi, attualmente diretto del nostro concittadino Massimo Migani”, si arriva al 5,9%. “Noi che osiamo dirci cristiani- conclude Lambiasi- possiamo ritenerci tali solo a condizione che non ci vergogniamo del Vangelo della fraternità: Sorelle e Fratelli tutti”.


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