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Giornata del leone, a Monte Adone si può ‘adottare’ una famiglia

Centro tutela di Bologna ha 4 esemplari, sottratti ai trafficanti

Pubblicato:10-08-2018 17:12
Ultimo aggiornamento:17-12-2020 13:27

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BOLOGNA – Lui si chiama Leo ed è arrivato a Monte Adone nel 2010. Era stato strappato dalla sua Africa da alcuni trafficanti, introdotto in Italia clandestinamente per essere usato in servizi fotografici e venduto illecitamente a circhi e mostre viaggianti. E così era stato trovato, chiuso in un furgone in una gabbia stretta e angusta, durante un controllo della Polizia stradale. Leo era un cucciolo di leone, che dopo il sequestro è stato affidato alle cure del Centro per la tutela della fauna di Monte Adone, vicino a Sasso Marconi, nel bolognese. Con fatica e molta pazienza, Leo è stato inserito nel suo nuovo ambiente, vicino a Kora, una leonessa un po’ più grande di lui, arrivata nel 2009. L’adattamento è stato lungo e difficile, ma dopo due anni l’inserimento è riuscito. Tanto che nel 2013, nonostante l’impianto sottocutaneo per il controllo delle nascite impiantato a Kora e la vasectomia a Leo, per evitare le nascite di cuccioli in cattività, sono nati altri due leoncini: Aslan e Nala.

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E così oggi sono quattro i leoni ospitati a Monte Adone. Una storia a lieto fine che il centro ha deciso di raccontare oggi, 10 agosto, in occasione della giornata mondiale del leone. Lanciando allo stesso tempo un appello: “E’ possibile adottare a distanza Leo e Kora, aiutandoci così nel nostro quotidiano impegno per garantire loro il benessere e il rispetto che meritano”.  Il centro di Monte Adone negli anni si è preso cura di 13 esemplari di leone, sempre affidati dalle autorità a seguito di commercio o detenzione illegali e maltrattamento. Il primo arrivò nel 1989. “Oggi vogliamo ricordare questo splendido animale- spiegano da Monte Adone attraverso i social network- che a causa dell’egoismo e dell’ignoranza dell’uomo, rischia di scomparire dal pianeta. Secondo le stime dell’Unione internazionale per la conservazione della natura, in soli 21 anni la popolazione del continente africano è calata del 42%. Le principali minacce che colpiscono il grande felino sono la riduzione, la frammentazione dell’habitat e il bracconaggio”. Proprio la storia di Leo e Kora, affermano dal centro, “è molto significativa e può aiutare a comprendere quali ancora oggi siano le cause e le motivazioni che rendono questi animali così ‘attraenti’ per il commercio illegale e lo sfruttamento”.

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