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Crediti fittizi e compensazioni indebite a Catania, 24 arresti e 11 società sequestrate

Le fiamme gialle hanno tracciato la commercializzazione di oltre 25 milioni di euro di crediti fittizi, di cui oltre 9,5 milioni "utilizzati

Pubblicato:10-07-2020 14:03
Ultimo aggiornamento:17-12-2020 18:37

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PALERMO – Associazione a delinquere finalizzata alla commissione continuata di reati tributari e indebite compensazioni, aggravate dalla partecipazione di professionisti. Queste le accuse rivolte dalla procura e dalla guardia di finanza di Catania a 24 indagati che sono stati arrestati e ad altri sei che sono stati raggiunti dalla misura del divieto di esercitare l’attivita’ imprenditoriale per un anno. Dei 24 arrestati, tre sono finiti in carcere e 21 ai domiciliari. I finanziari del Nucleo di polizia economico-finanziaria di Catania, inoltre, stanno eseguendo un sequestro preventivo di 11 societa’ commerciali: si tratta di aziende che sarebbero state utilizzate dagli indagati “unicamente” per commettere i reati tributari. In corso anche il sequestro preventivo, per equivalente, di 9,5 milioni di euro. In azione anche i comandi provinciali di Milano, Roma, Viterbo e Latina delle fiamme gialle. L’indagine ha preso il via nel febbraio del 2019 e si e’ conclusa nell’aprile di quest’anno: le fiamme gialle hanno tracciato la commercializzazione di oltre 25 milioni di euro di crediti fittizi, di cui oltre 9,5 milioni “utilizzati – dicono gli investigatori – per indebite compensazioni”.

L’inchiesta, seguita da un gruppo di magistrati della procura etnea specializzati nel contrasto ai reati fallimentari e tributari, e’ andata avanti grazie a intercettazioni telefoniche e ambientali, ma anche con accertamenti bancari e contabili su documenti acquisiti nel corso di perquisizioni. I riflettori della procura guidata da Carmelo Zuccaro si sono accesi a seguito di una verifica fiscale svolta sull’istituto di vigilanza privata ‘A.N.C.R. Srl’, con sede a Belpasso, che si concluse con una segnalazione di indebite compensazioni per oltre 2,8 milioni di euro. Le fiamme gialle hanno ricostruito lo “schema fraudolento ideato e alimentato da una rete di professionisti attivi su tutto il territorio nazionale”. Al centro del sistema le societa’ farlocche in mano a prestanome e che erano titolari di crediti impositivi emergenti dalle dichiarazioni fiscali presentate e vistate nella loro regolarita’ contabile dai “certificatori”. Il sistema prevedeva poi la commercializzazione dei crediti tributari fasulli a beneficio delle societa’ che avevano consistenti esposizioni con l’Erario. Da qui le operazioni di compensazione dei crediti tributari fittizi con i debiti tributari reali attraverso la compilazione e l’invio telematico dei modelli di pagamento. L’ultima fase era quella della gestione degli introiti generati dalle compensazioni illecite, che avveniva grazie a Confimed Italia, ente di organizzazione di datori di lavoro con sede dichiarata a Roma e uffici amministrativi a Catania, presieduto da Antonio Paladino, uno degli arrestati. 

Le societa’ entrate nel sistema avrebbero versato a Confimed Italia oltre 6,3 milioni di euro che invece di finire nelle casse di chi cedeva i crediti venivano trattenute. “La Confimed – e’ il racconto degli inquirenti – disponeva di professionisti incaricati di apporre il cosiddetto visto di conformita’ nelle dichiarazioni attestanti i falsi crediti erariali” e inoltre “offriva ai propri convenzionati gravati da debiti tributari la possibilita’ di beneficiare di crediti erariali inesistenti proponendo un fideiussore svizzero che non aveva neanche l’autorizzazione a svolgere attivita’ finanziaria in Italia. Il compito del fideiussore era quello di garantire le operazioni commerciali e, da ultimo, incassare in nome e per conto delle societa’ che cedevano i crediti i corrispettivi in denaro pattuiti per la compravendita. Gli associati Confimed “sfruttavano”, quindi, la possibilita’ di alleggerire la propria posizione debitoria con l’Erario, “ottenendo un vantaggio economico pari ad almeno il 20% del carico impositivo dovuto”. Gli inquirenti hanno poi scoperto le evasioni fiscali legate ai crediti Iva certificati ad alcune imprese “che in realta’ – dicono – erano soggetti economici inesistenti”. Per la procura di Catania, quindi, il blitz di oggi ha consentito di interrompere “uno schema delinquenziale attuale e ripetuto di evasione d’imposte orchestrati da figure professionali qualificate, imprenditori e prestanome compiacenti e imprese pronte ad accaparrarsi benefici fiscali non spettanti”.


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