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Corruzione, inchiesta nel Nisseno: indagati sindaco e mezza giunta

Ai domiciliari il sindaco di Santa Caterina Villarmosa, Antonino Fiaccato, il vicesindaco Agatino Macaluso e l'assessore alla Cultura Giuseppe Natale

Pubblicato:10-07-2020 10:42
Ultimo aggiornamento:17-12-2020 18:37

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PALERMO – Sindaco, vicesindaco e assessore alla Cultura agli arresti domiciliari a Santa Caterina Villarmosa, in provincia di Caltanissetta, dove una indagine congiunta di carabinieri e guardia di finanza ha portato a 16 misure cautelari nei confronti di altrettanti indagati. L’inchiesta, diretta dalla Direzione distrettuale antimafia di Caltanissetta e denominata ‘Cerbero’, ha portato alla luce quello che gli inquirenti definiscono un “perdurante sistema concussivo-corruttivo”, al cui vertice ci sarebbe stato proprio il sindaco di Santa Caterina Villarmosa, Antonino Fiaccato. Ai domiciliari sono finiti anche il vicesindaco Agatino Macaluso e l’assessore alla Cultura Giuseppe Natale. Indagati anche dirigenti pubblici, imprenditori e professionisti. I reati contestati vanno dall’associazione a delinquere alla concussione, passando per la corruzione, la turbata liberta’ degli incanti, il falso ideologico e l’abuso d’ufficio. 

L’inchiesta e’ nata dall’operazione ‘Pandora’, che aveva riguardato le infiltrazioni mafiose in un altro Comune nisseno, quello di San Cataldo. Le analisi dei documenti acquisiti nel corso di alcune perquisizioni avvenute nel 2019 hanno svelato “una serie di intrecci affaristici illeciti – sostengono i carabinieri e le fiamme gialle – tra professionisti, imprese e amministratori del Comune di Santa Caterina Villarmosa”. Accanto a Fiaccato “spicca” la figura di Macaluso, ma anche quella dell’assessore Natale e di Calogero Rizza. Quest’ultimo, secondo gli inquirenti, “vera interfaccia – e’ la tesi degli investigatori – tra la componente politica e gli imprenditori”. L’inchiesta parla di dipendenti comunali e politici “emarginati e costretti alle dimissioni qualora non si fossero piegati al volere del sindaco” o si fossero messi di traverso alle sue presunte “condotte illecite”. Un “sistema corruttivo” alimentato anche dalla “compiacente e interessata platea di imprese e di professionisti attratti dalla possibilita’ di ottenere incarichi e conferimento di lavori, servizi e forniture dal Comune in spregio – dicono guardia di finanza e carabinieri – a ogni regola”. Il meccanismo utilizzato era quello del conferimento degli appalti mediante il sistema dell’affidamento diretto, il cosiddetto ‘sotto soglia’: in alcuni casi venivano anche frazionati i lavori da affidare. “Il sindaco con la compiacenza di alcuni dipendenti del Comune e’ riuscito negli anni a dirottare lavori pubblici per un ammontare complessivo di circa 7,5 milioni di euro a favore di imprese ‘gradite’ – ancora gli investigatori – in cambio di ‘favori di ogni genere’ o appoggi politici”. 


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