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Salvini torna a chiedere le dimissioni di Spadafora… che di nuovo non si scusa

L'editoriale di Nico Perrone, direttore dell'Agenzia di stampa Dire, per DireOggi | Edizione del 10 luglio 2019

Pubblicato:10-07-2019 15:14
Ultimo aggiornamento:17-12-2020 15:30

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ROMA – Continua il duello tra il ministro dell’Interno e leader della Lega, Matteo Salvini, e Vincenzo Spadafora, sottosegretario alla presidenza del Consiglio con delega alle Pari opportunità. Ieri Spadafora aveva attaccato Salvini per il suo linguaggio violento nei confronti delle donne, che incita all’odio sessista. Parole dure che Salvini ha rispedito al mittente, chiedendo immediate scuse o dimissioni.

Spadafora è stato difeso dal M5S, e anche il presidente della Camera, Roberto Fico, lo ha giustificato. Lo stesso Spadafora oggi, intercettato dai giornalisti, ha detto che non si scuserà, anzi, ha rilanciato: «È mio dovere mantenere la barra dritta quando qualcuno del Governo o delle varie forze politiche va oltre certi limiti. Io rappresento il Governo su questi temi», ha detto.

La polemica è destinata a crescere e potrebbe ancora una volta spaccare la ritrovata unità a livello governativo. Per quanto riguarda la squadra del presidente Conte dopo la decisione di spedire a Bruxelles a gestire gli Affari europei il ministro Lorenzo Fontana, vicesegretario nazionale della Lega Nord, oggi è arrivata la nomina di Alessandra Locatelli a ministro della Famiglia e delle Disabilità al posto di Fontana. Nome pesante, in passato definita “sceriffa” per le sue campagne contro l’apertura di centri islamici, e gli immigrati che vendono merce per le strade.


Per quanto riguarda le iniziative politiche, domattina è previsto il nuovo vertice sull’autonomia rafforzata chiesta dalle Regioni Lombardia e Veneto. Sulla questione è ancora stallo, con la Lega che spinge a chiudere e il M5S che fa ostruzionismo perché non vuole far passare una linea che, di fatto, penalizza i cittadini delle Regioni del Sud, che in passato hanno votato M5S. Anche questo è un tema caldo che rischia di trasformarsi in altra benzina su rapporti di nuovo incandescenti tra leghisti e ‘grillini’.

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