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Quarant’anni fa la tragedia di Seveso, Realacci: “Oggi lo chiameremmo disastro ambientale”

ROMA - Quaranta anni fa, il 10 luglio del

Pubblicato:10-07-2016 10:26
Ultimo aggiornamento:10-07-2016 10:26

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seveso_ROMA – Quaranta anni fa, il 10 luglio del 1976, vi fu la fuoriuscita di una nube di diossina TCDD dall’impianto dell’Icmesa di Seveso, in Lombardia.

“Fu una tragedia e uno shock per la popolazione intossicata, per i lavoratori a rischio, per l’opinione pubblica e la classe politica che scoprì i pericoli dell’industrializzazione senza controlli“. Lo afferma Ermete Realacci, presidente della VIII Commissione Ambiente della Camera, a 40 anni dal disastro di Seveso.

E tuttavia, spiega, “quell’evento innescò un percorso di consapevolezza ambientale di cui oggi si colgono alcuni risultati, ma che è ancora in corso. Quanto accaduto all’Icmesa ha infatti contribuito ad una presa di coscienza più diffusa, sia sulla tutela dell’ambiente che sul fronte della sicurezza, da cui nacque la cosiddetta direttiva Seveso che, con successive modifiche sino ai giorni nostri, ha sviluppato un quadro normativo europeo sulla sicurezza industriale. E se all’epoca, per la giustizia italiana, fu un ‘disastro innominato’; oggi, con la legge sugli ecoreati, sarebbe un ‘disastro ambientale’, con ben altre conseguenze penali per i colpevoli”.


Continua Realacci: “Fino allo scorso anno abbiamo affrontato disastri come quello dell’Icmesa, dell’Eternit o di Bussi con armi spuntate, come appunto il ‘disastro innominato’ o il ‘getto pericolo di cose’ come veniva classificato l’inquinamento ambientale. Oggi con gli ecoreati e con la riforma delle agenzie ambientali, due leggi di cui sono primo firmatario, abbiamo finalmente strumenti adeguati per cambiare rotta nella lotta all’ecomafia e alle illegalità. Un traguardo storico per cui dobbiamo ringraziare anche Legambiente e tutte le associazioni che, fuori dal Parlamento, hanno sostenuto il lungo percorso di questi provvedimenti”.

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