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ROMA – Rieducare attraverso l’arte ma anche ricordare, rievocare, raccontare. A Regina Coeli, l’istituto penitenziario su via della Lungara a Roma, quattro detenuti hanno realizzato tre murales insieme agli studenti IED della capitale, guidati dall’artista Laura Federici. Tre nuove finestre sul mondo, tre spiragli di luce, colorano ora i muri della casa circondariale con il simbolico titolo ‘Attraversamenti’. Andrea, Alberto, Manuel e Pedro stanno scontando la loro pena, provengono da Roma, Lima, Buenos Aires e hanno raccontato a 14 studenti le loro città.
Il progetto è nato proprio con l’obiettivo di dare vita a un’immagine in grado di identificare le origini e cullare i ricordi delle persone che attraversano i corridoi dell’istituto. Prima narratori e poi assistenti alla realizzazione dei murales, i quattro detenuti hanno condiviso con ragazze e ragazzi testimonianze e ricordi. Poi, divisi in gruppi, gli studenti hanno trasformato quei racconti nell’opera finita, che ha trovato casa nella seconda rotonda del monumentale edificio.
“Il progetto- spiega Claudia Clementi, direttrice di Regina Coeli- ha permesso uno scambio di vedute, opinioni e riflessioni tra gli studenti e i detenuti che hanno partecipato alla realizzazione degli affreschi. Il laboratorio ha consentito all’istituto penitenziario di sentirsi parte integrante della città di Roma, sperimentando un’esperienza creativa grazie allo scambio e all’incontro tra realtà ed esperienze molto diverse tra loro. La giornata di oggi, inoltre, vuole essere un’occasione per una riflessione comune sul ruolo dell’arte e della cultura come elementi del trattamento rieducativo, volto al reinserimento sociale dei detenuti”.
“Tra gli insegnamenti più grandi che può trasferire una scuola c’è il valore di stabilire relazioni, tra persone e mondi anche lontanissimi- ha detto Laura Negrini, direttrice IED Roma- Attraversamenti esprime a pieno questo valore”.
“Ho molto a cuore questo progetto realizzato dagli studenti dello IED Roma coordinati dall’artista Laura Federici e con il fondamentale supporto della direzione della Casa circondariale di Regina Coeli- ha detto l’assessore alla Cultura di Roma Capitale, Miguel Gotor- È una dimostrazione concreta del ruolo importante che la cultura può avere all’interno del sistema carcerario e di come scuole, università e enti formatori possono esserne protagonisti, in un meccanismo di scambio che arricchisca tutti: gli studenti, che hanno scelto insieme ai detenuti cosa rappresentare e come esprimerlo artisticamente, e gli stessi detenuti che possono, grazie a questo lavoro, affacciarsi su altri orizzonti possibili e inquadrare il loro futuro in un’ottica nuova. Nella mia esperienza parlamentare sono entrato spesso a sorpresa nelle carceri ed ho molto imparato dalle ispezioni delle 41-bis negli istituti penitenziari di tutta Italia.
Questo assessorato farà di tutto per mettere in connessione il mondo delle carceri con il mondo dell’istruzione, come le università, perché è fondamentale lasciare un’impronta o una testimonianza in questo mondo. Il carcere è un non luogo che ha una caratteristica straordinaria- conclude l’Assessore- Quando si è dentro da non luogo diventa il luogo, cioè l’unico luogo che racchiude realmente l’essere umano nelle sue forme più vere, dall’amore al controllo alla forma di riscatto e quindi è uno spettro interessantissimo del nostro essere”.
Roma è la città raccontata da Andrea e Alberto. Nel murale a lei dedicato, alto più di tre metri e mezzo e largo circa due, si scorgono le vite dei protagonisti: Andrea viene dal centro storico, Alberto è un senza fissa dimora nato ai Ponti del Laurentino 38, e cresciuto a Tor Bella Monaca.
Buenos Aires è la città di Manuel, nato a Cuba e fuggito lì con la sua famiglia a 3 mesi di vita. L’opera che racconta la sua città è un gioco di prospettiva: l’architettura della capitale argentina è raffigurata dal basso verso l’alto, è uno sguardo verso il cielo, come quello forzato dalle finestre di Regina Coeli, che con le sue lame metalliche impediscono di guardare verso il basso.
Lima, infine, è la casa natale di Pedro. Nel murale che la ricorda, largo circa due metri e mezzo, la città è raffigurata nei suoi contrasti, nella sua complessità: nella capitale peruviana c’è un muro che divide i poveri dai ricchi, le baraccopoli dai grattacieli che gli studenti hanno deciso di raffigurare.
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