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Covid, in Italia i primi due trapianti al mondo da positivi deceduti a negativi

A dividersi il primato sono il Sant'Orsola di Bologna e il Bambin Gesù di Roma. In entrambi i casi i pazienti hanno ricevuto un nuovo cuore

Pubblicato:10-06-2021 11:30
Ultimo aggiornamento:10-06-2021 17:17

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BOLOGNA – Realizzati in Italia i primi due trapianti al mondo da donatori deceduti positivi al Covid su pazienti negativi e privi di anticorpi. A dividersi il primato sono il Sant’Orsola di Bologna e il Bambin Gesù di Roma. In entrambi i casi i pazienti hanno ricevuto un nuovo cuore e nessuno dei due ha contratto il virus dopo il trapianto. Il primo intervento è stato eseguito a fine aprile al Sant’Orsola su un uomo di 64 anni, mentre il secondo è stato portato a termine a metà maggio nell’ospedale romano su un ragazzo di 15 anni. In questo caso, dunque, si tratta anche del primo intervento di questo tipo al mondo in età pediatrica. I due riceventi, affetti da severe cardiopatie, erano in lista d’attesa urgente a livello nazionale e hanno potuto fare il trapianto grazie a una deroga concessa dal Centro nazionale trapianti ai due ospedali.

Il protocollo sperimentale in vigore, infatti, consente di effettuare trapianti di organi salvavita da donatori positivi al Covid, e deceduti per altre cause, solo su pazienti positivi al momento del trapianto o già immunizzati (per malattia pregressa o vaccino). Nei due casi di Roma e Bologna, spiega il direttore del Centro nazionale trapianti, Massimo Cardillo, “la gravità delle condizioni cliniche dei pazienti ha spinto le equipe mediche dei due centri a chiederci l’autorizzazione al trapianto anche se privi di anticorpi. Abbiamo attivato immediatamente le procedure di sorveglianza infettivologica e abbiamo valutato per entrambi i pazienti che il rischio di morte o di evoluzione di gravi patologie connesse al mantenimento in lista d’attesa fosse superiore all’eventuale trasmissione di patologia dal donatore. Il decorso post-operatorio ci ha dato ragione: i pazienti stanno bene e sono tornati a casa”.

Il protocollo sperimentale, il primo di questo tipo a livello internazionale, è stato attivato nel dicembre scorso. Da allora in Italia sono stati realizzati 19 trapianti da donatori positivi al Covid: a parte i casi di Roma e Bologna, gli altri 17 sono stati trapianti di fegato e sono stati fatti su pazienti che avevano già avuto il Covid, nessuno dei quali si è re-infettato dopo l’operazione. Sono otto gli ospedali italiani che hanno partecipato finora al programma sperimentale: la maggior parte degli interventi (otto) è stata eseguita all’ospedale Molinette di Torino, gli altri all’Ismett di Palermo, al Sant’Orsola di Bologna, al Niguarda di Milano, al Policlinico di Bari e a Roma al San Camillo, al Policlinico Tor Vergata e al Bambin Gesù. Sono 16, invece, gli ospedali dove sono state effettuate le donazioni di organi: cinque in Piemonte (Alessandria, Cuneo, Domodossola, Torino e Novara), tre in Toscana (Empoli, Massa e Pistoia), due in Lombardia (Brescia e Lecco), due in Puglia (Bari e Lecce) e uno in Abruzzo(Teramo), Lazio (Roma-Bambin Gesù), Liguria (Genova) e Sicilia (Catania).


IL CASO DI ROMA

Il ragazzo di 15 anni era affetto da cardiomiopatia dilatativa, una patologia, considerata rara nei bambini, che compromette la capacità del cuore di pompare in maniera efficace il sangue all’organismo. L’adolescente era in lista d’attesa per il trapianto dal settembre dello scorso anno. A giugno 2020 si era verificato un peggioramento del quadro clinico con arresto cardiaco, per cui ha avuto bisogno di ricorrere prima al supporto della circolazione extracorporea e poi all’impianto di un cuore artificiale. Nel maggio 2021 è stato individuato un cuore compatibile, ma da donatore positivo al Covid. L’equipe del Bambin Gesù ha effettuato numerosi test che hanno rilevato una carica virale molto ridotta e, di conseguenza, una possibilità di contagio molto bassa. Il cuore, inoltre, è stato trattato con anticorpi monoclonali per eliminare il rischio che potesse sviluppare il Covid-19, chiedendo una deroga ad Aifa. Dopodiché, è stata chiesta l’autorizzazione al trapianto al Centro nazionale. Dagli esami effettuati in seguito, il ragazzo è risultato protetto contro il coronavirus grazie alla presenza nel sangue di una quantità significativa di anticorpi. “In campo pediatrico- spiega Antonino Amodeo, responsabile della struttura complessa trapianti dell’ospedale romano- trovare un cuore compatibile per un trapianto è più difficile che negli adulti. Nell’ultimo anno poi, a causa della pandemia e delle restrizioni adottate per contrastarla, queste difficoltà sono ulteriormente aumentate. Individuare un cuore compatibile per un trapianto è spesso un’occasione più unica che rara. Per questo abbiamo fatto il possibile affinché il ragazzo in lista d’attesa potesse ottenere l’organo che stava aspettando. Una scelta che può fare la differenza tra la vita e la morte”. 

IL CASO DI BOLOGNA

Il trapianto di cuore è avvenuto a fine aprile e il paziente è stato dimesso in buone condizioni di salute l’1 giugno. Si tratta di un uomo di 64 anni, affetto da cardiomiopatia amiloidotica, che era ricoverato al Sant’Orsola dal 9 febbraio scorso senza possibilità di essere dimesso dall’ospedale e già segnalato come ugenza di livello 2. Il donatore, anche lui maschio, risultava compatibile e con il cuore in buone condizioni, ma positivo al Covid. A distanza di 10 giorni, però, dalle successive analisi sull’organo è risultato essersi negativizzato. Questo, insieme all’urgenza del caso, ha spinto l’equipe del Sant’Orsola a chiedere la deroga al Centro nazionale trapianti.

Tra il 4 e il 19 maggio scorsi, al Bambin Gesù di Roma sono stati realizzati altri cinque trapianti di cuore: tre di questi erano su pazienti con cardiopatie congenite, di cui due già trattati nello stesso ospedale diversi anni fa. Gli altri trapianti di cuore sono invece stati effettuati su pazienti a cui erano stati impiantati dei cuori artificiali come soluzione ponte in attesa dell’organo compatibile per il trapianto. Nel 2020 al Bambin Gesù sono stati effettuati sette trapianti di cuore e 10 impianti di cuori artificiali. Invece il Policlinico di Bologna ha effettuato 14 trapianti di cuore nel 2021, di cui due pediatrici, e tutti i pazienti risultano essere in buone condizioni di salute. Se il trend dovesse confermarsi, la proiezione del Sant’Orsola è di arrivare a fare 34 trapianti di cuore quest’anno, rispetto ai 24 del 2020. Solo nell’ultimo mese sono stati eseguiti sei trapianti e il 26 maggio due in contemporanea, uno adulto e uno pediatrico. In generale sono in aumento tutti i trapianti, con un incremento di 46 operazioni in più nei primi cinque mesi del 2021 rispetto allo stesso periodo dell’anno scorso. 

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