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Sequestro in Thailandia a Palazzolo, tesoriere di Cosa nostra

La Gdf ha sequestrato un deposito bancario intestato a sua moglie. Palazzolo, che è stato latitante all'estero per oltre 20 anni, è considerato 'il tesoriere' di boss del calibro di Totò Riina e Bernardo Provenzano

Pubblicato:10-06-2019 07:24
Ultimo aggiornamento:17-12-2020 15:23
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PALERMO – Sequestro di beni in Thailandia nei confronti di Vito Roberto Palazzolo, considerato ‘il tesoriere’ di boss del calibro di Totò Riina e Bernardo Provenzano. Il provvedimento è stato eseguito dal Nucleo di polizia economico-finanziaria della guardia di finanza di Palermo, al termine di una indagine coordinata dalla Direzione distrettuale antimafia del capoluogo siciliano. Il sequestro è stato disposto dalla Corte reale civile del Regno di Thailandia.

Palazzolo, arrestato a Bangkok nel marzo del 2012 dopo una latitanza all’estero durata oltre venti anni, nel dicembre 2013 è stato estradato in Italia per scontare la pena a nove anni per associazione mafiosa e attualmente è in affidamento ai servizi sociali. Individuato e sequestrato un deposito bancario intestato alla moglie di Palazzolo, l’ereditiera di origini israeliane Tirtza Grunfeld, con un saldo attivo di diverse decine di migliaia di euro.

Palazzolo è considerato “l’indiscusso protagonista” del traffico internazionale di droga svoltosi nei primi anni Ottanta tra la Sicilia, l’estremo Oriente e gli Stati Uniti, noto con il nome di ‘Pizza connection’, le cui indagini furono coordinate dal magistrato Giovanni Falcone e dall’allora procuratore distrettuale di New York Rudolph Giuliani. Nel 1984, su richiesta dell’autorità giudiziaria italiana, Palazzolo venne arrestato in Svizzera e in attesa dell’estradizione confessò le sue relazioni con i principali protagonisti del traffico di sostanze stupefacenti: per ‘Pizza connection‘, infatti, aveva riportato in Italia una condanna in primo grado a 12 di reclusione. La sentenza era stata poi revocata in appello per l’applicazione del principio del cosiddetto ‘ne bis in idem’ internazionale (cioè l’impossibilità di essere processati due volte per lo stesso reato) proprio in considerazione dell’esistenza di una sentenza emessa dalle autorità elvetiche che lo avevano condannato a tre anni di reclusione per concorso in traffico internazionale di stupefacenti e riciclaggio.


alazzolo, originario di Terrasini, piccolo centro della costa palermitana, sfruttando un permesso concessogli dalle autorità carcerarie svizzere, e grazie a un falso passaporto, riuscì a fuggire in Sudafrica assumendo la falsa identità di Robert Von Palace Kolbatschenko. In Sudrafrica mise a sistema le sue capacità di finanziere internazionale e investì nel settore immobiliare e in numerose attività commerciali, estendendo i propri interessi anche in Namibia e Angola.

Le indagini della Dda di Palermo, che si sono avvalse anche dei canali di cooperazione internazionale, hanno consentito alla Thailandia, a seguito di una richiesta di rogatoria avanzata dalle autorità giudiziarie locali, di aprire una indagine a carico di Palazzolo con finalità di sequestro e confisca di tutto il patrimonio a lui riconducibile. In primo luogo l’Ufficio antiriciclaggio thailandese (Anti-Money Laundering Office – Amlo) ha emanato un provvedimento di congelamento dei beni riconducibili a Palazzolo mentre, successivamente, la Corte Reale civile thailandese, con propria Ordinanza emessa su richiesta del pubblico ministero competente (Office of the Attorney General – Special Litigation Division 3) ha disposto il sequestro di beni a carico dei coniugi Palazzolo, costituiti, in particolare, da un deposito bancario.

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