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Caso Petrocelli, la Giunta per il regolamento del Senato dice sì al rinnovo della commissione Esteri

Il presidente sfiduciato della commissione Esteri di Palazzo Madama:" Contro di me una vendetta politica, vorrei ricorrere alla Consulta"

Pubblicato:10-05-2022 19:52
Ultimo aggiornamento:11-05-2022 11:32

vito petrocelli
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ROMA – “Il presidente del Senato è tenuto, al fine di garantire il regolare svolgimento dei lavori parlamentari, a provvedere agli adempimenti necessari al rinnovo dell’organismo in analogia all’articolo 21, comma 7 del regolamento”. È quanto si legge nel parere dato all’unanimità dalla Giunta per il regolamento del Senato sul caso Petrocelli. Il parere prende atto “delle dimissioni di venti componenti della commissione Esteri e della contestuale indisponibilità da parte dei gruppi a designarne i sostituti“.

“CONTRO DI ME VENDETTA POLITICA”

“Questa la considero una vendetta politica per un senatore che legittimamente ha detto no all’invio delle armi in Ucraina“. Lo dice Vito Petrocelli, il presidente della commissione Esteri del Senato, che non vuole fare un passo indietro anche dopo le dimissioni dei venti membri della Commissione, parlando coi cronisti a Palazzo Madama. “Dal mio punto di vista è la logica conseguenza dell’ostracismo e delle esagerazioni mediatiche avvenute dopo il 31 marzo quando non ho votato la risoluzione. È una vendetta della gran parte dei gruppi parlamentari che considero pericolosamente schierati su un fronte guerrafondaio“.

“VORREI FARE RICORSO ALLA CONSULTA”

“Vorrei fare ricorso alla Consulta ma me lo consiglierà il mio legale per capire se vale la pena. Farne uno per qualcosa che non può essere nemmeno esaminata… Non sono esperto, vorrei fare ricorso, ma me lo dirà il mio legale dopo aver letto le motivazioni“, aggiunge Petrocelli.


“RITORNO CASINI SAREBBE UN SALTO ALL’INDIETRO”

“Mi importa poco chi sarà il nuovo presidente” della Commissione, sottolinea Petrocelli, “ma un ritorno di Casini sarebbe sicuramente paradossale, con lui sarebbe un salto all’indietro”. “Questa situazione di stare a ‘bagnomaria’ da un mese e mezzo comincia a darmi un po’ fastidio – rimarca Petrocelli -. Oggettivamente non capisco perché mi sarei dovuto mettere in questa condizione. Se il M5S voleva cacciarmi avevo già detto che andava bene, non avrei fatto ricorso contro questa decisione. Ma questa ora è una farsa mascherata da provvedimento amministrativo”.

“RIFAREI TWEET CON ‘Z’, FU PROVOCAZIONE IN TEMPI PERICOLOSI”

“Rifarei il tweet del 25 aprile, fu una provocazione”. Petrocelli non rinnega il tweet tanto contestato scritto alla vigilia della Festa della Liberazione. “In questa fase in cui viviamo una pericolosità – spiega il presidente della commissione Esteri del Senato – non c’è la possibilità di lanciare la mia angoscia per come andrà a finire questa guerra. È un momento in cui essere moderati forse serve a poco. L’ho fatto per provocare una situazione stagnante in cui tanti altri, come Orsini, non vogliono aderire alla campagna di massificazione unificata. Stavo decidendo se mettere in quel tweet una bandiera della Nato o qualcosa con la ‘Z’, ho deciso per la provocazione più forte”.

“CONTE ELEGANTE MA STRAMBO. SONO ANCORA NEL M5S”

“Non ho ancora ricevuto una notifica dal M5S, di cui faccio ancora parte. Nemmeno la presidente Casellati ha ricevuto nulla”, assicura Petrocelli a proposito della procedura di espulsione dal Movimento 5 Stelle. “Conte mi aveva annunciato l’espulsione non dopo il 25 aprile ma pochi giorni prima il mio voto contrario alla fiducia, i primi giorni di aprile. Disse che mi sarei posto automaticamente fuori dal M5S se non avessi votato la fiducia, mi pare un modo un po’ elegante, ma anche strambo, per dire che non erano d’accordo con la mia posizione e dovevo andare via”.

“M5S PROPAGANDISTICO SU UCRAINA, MI SONO SENTITO ABBANDONATO”

“Se mi sento abbandonato dal M55? Tutto sommato sì ma non per un tradimento. Mi sono sentito abbandonato per la linea politica – rimarca Petrocelli – perché credo di aver pensato di fare tutta la legislatura seguendo il programma del 2018 ma in questi quattro anni mi sono reso conto che buona parte di quel programma è scomparso. Avrei francamente potuto resistere fino a fine legislatura e l’ho detto anche a Conte l’unica volta in cui ci siamo sentiti. Purtroppo è scoppiata una guerra su cui il posizionamento del M5S è stato molto altalenante e propagandistico. Non potevo essere d’accordo”.

“SERVIZIO PUBBLICO HA PROBLEMI A GARANTIRE PLURALISMO”

“Giusto ospitare Lavrov o altri membri del governo russo nelle nostre trasmissioni? L’Italia fino a prova contraria è un Paese pluralista, democratico e aperto a ogni contributo”, spiega Petrocelli a proposito delle polemiche seguite all’ospitata del ministro degli Esteri russo alla trasmissione ‘Zona Bianca’ su Rete 4. “Sono abituato, da quando faccio il senatore, a parlare con tutti e dovrebbe farlo anche il servizio pubblico. Oggi mi rendo conto che il servizio pubblico, per primo, ha grossi problemi a garantire il pluralismo. Se si potesse aggregare la rappresentanza parlamentare e la società civile sulla battaglia del pluralismo da garantire, io ci sono”, conclude Petrocelli.

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