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Tanzania, l’ambasciatore Lombardi: “Avanti con una cooperazione corale”

Il diplomatico alla Dire: "Business forum a settembre e tanto altro"

Pubblicato:10-05-2022 11:05
Ultimo aggiornamento:13-05-2022 09:00
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Dal nostro inviato Vincenzo Giardina

DAR ES SALAAM (Tanzania), 10 mag. – Dalle imprese alla società civile, quella dell’Italia in Tanzania è “una presenza corale”, in grado di creare opportunità economiche e sostenibilità sociale: così Marco Lombardi, ambasciatore a Dar es Salaam, in arabo ‘la casa della pace’, principale città di un Paese “giovanissimo” e “assetato di conoscenze”. L’intervista con l’agenzia Dire avviene nella villa che ospita la sede diplomatica, oltre la chioma alta 30 metri del Ficus religiosa, anche noto come l’albero di Buddha, trapiantato da un monaco di Ceylon a metà del secolo scorso. Superato il giardino ci sono i cancelli e le grate in ferro battuto e poi le mattonelle maiolicate dell’Andalusia. Fatta costruire alla metà del secolo scorso dai Karimjee Jivanjee, una famiglia di commercianti di tè di origine indiana, la villa è ispirata all’Alhambra di Granada e a una dimora costruita a Siviglia all’epoca di Alfonso XIII. Oggi la composizione in ceramica nel patio, di fronte allo Stemma delle repubbliche marinare italiane, riproduce quello dei reami di Spagna, mentre la loggia del salone è ornata di formelle in legno con versetti del Corano. Sono mondi che si incontrano, in riva all’Oceano Indiano. E di mondi che si incontrano parla l’ambasciatore.

Lo spunto è un “business forum” in programma in Tanzania a settembre, dopo un primo appuntamento tenuto a Roma a fine 2021. “Dallo scorso anno, con la nuova amministrazione della presidente Samia Suluhu Hassan, ho visto un grosso cambiamento” sottolinea Lombardi. “C’è un’apertura del ‘business environment’, con una grande attenzione per attrarre imprese straniere che vengano a effettuare investimenti”. Il forum di settembre, a Dar es Salaam e nell’isola di Zanzibar, è organizzato in collaborazione con l’Ice, l’Agenzia per la promozione all’estero e l’internazionalizzazione delle imprese italiane. “Le autorità tanzaniane sono molto interessate all’arrivo dei nostri imprenditori” sottolinea Lombardi. “Negli ultimi 20 anni le aziende italiane hanno già investito a Zanzibar oltre due miliardi di dollari, realizzando infrastrutture, alberghi o ristoranti, e i turisti italiani prima del Covid erano il gruppo più importante con circa 100mila presenze”, segnala l’ambasciatore.


“Una dimensione cruciale sarebbe quella del “knowledge sharing”. “Con un’età media di circa 18 anni e il 70% della popolazione tra i 12 e i 25 anni, i tanzaniani hanno sete di conoscenza” sottolinea Lombardi. L’Italia potrebbe allora rispondere a un bisogno e, allo stesso tempo, colmare un vuoto. Anche perché, sottolinea l’ambasciatore, “il nostro Paese gode di grande stima e rispetto grazie a oltre cento anni di presenza, cominciata dopo la Prima guerra mondiale, quando Papa Benedetto XV mandò i padri della Consolata di Torino e tanti altri a continuare l’opera dei missionari tedeschi espulsi dopo il conflitto”.

Nell’intervista si parla di società civile, essenziale per una cooperazione a 360 gradi. “Qui l’Italia ha avuto storicamente un ruolo di primo piano, soprattutto nel sociale” sottolinea Lombardi. La parola chiave è appunto società civile. “La Cei ad esempio ha un ruolo importante nella cooperazione con la Conferenza episcopale della Tanzania ma ci sono poi tanti altri aspetti rappresentati” dice l’ambasciatore, parlando di “valore aggiunto” alle relazioni bilaterali. “Mi riempie il cuore di orgoglio il fatto che, grazie al contributo di questi miei connazionali con ‘c’ maiuscola, fasce più povere e bisognose della popolazione possono avere la speranza di un futuro migliore”.

(Video credits Marco Palombi)

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