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In Romagna 68 luoghi vuoti diventano un museo dell’abbandono

Colonie marine, stabilimenti, ville, conventi, parchi divertimenti che sono stati mappati nel tempo e raccontati con "In loco", che ha un centro visite a Forlì

Pubblicato:10-05-2021 18:48
Ultimo aggiornamento:10-05-2021 18:48

museo dell'abbandono romagna
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BOLOGNA – Non ci sono tele o sculture, in alcuni casi nemmeno tetti, eppure è un enorme museo fatto di 68 luoghi, diffusi in tutta la Romagna e con una particolarità in comune, essere abbandonati. Tra questi ci sono tanti ‘ex’: colonie marine, stabilimenti, ville, conventi, parchi divertimenti che sono stati mappati nel tempo (anche se quelli individuati nel territorio sono 250), e raccontati con “In loco, il museo diffuso dell’abbandono”, che ha un centro visite a Forlì nella palazzina uffici del deposito delle corriere Sita-Exatr (in via Ugo Bassi 16, sede dell’Associazione spazi indecisi). Qui è possibile ascoltare i primi approfondimenti storici, vedere un plastico del museo e assistere alla presentazione degli itinerari, che sono sette. Le visite, poi, possono essere pianificate e anche prenotate grazie a un’app che l’anno scorso ha avuto 36.000 visitatori virtuali e 2.500 reali. Il progetto è unico in Italia, spiegano da Spazi indecisi, ma è replicabile dato che nel Bel paese ci sono centinaia di migliaia di edifici dimenticati, fra cui 50.000 palazzi storici, 20.000 edifici ecclesiastici e 5.000 borghi. E infatti, sottolinea l’associazione, è stato scelto tra le iniziative più meritevoli dalla Fondazione Italia Patria della Bellezza e già segnalato dalla Lonely Planet.

museo dell'abbandono romagna

In Loco, spiega Francesco Tortori, tra i fondatori del Museo, “è il tentativo di scegliere quali di questi luoghi, oggi dimenticati, portare nel futuro, non salvandone e conservandone i muri, ma valorizzando in prima istanza il patrimonio immateriale che racconta caratteri peculiari del territorio”. Oggi, prosegue, la ‘collezione’ del museo “è composta da luoghi in abbandono di eccezionale valore storico-culturale“.

“Abbiamo cominciato nel 2011 con una mappatura del territorio, scavalcando cancelli, scattando fotografie, intervistando persone, riaprendo le serrature arrugginite ma anche organizzando eventi e mostre in questi stessi luoghi per riportarli a nuova vita”, aggiunge Tortori, sottolineando che si tratta di “un immenso patrimonio culturale che rischiavamo di perdere per sempre“. E anche che il lavoro è stato fatto “ma con il contributo di tanti appassionati che, attraverso il sito, hanno segnalato luoghi, inviato foto, condiviso visioni e idee”.


Ecco dunque i sette itinerari che vanno da Imola a Cattolica, e che si presentano come una guida turistica alternativa in continua evoluzione con contenuti multimediali utilizzabili in loco grazie all’app, scaricabile gratuitamente, che accompagna i visitatori. Con l’applicazione si possono avere mappe Gps degli itinerari, le schede degli spazi, i racconti dei protagonisti del passato, oltre a documentari, video 3D e sonorizzazioni una volta arrivati nelle vicinanze dei luoghi. C’è dunque Ravenna con “Darsena 3.0, Un attracco storico per il futuro”, “Dove. I confini incerti di arte e abbandono”, “Lavori in (Tras)corso. I luoghi del lavoro della Forlì del ‘900”, “Senti ieri. Storie di vita nella Romagna appenninica”, “Totally Riviera. Le architetture monumentali della Riviera”, Totally terrae. Architetture totalitarie in Romagna”, e infine “Un’estate al mare. Il mito senza tempo dell’estate in riviera”.

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