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VIDEO | Coronavirus, la presidente Aogoi: “Trasmissione mamma-feto esiste ma molto bassa”

Allo sportello SOS mamma del Policlinico Tor Vergata aumentano le richieste

Pubblicato:10-04-2020 12:07
Ultimo aggiornamento:17-12-2020 18:07

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ROMA – “Le donne in gravidanza con Covid-19 hanno un rischio molto molto basso di trasmetterlo al feto. Ci sono alcuni casi ormai documentati di neonati nati gia’ malati, anche in Italia, ma questo rischio e’ davvero basso. Invece, bisogna tener conto del fatto che il bambino puo’ prendere l’infezione una volta nato. Per questo e’ importante che la neomamma infetta prenda tutte le precauzioni, lavandosi sempre molto bene le mani, evitando coccole e sbaciucchiamenti e tenendo sempre la mascherina”. A parlare all’agenzia di stampa Dire e’ Elsa Viora, ginecologa e presidente dell’Associazione ostetrici ginecologi ospedalieri italiani (Aogoi), che fa il punto su “questo nuovo dato” che “fino a qualche settimana fa non conoscevamo” (inizialmente non si era registrato alcun caso di trasmissione mamma-feto, ndr), e su cui, fa sapere Viora, “c’e’ uno studio coordinato dell’Istituto Superiore di Sanita’ che sta raccogliendo i dati in modo prospettico”.

Per la presidente di Aogoi, pero’, “dobbiamo preoccuparci molto di piu’ delle donne in gravidanza asintomatiche, che stanno bene. A loro voglio dire che non devono aver paura di andare in ospedale perche’ i punti nascita sono sicuri“. In tutta Italia, infatti, Regioni e ospedali si sono organizzati con “un pre-triage all’ingresso- spiega Viora- Si misura la temperatura e si effettua un’anamnesi accurata, in modo da valutare la situazione e separare il percorso delle donne che hanno un’infezione, documentata o sospetta, dalle sane”.


COME SONO STATI RIORGANIZZATI I PUNTI NASCITA

Diversi i criteri di riorganizzazione dei punti nascita, per cui si e’ tenuto conto “della percentuale di infetti Covid e della situazione logistica dell’ospedale”. Vi e’ una organizzazione ben precisa, per esempio nelle Regioni che per prime si sono trovate ad affrontare la pandemia. È il caso di “Alzano Lombardo, nel bergamasco, dove dall’inizio della pandemia ha chiuso il reparto di ostetricia e le donne sono state dirottate su Seriate”.

Sulle indicazioni di sicurezza da adottare, in sale parto e non solo, “abbiamo due documenti a cui fare riferimento- aggiunge la ginecologa- Uno e’ la nota informativa del ministero della Salute, l’altro e’ la pagina dell’Iss che viene aggiornata ogni giovedi’”. La circolare ministeriale del 31 marzo (al link: http://www.trovanorme.salute.gov.it/norme/renderNormsanPdf?anno=20 20&codLeg=73787&parte=1%20&serie=null) da’ indicazioni precise al personale sanitario: dall’attenta valutazione del parto cesareo nelle gravide affette da Covid-19, al comportamento da adottare in caso di separazione madre-bambino (caso in cui, ad esempio, si raccomanda “l’uso del latte materno spremuto o donato”), alle indicazioni per l’assistenza ostetrica al parto vaginale.

GLI ESAMI NON DIFFERIBILI

Insomma, “c’e’ stata un’attenzione alla gravidanza e al parto”, sottolinea la presidente di Aogoi. Il ministero, infatti, ha anche fornito chiarimenti specifici sugli esami “non differibili” che riguardano la gravidanza e la salute della donna specificando che “le prestazioni previste dai Lea per la gravidanza vanno tutelate”. Sono stati considerati “non differibili i test di screening, le ecografie del primo e del secondo trimestre, il tampone per lo streptococco. La visita ogni quattro settimane, sempre parlando con chi segue la gestante, puo’ essere talora posticipata, perche’ l’obiettivo e’ ridurre al minimo i movimenti e gli accessi all’ospedale. #io resto a casa vale a maggior ragione per le donne gravide”. Che, anche se non infette, “come, per fortuna, nella maggior parte dei casi, devono seguire le stesse istruzioni che valgono per tutti- avverte la ginecologa- Lavarsi le mani, non uscire di casa, non uscire di casa col bambino dopo aver partorito e non vedere parenti e amici”.

LA PRESENZA DEL PARTNER AL MOMENTO DEL PARTO

Non tutti gli ospedali garantiscono la possibilita’ per il partner di assistere al parto: “Ogni coppia deve sapere che i punti nascita si sono organizzati con gruppi di lavoro che stanno facendo scelte razionali- sottolinea Viora- Se la donna ha richieste specifiche (parto-analgesia, partner accanto) dovra’ cercare un ospedale dov’e’ possibile farlo”. Quasi tutti i punti nascita, invece, laddove “mamma e bambino stanno bene, optano per le dimissioni precoci”, prima dei tre giorni standard, “sempre nell’ottica di una maggiore tutela”. Fondamentale, per l’allattamento, “seguire le indicazioni dei neonatologi, che stanno raccogliendo dati sui rischi per le donne con Covid che sono circondate da specialisti”. Per questo, la presidente di Aogoi si rivolge alle non infette, che “sull’allattamento possono stare tranquille”.

IL RUOLO DEL GINECOLOGO DURANTE L’EMERGENZA COVID-19

Ma com’e’ cambiato il ruolo del ginecologo in emergenza coronavirus? “La visita spesso viene differita, ci si parla al telefono, ci sono servizi di telemedicina, gli ospedali si stanno attrezzando”, risponde Viora. Si’ a email e WhatsApp, ma ricordando che “resta obbligatorio scrivere sulla cartella clinica della donna quanto e’ stato detto e fatto, per tenere sempre una traccia”. L’impegno informativo di Aogoi al fianco delle mamme e delle gestanti si e’ poi tradotto in un manifesto sulla gravidanza al tempo del coronavirus (scaricabile sul sito www.agoi.it): “Noi tutti abbiamo il compito di prevenire la diffusione dell’infezione- conclude Viora- e la gravidanza e’ un momento particolare”.

PTV ROMA, SOS MAMMA C’E’ ANCHE IN EMERGENZA: “AUMENTANO RICHIESTE”

Mamme e future mamme possono trovarsi, in pieno lockdown, a dover affrontare piu’ ansie e preoccupazioni del previsto. Dalla paura del contagio all’isolamento, per molte, la quotidianita’ dal punto di vista psicologico in emergenza coronavirus si e’ fatta complicata, e l’impatto e’ maggiore sulle donne che hanno gia’ problemi psichiatrici. Per questo Sos Mamma, lo sportello di ascolto e intervento sulle tematiche del periparto nato nel 2012 e attivo nella sede del Policlinico di Roma Tor Vergata dal 2016, ha deciso di non fermarsi e di offrire un sostegno dedicato anche in emergenza (3349949452 dal lunedi’ al venerdi’ dalle 10 alle 19; sosmamma@ptvonline.it; info a: http://www.ptvonline.it/uo_psichiatria.asp).

“Abbiamo cominciato a fare sedute via Skype, telefonate e videochiamate con WhatsApp per le donne che ne hanno piu’ bisogno- racconta all’agenzia Dire Cinzia Niolu, professoressa associata di Psichiatria all’universita’ di Roma Tor Vergata, responsabile del servizio Sos Mamma e del Servizio psichiatrico di diagnosi e cura (Spdc) del Ptv- Dal venerdi’ dopo Pasqua ricominceremo a fare lo sportello virtuale, chi vorra’ potra’ collegarsi. Ripristiniamo una regolarita’ finche’ non potremo riaprirlo facendo le visite come prima”.

Il servizio del policlinico romano, ad accesso libero, prima dell’emergenza era, infatti, disponibile con uno sportello il venerdi’ dalle 14 alle 18, affiancato da un telefono dedicato reperibile dal lunedi’ al venerdi’ dalle 10 alle 19 e un indirizzo email “che leggiamo tutti i giorni, compresi i weekend”. Ad accogliere le richieste di aiuto di mamme e donne che vogliono avere una gravidanza un’equipe composta da “tre psichiatre, due psicologhe, un ginecologo, e diverse specializzande in psichiatria”, che, dopo un colloquio clinico, indirizza le donne verso una terapia psicologica o combinata, farmacologica e psicoterapica, con modalita’ che vanno dall’home visiting alla light therapy fino al ricovero in day hospital per le piu’ gravi. Dal 2016 sono state “circa 300 le donne che hanno frequentato lo sportello- fa sapere Niolu- una cinquantina sono quelle attualmente in carico”.

E con l’inizio dell’emergenza coronavirus, “da quando la scorsa settimana e’ stato attivato il collegamento tra Sos Mamma e il numero dedicato alla popolazione ‘Se e’ troppo buio chiamaci’ (0620903999 dal lunedi’ al sabato 10.30-12.30 e 14.30-16.30; setroppobuiochiamaci@ptvonline.it, ndr) ci hanno chiamato otto nuove pazienti”. Un numero importante, che si spiega con “l’impennata che abbiamo notato dalla fine della seconda settimana di marzo. Fino al 10 marzo- spiega la responsabile di Sos Mamma- la situazione era abbastanza tranquilla, al numero generale che abbiamo attivato ha telefonato pochissima gente. Adesso siamo invasi, perche’ c’e’ l’incertezza di non sapere quando finira’”.

Si tratta di “donne in gravidanza o che hanno appena partorito, dirottate dal numero generale sul nostro sportello. Quindi- osserva Niolu- abbiamo incluso donne che magari non erano a rischio di ansia e depressione o che erano a rischio ma hanno sviluppato i disturbi in conseguenza dell’emergenza”. Molte future mamme stanno vivendo situazioni di isolamento: “Una donna quasi a fine gravidanza e con un bambino ci ha chiamato perche’ il marito e’ fuori Italia per lavoro e non puo’ rientrare a causa dell’emergenza- racconta la psichiatra- Non ha famiglia intorno, quindi ha un problema di solitudine sia fisica che psichica e ha paura che i bambini possano essere infettati”. Gli elementi principali riscontrati nelle richieste d’aiuto hanno a che fare con “solitudine e separazione”, ma anche con “l’ansia di non sapere come potrebbe andare”.

Per quelle che stanno vivendo la loro prima gravidanza, invece, “il problema e’ non sapere come bisognera’ partorire. Abbiamo raccolto un paio di casi di donne alla fine della gravidanza e i mariti hanno potuto accompagnarle solo fuori dall’ospedale senza entrare- aggiunge- Una procedura svolta in completa solitudine che provoca una serie di ansie anticipatorie”, che si aggiungono “all’ansia normale del primo parto”.

Le donne che hanno gia’ intrapreso un trattamento farmacologico “se la situazione e’ urgente possono accedere al nostro day hospital, ma finche’ e’ possibile cerchiamo di evitarlo perche’ il Ptv e’ un ospedale Covid” e, sebbene i percorsi siano separati, “meno si circola e meglio e’, soprattutto in gravidanza. Per questo- sottolinea Niolu- cerchiamo di sentirle con maggior frequenza, fissando sedute via Skype”, perche’ “il contatto visivo, in questi casi, e’ importantissimo e da’ la possibilita’ alla donna di capire che c’e’ una persona che la sta ascoltando e si dedica solo a lei”.

Ma le situazioni che l’equipe di Sos Mamma si trova ad affrontare, spesso, sono del tutto inedite: “Una paziente che seguo normalmente ed e’ entrata nel nostro programma perche’ e’ alla prima gravidanza mi ha raccontato di essere andata in una clinica per fare la prima ecografia- racconta Niolu- La madre e il compagno sono dovuti restare fuori, e lui si e’ messo a piangere perche’ voleva assistere. Lei voleva chiedere alla dottoressa di riprendere le immagini col telefonino per mandargliele in diretta, ma poi non se l’e’ sentita e non ha capito piu’ nulla”. Poi ci sono le pazienti che tornano a farsi aiutare a distanza di anni: “Ci ha chiamato una che aveva partorito nel 2013 e che avevamo ricoverato per una depressione molto grave avuta durante la prima gravidanza. Aveva sospeso la terapia perche’ stava bene ed era stabile. Ora ha chiamato perche’ ha scoperto di essere di nuovo incinta e vuole essere seguita da subito”. C’e’ anche chi chiama “perche’ ha i bambini a casa e non sa come gestirli” e Sos mamma e’ ormai diventato un punto di riferimento. Mai “trascinarsi niente dietro”, e’ l’invito della psichiatra alle gestanti, perche’ “nella gravidanza ci sono tante incertezze e questa e’ un’incertezza nell’incertezza”, quindi e’ importante “non sottovalutare”.

GLI SCREENING DA EFFETTUARE IN GRAVIDANZA

Per Niolu e’ fondamentale che “insieme a tutte le altre indagini in gravidanza siano previsti anche screening per individuare eventuali disturbi psichiatrici“. Un metodo utilizzato in varie strutture universitarie di tutta Italia (L’Aquila, Pescara, Bari, Foggia, Catania, Napoli, Palermo, Milano, Torino, Bolzano) grazie all’Osservatorio multicentrico per la depressione perinatale (Omdp). “Lo facciamo per identificare quelle forme di depressione perinatale non diagnosticate- spiega la docente- Sono circa il 20% della popolazione generale, non psichiatrica, che magari non andrebbe mai dallo psichiatra se non facesse uno screening in gravidanza”. Per questo sempre e, a maggior ragione oggi, “bisogna parlarne, anche solo col medico di base che e’ in grado di indirizzare alle strutture preposte”

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