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In Italia 3,5 milioni di depressi. Le donne sono le più colpite

il fenomeno della depressione femminile, centrale per Fondazione Onda, è ancora “poco attenzionato” nonostante le donne risultino essere le più colpite

Pubblicato:10-04-2019 15:38
Ultimo aggiornamento:17-12-2020 14:20
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ROMA – La depressione è il nuovo nemico del nostro tempo. L’Organizzazione mondiale della Sanità la ritiene la prima causa di disabilità a livello globale: 35 milioni di persone ne sono affette in Europa, tre milioni e mezzo in Italia. “È la patologia con il maggior impatto sulla qualità della vita, ivi comprese condizioni oncologiche o di trapianto”, ha sottolineato Claudio Mencacci, direttore Dsmd Neuroscienze Asst Fatebenefratelli-Sacco di Milano e presidente della Società italiana di neuropsicofarmacologia (Sinpf). Il 30% della popolazione in cura farmacologica è stimata come resistente. “Parliamo perciò di un numero che va da 50mila a 100mila persone che non rispondono ai trattamenti o lo fanno soltanto in maniera parziale”, ha spiegato Giorgio Racagni, presidente della Società italiana di farmacologia (Sif).

Questi sono solo alcuni dei dati illustrati oggi alla Camera dei Deputati, durante la presentazione del Manifesto ‘Uscire dall’ombra della depressione’, elaborato da Fondazione Onda, Osservatorio nazionale sulla salute della donna e di genere, con il patrocinio di Cittadinanzattiva, Progetto Itaca, Sip (Società Italiana di Psichiatria) e Sinpf.

Tre milioni e mezzo di depressi in Italia sono il 5.5% della popolazione e i problemi emergono soprattutto in termini di diagnosi e cure adeguate

Francesca Merzagora, presidente della Fondazione Onda, ha spiegato infatti che “solo 1 persona su 2 riceve diagnosi e cure adeguate” e spesso si stima un periodo di circa 2 anni prima di ricevere una diagnosi corretta. Il costo sociale “in termini di ore lavorative perse è di 4 miliardi di euro all’anno e ogni paziente con depressione costa al Servizio sanitario nazionale 5.000 euro annui”.


“È importante riconoscere la depressione nelle varie fasi della vita dove si nota un crescendo, dall’adolescenza (1.9%) all’età adulta (6.5%) fino a 13% negli over 65”, ha continuato Mencacci. La malattia è in continua crescita: “In 10 anni si è registrato un aumento del 10% soprattutto nelle fasce giovani”, e con la depressione aumentano anche diverse patologie inerenti, come “l’obesità e le malattie cardiovascolari”, ha continuato il presidente Sinpf. Nonostante questo l’Italia non ha il primato nella classifica della depressione e, in Europa, è battuta dall’Irlanda con il 12%, seguita dal Portogallo e dalla Germania.

Il problema italiano riguarda i numeri relativi alle cure dello spettro depressivo

Soltanto il 17% dei depressi segue una terapia, contro la media europea di circa il 23% e questo attesta, ha continuato Mencacci, “una consapevolezza culturale ancora molto bassa”. Secondo Alberto Siracusano, direttore Uoc Psichiatria e Psicologia clinica del Policlinico Tor Vergata di Roma, sono tre le P della depressione. Paradosso, per cui “il 70% dei depressi in cura abbandona la terapia entro 6 mesi, ma il 38% dei consumi farmaceutici interessa proprio farmaci antidepressivi”. P come prevenzione, che deve, a detta di Siracusano, “strutturarsi al livello culturale in un processo che inizi dalla scuola. Il bullismo, l’aggressività, i disturbi alimentari- riflette il direttore Uoc- sono tutti fenomeni in cui entra in gioco l’ansia e di conseguenza la depressione”. P, infine, come perinatale, perché la fase perinatale, che precede e segue immediatamente la nascita, è quella più colpita dalla depressione materna. Infatti il fenomeno della depressione femminile, centrale per Fondazione Onda, è ancora “poco attenzionato” nonostante le donne risultino essere le più colpite, con “un rapporto donna:uomo di 2:1, cifra destinata presumibilmente ad aumentare”.

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