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Vaccini, la mamma del bimbo immunodepresso: “La legge della Regione Lazio è la strada giusta”

"Per noi genitori che ci troviamo in questa situazione avere una tutela in più ci rassicura tanto"

Pubblicato:10-04-2019 14:14
Ultimo aggiornamento:17-12-2020 14:20

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ROMA – “Non ho ancora avuto modo di leggere il testo della legge, ma mi sembra di capire che si tratta di una notizia positiva. Sembrerebbe che tutto stia andando per il verso giusto, che presto ci possa essere l’approvazione di quello che noi chiedevamo, cioè dell’obbligo vaccinale per i bambini che frequentano la scuola dell’obbligo. Per noi genitori che ci troviamo in questa situazione avere una tutela in più ci rassicura tanto… I bambini che vengono colpiti da queste patologie hanno diritto di ritornare nella loro classe e di poter stare in una situazione a misura di immunodepresso”. E’ il commento rilasciato all’agenzia Dire da Sara Attili, la mamma di Matteo (nome di fantasia, ndr), il bimbo romano di 8 anni immunodepresso che, dopo aver sconfitto la leucemia, non poteva tornare a scuola perché alcuni suoi compagni di classe non erano vaccinati, in merito alla notizia dell’approvazione ieri da parte della Regione Lazio della proposta di legge per la tutela dei minori più deboli che, a causa di un accertato pericolo per la salute, siano costretti a omettere o differire le vaccinazioni obbligatorie.

La proposta di legge, che passa ora all’esame del Consiglio regionale per l’approvazione definitiva, all’articolo 2 prevede in particolare che nelle scuole dell’obbligo, in presenza di classi nelle quali vi siano più di due minori non vaccinati, le aziende sanitarie possano proporre misure provvisorie che comporterebbero la temporanea sospensione dall’attività scolastica dei minori non vaccinati in attesa della regolarizzazione.

‘Mi sono battuta tanto per questa causa- prosegue mamma Sara- non solo per mio figlio, ma anche per gli altri bambini, perché quello che ho vissuto io non è detto che non lo vivranno anche altri genitori, se non si fa qualcosa per tutelare la ‘parte debole’, se così la possiamo definire. È vero che fortunatamente siamo pochi, ma neppure così pochi come si pensa, e andiamo aiutati. L’iniziativa della Regione mi riempie di gioia e mi auguro che venga istituita non solo nel Lazio, ma anche in tutte le altre Regioni, perché i diritti dei bambini dovrebbero essere uguali dappertutto, tutti dovrebbero poter riprendere in mano la propria vita con la tranquillità di non ‘beccarsi’ nulla a causa di quei genitori che non tutelano il proprio figlio con le vaccinazioni’.


E’ contento Matteo di essere tornato a scuola? ‘Da quando è tornato a scuola (il 20 marzo scorso, ndr) Matteo è un altro bambino- racconta mamma Sara- adesso vuole uscire di casa il pomeriggio, mentre prima non ne aveva mai voglia, e per portarlo a fare una passeggiata dovevamo quasi obbligarlo. Invece adesso è più spronato e invogliato, ha ripreso a fare quello che faceva prima, ha riacquisito anche un po’ di sicurezza. La scuola lo ha aiutato tanto, ha ritrovato tutti gli affetti che aveva lasciato, il suo migliore amico… Va scuola contento e quando esce è sempre euforico. Certo, non è più scolarizzato e per tenerlo fermo al banco so che le maestre faticano un po’, ma è lavoro e va fatto… Ho consigliato loro di farlo disegnare quando è troppo stanco’.

Matteo, dopo aver ricevuto la diagnosi di leucemia, è rimasto a casa per 11 mesi. ‘Sarebbe potuto rientrare a febbraio- dice Sara- ma ci hanno fatto perdere questo tempo inutilmente’.

Cosa ha provato Matteo quando ha capito che non sarebbe tornato a scuola? ‘Lui non lo sapeva, noi gli abbiamo detto che avremmo fatto passare il mese freddo, febbraio, per evitare influenze e febbri. Questo perché emotivamente è già molto provato- risponde la mamma- e perché le terapie gli hanno portato dei problemi anche muscolari, quindi se gli avessimo detto anche che non sarebbe potuto andare a scuola per i problemi noti sarebbe stato troppo, gli abbiamo risparmiato questa sofferenza aggiuntiva’.

Matteo avrebbe dovuto continuare a studiare a casa, ma non è stato così. Racconta ancora mamma Sara: ‘Avremmo dovuto avere per legge la scuola a domicilio, ma non è mai partita perché il Provveditorato non ha stanziato i fondi. Adesso, dopo tutto il clamore che ha suscitato la storia, improvvisamente, a metà marzo si sono ‘svegliati’ ed è partita anche la scuola a domicilio’.

Quindi oggi Matteo, oltre ad andare a scuola, fa anche ripetizioni a casa il pomeriggio, come avrebbe dovuto fare nei suoi mesi di assenza dall’istituto. ‘Per lui ora è un’immersione scolastica- dice la mamma- Ma lui è molto contento di aver ripreso a studiare, oggi è persino arrabbiatissimo perché ha dovuto saltare la scuola per venire qui in ospedale’. Al suo primo giorno di scuola, intanto, la psicologa che avrebbe dovuto assisterlo non si è presentata… Si è fatta poi viva? ‘Non si è mai fatta viva. Avevo chiesto l’intervento di una psicologa all’interno della scuola intanto per una questione economica, perché tutte le terapie riabilitative che gli facciamo fare ogni mese ci costano 560 euro, quindi ho pensato di tamponare in questo modo almeno questa spesa. Ma anche e soprattutto perché emotivamente Matteo è molto fragile in questo moment e avrebbe bisogno dell’aiuto di un’esperta per aiutarlo nel suo rientro a scuola, facendolo parlare o sfogare. Ma la psicologa non si è presentata e, per quello che mi riguarda, si è dimostrata poco professionale, vista anche la delicatezza della questione. Quindi alla fine ho preferito farne a meno. Provvederò io in maniera diversa’.

A spaventare mamma Sara, ora, sono ‘tutti i gruppi ‘no-vax’ che l’8 maggio vogliono venire a manifestare a Roma (il raduno ‘I bambini non hanno né loghi né bandiere: uniti in piazza per la libertà di scelta. I morti e i danneggiati da vaccino esistono. Chi li ignora è complice. La scuola accoglie non esclude’ è previsto a piazza del Popolo, con un corteo fino a piazza Montecitorio)’.

Qualcuno, intanto, pensa che la politica voglia sfruttare i bambini immunodepressi per prendere qualche voto in più… ‘Penso che non sia vero. E’ vero che si sono create due fazioni- risponde Sara- da una parte il PD che sta tutelando le famiglie con bambini immunodepressi, dall’altra la Lega e il Movimento Cinque Stelle che invece, a quanto pare, non sono interessati a chi sta male o soffre’.

Proprio ieri mamma Sara racconta di aver ringraziato con un post su Facebook il presidente della Regione Lazio, Nicola Zingaretti, perché ‘se Matteo è tornato a scuola- dice- è stato grazie a lui, che ha mobilitato la Regione e le Asl, facendo un lavoro fantastico. La Asl Roma2, a cui noi apparteniamo, ha creato un canale preferenziale per i bambini che frequentano la scuola di mio figlio regalando le vaccinazioni obbligatorie, come la varicella e tutti i vari ceppi di meningite’.

In politica su questo tema ci sono ‘due fazioni contrastanti- prosegue Sara- ma da parte mia mi auguro che il bene prevalga, che tutti si mettano una mano sulla coscienza e che comprendano che noi genitori di bambini immunodepressi ci troviamo già in situazioni abbastanza stressanti, perché avere dei bambini malati di leucemia o cancro non aiuta, e che se ci ritroviamo di fronte anche ad altri ostacoli è ancora più difficile andare avanti con serenità’.

A quei genitori che ancora oggi sono contrari ai vaccini, cosa si sente di dire? ‘Nella mia esperienza ho trovato tanti ‘leoni da tastiera’, tante persone mi hanno molestata tramite Facebook, alcuni addirittura mi hanno detto che io, così facendo, sto firmando le condanne a morte dei miei figli- racconta mamma Sara- Sono arrivate al mio indirizzo parole molto pesanti, minacce. Le persone che hanno usato parole aggressive nei nostri confronti sono comunque già state tutte schedate dai nostri avvocati e a breve partiranno le querele. Non si devono permettere. A queste persone dico di venire a farsi un giro qui dove sono adesso (all’ospedale pediatrico Bambino Gesù di Roma, ndr), di vedere i bambini, di parlare con i genitori, di osservare come si fa la medicazione di un CVC (catetere venoso centrale, ndr), di vedere come reagiscono i bambini dopo che fanno una terapia… Li inviterei qui, perché magari si rendono conto di quanto sia difficile la vita per i genitori ma soprattutto per i bambini stessi. Per vivere in modo civile in una comunità bisogna sicuramente volersi bene e aiutare il più debole’.

Sara ha anche un altro bimbo di due anni, che non può andare al nido. ‘E’ un bel da fare… Non va al nido perché potrebbe essere portatore di malattie, potrebbe veicolare virus o batteri, per cui sta con me oppure con i miei genitori, quando devo accompagnare Matteo a fare i controlli’, spiega Sara. Anche il piccolino, come il fratello maggiore Matteo a suo tempo, ha fatto tutti i vaccini, ‘anche quello contro l’influenza- racconta- che, in teoria, non si fa su un bambino così piccolo se non si ha estrema necessità. Ci siamo vaccinati tutti, mio marito ha fatto tutti i test per vedere quali malattie esantematiche aveva avuto, perché la mamma non lo ricordava’.

Fino a quando anche il piccolo non potrà andare al nido? ‘Non lo so, oggi parlerò con l’oncologa proprio per chiarire questa cosa. Le voglio chiedere se dal momento in cui Matteo è tornato a scuola, anche il piccolo può farlo. Vediamo cosa mi dice…’.

Sara e la sua famiglia abitano nel quartiere San Giovanni. ‘Nella zona dove vivo- racconta- ci sono almeno sei bambini immunodepressi. Ora dico questo: chi si ammala di leucemia ha una predisposizione genetica, ma non è detto che la patologia ti colpisca. Se non si viene mai a contatto con fattori ambientali negativi per la persona che ha già una predisposzione, la patologia non si svilupperà. Noi per questo stiamo anche pensando di cambiare casa, perché non posso sapere se sto sottoponendo ancora Matteo a qualche rischio… In via Magna Grecia, per fare un esempio, c’è una grande antenna e tutti si lamentano perché pensano che possa essere nociva per la salute dei cittadini. Noi non siamo molto lontani da quell’antenna, che magari non è pericolosa, ma non lo possiamo sapere… Il problema potrebbe anche essere la pittura che ho fatto a casa: il benzene, per fare un esempio, è la prima causa scatenante della leucemia, che si ritrova appunto nelle tinture così come nei mobili’.

Lei si era sottoposta a controlli specifici durante la sua gravidanza? ‘Ho avuto Matteo a 27 anni, ero giovane, quindi non feci controlli specifici- risponde mamma sara- Lui fino ad aprile dello scorso anno non era mai stato male, al nido e alla materna non ha mai avuto una otite, una febbre, non ha mai preso una Tachipirina né un antibiotico, andava in piscina ed era attivo. Solo all’età di 5 anni prese un antibiotico perché si sottopose ad un intervento per correggere lo strabismo. Altrimenti era il bambino più sano che avessi mai conosciuto. Quando l’ho visto male ad aprile scorso, con vomito e febbre che non passava per due settimane, ho subito pensato che ci fosse qualcosa che non andava. E’ stato quello il campanello d’allarme’.

Matteo è a conoscenza della sua patologia. Racconta ancora la mamma: ‘E’ stato informato fin da subito: quando gli è stata riscontrata la leucemia gli abbiamo spiegato cosa aveva, che cure avrebbe fatto, che avrebbe perso i capelli, che sarebbe stato un po’ male… Lui ancora oggi è aggiornatissimo, nascondergli le cose non è assolutamente saggio, ce lo hanno consigliato i medici stessi’.

Ma ora come sta? ‘Dire che abbia metabolizzato la sua malattia è dire troppo, perché ha un trauma da post-patologia, si vede dagli atteggiamenti, è molto aggressivo. Però sarebbe stato impensabile impensabile sottoporlo a tutto quello che ha fatto e che ancora fa senza dirgli il perché. Lui sa che ogni due settimane dobbiamo venire qui al Bambino Gesù a fare il prelievo del sangue, ma ormai la vive bene- conclude mamma Sara- si fa ‘bucare’ il braccio tranquillamente, non fa più storie’.

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