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Da Grand hotel a ‘casa’ di Sanguineti: viaggio nella Biblioteca universitaria di Genova

Nelle stanze che un tempo ospitavano aristocrazia e nobiltà in attesa di imbarcarsi in qualche crociera transatlantica, sono custoditi 624.300 volumi, dal 1600 in poi

Pubblicato:10-03-2022 16:04
Ultimo aggiornamento:10-03-2022 16:08

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GENOVA – La storia della Biblioteca universitaria di Genova parte da lontano e fonda le sue radici nella ‘Libraria’ del collegio dei Gesuiti, che trova la sua sede definitiva nel 1623 nell’area del convento di San Gerolamo del Roso, in via Balbi. Come in tutti i collegi gesuiti, anche in quello genovese si trovavano almeno due biblioteche, quella ‘domestica’ di uso scolastico e la ‘Libraria’ vera e propria, ospitata nella Terza Sala, che conserva ancora oggi la parte monumentale con gli scaffali in legno di radica. Allo scioglimento della Compagnia di Gesù, nel 1773, il patrimonio librario venne acquisito dalla Repubblica di Genova, iniziando a dare vita ai fondi della ‘Libreria della Pubblica Università di strada Balbi’, custoditi nelle stanze di via Balbi 3 fino al trasloco avvenuto tra il 2019 e il 2020. Dal febbraio 2003 all’ottobre 2013, per carenza di spazi, è stata anche aperta una succursale in via Balbi 38b.

Oggi, la sede della Biblioteca universitaria, non di proprietà dell’ateneo ma del ministero della Cultura, si trova in cima a via Balbi, al civico 40, di fronte alla stazione ferroviaria di piazza Principe, in quello che nel cuore del 1900 fu il Grand Hotel Colombia Excelsior. Qui, nelle stanze che un tempo ospitavano aristocrazia e nobiltà in attesa di imbarcarsi in qualche crociera transatlantica, sono custoditi 624.300 volumi, dal 1600 in poi. A questi, si aggiungono 1.949 manoscritti, 1.039 incunaboli, 7.604 cinquecentine, 20.844 tra lettere, autografi e sciolti dei manoscritti. E, ancora, materiale audio, grafico, microfilm, 974 manifesti pubblicitari, 387 stampe. Dopo l’acquisizione dell’edificio da parte del ministero dei Beni culturali, la nuova sede ha iniziato a funzionare intorno al 2014, ma solo recentemente ha raggiunto la pienezza della sua operatività, con il trasloco dell’intero patrimonio completato alla fine del 2019. Nelle sede storica di via Balbi 3, invece, restano solo alcuni libri antichi nella sala lignea, attualmente chiusa al pubblico. 

Emergenza e contingentamenti Covid a parte, le potenzialità inespresse della nuova sede sono ancora molte, a partire dall’idea di realizzare uno spazio dedicato alla ristorazione nei piani superiori, per arrivare alla valorizzazione dell’ampia terrazza, con vista che spazia su tutto il porto antico del capoluogo ligure. Un modo per far rivivere a pieno un luogo non così conosciuto della città, ma che è testimone di alcune pietre miliari della sua storia. Tra il 30 giugno e il 2 luglio 1960, ad esempio, l’albergo ospitò alcuni esponenti del Movimento sociale italiano, a Genova per il congresso nazionale del partito che provocò la famosa rivolta di piazza De Ferrari del 30 giugno, che diede il via alla caduta del governo Tambroni.


Cinque anni più tardi, tra il 25 e il 26 giugno 1965, nelle stanze nobili del terzo piano furono ospitati i Beatles, nell’unica loro comparsata della storia a Genova. Ma le stanze che ora ospitano pagine e pagine di cultura e nozioni furono anche set di ‘Profumo di donna’ di Dino Risi e di ‘Il giorno dello sciacallo’ di Fred Zinnemann. Dopo un lento declino, coinciso con la crisi dei grandi transatlantici da crociera, il 3 marzo 1989 l’albergo chiuse definitivamente i battenti. 

Oggi, in quegli stessi spazi, ha trovato casa il maggiore istituto bibliografico di tutta la Liguria, tra le altre cose, titolare del deposito legale della Regione. Tra le chicche custodite nelle stanze dell’ex Grand hotel, il prezioso fondo di Edoardo Sanguineti, donato dalla vedova del compianto letterato al Comune e concesso in comodato d’uso alla Biblioteca universitaria. “Si tratta di 24mila volumi appartenuti a uno dei principali intellettuali, autori, poeti, saggisti genovesi che ha avuto rilevanza internazionale- spiega il direttore Paolo Giannone- nel suo archivio si spazia su tutto lo scibile umano: dalla letteratura e la critica letteraria alla filosofia, dalla storia alle scienze, fino alla musica. Non è un fondo di proprietà della Biblioteca universitaria, ma della città, un’opportunità di forte integrazione fra tanti agenti educativi e culturali cittadini, ma con rilevanza almeno nazionale”.

Ci sono gli scritti del poeta e saggista e c’è anche tutta la sua vastissima libreria. “Ma la particolarità del fondo- sottolinea il direttore- è legata agli appunti e agli interfogliati (articoli di giornale, commenti e contributi vari) presi e inseriti dallo stesso Sanguineti nei volumi del fondo, che a loro volta sono oggetto di nuova ricerca. L’Università di Genova e altri atenei stanno realizzando progetti di ricerca che animano questo fondo, condividendo e rendendo pubblico il patrimonio, così come era nelle intenzioni della famiglia”.

Realizzato con l’agenzia di stampa DIRE, il progetto ‘Biblioteche d’Italia’ è un viaggio alla scoperta dei 46 Istituti statali italiani, scrigni di bellezza e custodi di un patrimonio documentario che ammonta a circa 40 milioni di esemplari: https://cultura.gov.it/bibliotecheditalia. Il documentario sulla Biblioteca universitaria di Genova fa parte della serie di reportage promossi dal Ministero della Cultura e disponibili sui canali social istituzionali e sul profilo Instagram @bibliotecheditalia https://www.instagram.com/tv/Ca6xg6XNdf6/?. Il prossimo appuntamento con una nuova Biblioteca sarà giovedì 17 marzo.

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