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Bologna, lo stop a parrucchieri ed estetisti “è un assist agli abusivi”

Giovanna Cacciatori, presidente di Cna Benessere e Sanità del capoluogo emiliano, lancia un grido d'allarme "perché la chiusura delle attività non porti con sé il boccone avvelenato della nascita di nuovo lavoro nero e attività irregolare"

Pubblicato:10-03-2021 16:43
Ultimo aggiornamento:10-03-2021 16:43

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BOLOGNA – La chiusura di parrucchieri ed estetisti potrebbe alimentare il mercato della messa in piega abusiva. “Proprio perché vogliamo continuare a contribuire alla lotta alla pandemia vogliamo lanciare anche un fortissimo grido d’allarme, insieme alle altre associazioni del settore perché la chiusura delle attività, che rischia già di mettere in ginocchio le imprese, non porti con sé il boccone avvelenato della nascita di nuovo lavoro nero e attività abusiva da parte di persone non qualificate che si recano nelle case senza alcuna forma di sicurezza”, avverte Giovanna Cacciatori, presidente di Cna Benessere e Sanità Bologna.
“Contrastare questi fenomeni è importante perché queste attività rischiano di causare ulteriori contagi e alimentare la pandemia. Per questo facciamo appello alle forze dell’ordine perché venga fatto uno sforzo straordinario di controllo e repressione: ne va della salute di tutti noi e della sopravvivenza di tante imprese regolari”, è l’appello di Cacciatori. I risultati dell’ultima indagine Inail confermano, secondo Cna, che centri e saloni non sono mai stati una fonte diretta di contagio e gli stessi titolari sono andati incontro volontariamente a enormi spese aggiuntive. “Il tema della lotta alla pandemia è stato e sarà sempre per noi prioritario e nonostante i numeri ci diano ragione, non viene riconosciuto questo sforzo: per questo appare incomprensibile e priva di motivazioni oggettive l’esclusione dei servizi alla persona dal novero dalle attività di servizio aperte anche in zona rossa”, protesta Cacciatori.

“Oltre ad una chiusura che non ha reali ragion d’essere siamo molto arrabbiati per il ritardo enorme che sta avendo il meccanismo dei rimborsi, ancora fermi da quasi un anno. Non riusciamo a capire come sia possibile che ad un calo verificabile di fatturato non corrisponda immediatamente almeno un parziale ristoro o sostegno che potrebbe basarsi su un meccanismo automatico e non su procedure da rivedere ogni volta”, conclude la presidente della federazione di Cna.

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