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Università, dal dopoguerra a oggi, come cambia l’Italia delle donne

[video mp4="https://media.dire.it/2017/03/IPAZIA.mp4" poster="https://www.dire.it/wp-content/uploads/2017/03/ipazia1.jpeg"][/video] ROMA - Un percorso nato nel 1946 e lungo settanta anni per analizzare i cambiamenti

Pubblicato:10-03-2017 17:00
Ultimo aggiornamento:17-12-2020 11:00

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ROMA – Un percorso nato nel 1946 e lungo settanta anni per analizzare i cambiamenti nel mondo femminile e ricordare con un approccio storico come le donne siano lentamente, e faticosamente, diventate protagoniste della vita pubblica, economica e politica in Italia. Questo il tema del terzo workshop dell’Osservatorio ‘Ipazia’ sulle questioni di genere, nato all’interno dell’università Niccolò Cusano con l’obiettivo di costruire un quadro completo e costantemente aggiornato delle ricerche, dei servizi, dei progetti e di tutte le iniziative relative alle donne. Ad aprire la plenaria sono intervenuti il magnifico Rettore dell’Università Niccolò Cusano, Fabio Fortuna, e la responsabile scientifica di ‘Ipazia’, la professoressa Paola Paoloni.

Quello delle donne “è stato un cammino lungo e difficoltoso con contraddizioni tra l’emancipazione, il protagonismo rivendicato e una condizione abituale di soggezione e subalternità”, ha spiegato durante il suo intervento il professor Maurizio Ridolfi, ordinario di Storia contemporanea all’Università della Tuscia. “Una storia lunga con momenti diversi: dalla mobilitazione negli anni del Dopoguerra fino ad arrivare agli ultimi 20, quando si è cercato di portare sul piano delle leggi, dei diritti e della legittimazione un ruolo che i movimenti sociali e politici avevano fino a quel momento rivendicato. Un protagonismo- ha concluso Ridolfi- che viene riconosciuto sempre di più nel mondo economico-professionale e della formazione”.

Due le sessioni di dibattito della giornata: una istituzionale con la presenza di Giuseppina Maiorano, coordinatrice degli ‘Sportelli Donna Forza 8’ della Regione Lazio, e della fondatrice di ‘Shine your talent training’, Fiorella Pallas, che ha raccontato la sua esperienza di tipo imprenditoriale, ma anche una sessione scientifica con gli interventi del professor Umberto Bertini dell’Università di Pisa, che ha affrontato la questione femminile dal punto di vista economico-aziendale, e di Giuseppe Parlato, docente di Storia contemporanea e di Storia politica dell’eta’ contemporanea all’Università degli studi Internazionali di Roma.


“Il workshop di oggi è innanzitutto la sintesi dell’attività che abbiamo svolto durante tutto l’anno sia dal punto di vista didattico, sia dal punto di vista della ricerca, che della terza missione, cioè il rapporto con le istituzioni e con le imprese- ha evidenziato Paoloni all’agenzia Dire a margine del workshop- Il nostro osservatorio si occupa di studi di genere a livello interdisciplinare, pur nascendo con un cuore economico-aziendale. Per questo la parte scientifica ha approfondito delle tematiche inerenti la storia e l’economia aziendale, accompagnata da una parte istituzionale”. Per quanto riguarda la ricerca, il dibattito si snoda sempre all’interno dei ‘gender studies’, indagando il rapporto con le istituzioni e con il mondo del lavoro”.

La mission di Ipazia è costruire un quadro completo e costantemente aggiornato dei servizi e delle iniziative che vengono programmate ed erogate per e dalle donne, e di acquisire e divulgare, attraverso ricerche, seminari e workshop, informazioni, conoscenze ed esigenze che possano chiarire e delineare la condizione femminile a livello locale, nazionale ed internazionale. Con il supporto della commissione politico-istituzionale e della delegazione esperienziale, uno degli obiettivi è costruire una graduale mappatura contenente le maggiori realtà femminili emergenti ed innovative in Italia e all’estero, per poi creare con esse collegamenti e reti di lavoro. Ipazia, infatti, vuole essere anche un punto di riferimento per enti, associazioni, organizzazioni private, scuole e studiosi interessati e impegnati a valorizzare le differenze di genere e a promuovere le pari opportunità. Non a caso l’Osservatorio prende il nome dalla scienziata dell’antica Grecia, icona femminile della libertà di espressione e di pensiero.

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